Nuova riunione: «Allo stato non c'è una univoca interpretazione dei segnali di monitoraggio per la previsione degli eventuali eruttivi fratici». Confermata l'allerta gialla
La Commissione Grandi rischi sui Campi Flegrei si preoccupa per possibili eruzioni fratiche (esplosione provocata dall'improvvisa vaporizzazione di acqua liquida) che potrebbero «avere impatto fino a distanze di 1-3 chilometri». Un fenomeno che resta difficile da prevedere ed è un rischio che procura timore tra gli esperti. Per affrontarlo la commissione Grandi Rischi ha consentito un confronto tecnico-scientifico con esperti della comunità scientifica internazionale di ambito vulcanico, in particolare con esperienza specifica in eruzioni freatiche. Sono intervenuti Nico Fournier del Gns (Nuova Zelanda), Harushisa Nakamichi della Kyoto University (Giappone), Akihiko Terada del Tokyo Institute of Technology (Giappone), Corentin Caudron dellâUniversité Libre de Bruxelles (Belgio), Patrick Allard dellâInstitut de Physique du Globe de Paris (Francia), Chris Newhall, Larry Mastin e Jake Lowenstern dellâUsgs (United States Geological Survey â Stati Uniti). Tra gli esperti italiani hanno partecipato alla riunione, organizzata da Mauro Rosi e presieduta da Eugenio Coccia, il direttore dellâOsservatorio Vesuviano-Ingv, Mauro Di Vito, i vulcanologi dellâIngv Stefano Caliro, Roberto Isaia, Tomaso Esposti Ongaro, Mattia de Micheli Vitturi e Francesco Casu del Cnr-Irea . Alla riunione hanno partecipato, inoltre, rappresentanti della struttura di protezione civile della Regione Campania.
La Commissione non ha rilevato motivazioni per la modifica dellâattuale livello di allerta (giallo), ribadendo comunque, la necessità di proseguire lâattività di comunicazione verso la popolazione e le autorità competenti relativamente agli scenari previsti, alla elevata incertezza previsionale ed alle possibili azioni di mitigazione da mettere in atto.
Ancora dal comunicato della commissione si apprende che «lâapprofondimento con gli esperti internazionali, che si inserisce in unâattività di scambio di esperienze tra chi si occupa di vulcani attivi per migliorare la conoscenza dei meccanismi che caratterizzano i Campi Flegrei, si è focalizzato in particolare sui possibili segnali premonitori che potrebbero precedere eventuali esplosioni freatiche. Allo stato attuale non câè una univoca interpretazione dei segnali di monitoraggio per la previsione degli eventi eruttivi freatici. Nel record geologico dei Campi Flegrei, gli eventi freatici sono infrequenti e riconducibili alla casistica che vede eventi causati da risalita magmatica superficiale in presenza di sistemi idrotermali. Questo tipo di eventi può essere di scala rilevante, con impatto fino a distanze di 1-3 chilometri. Tale elemento è da approfondire con la comunità scientifica per verificare la possibilità di definire scenari di pericolosità e di impatto da tenere poi in considerazione nella costante attività di aggiornamento della pianificazione di emergenza nel caso in cui il monitoraggio dovesse riconoscere una risalita magmatica.
La Commissione ha rilevato, poi, lâopportunità di continuare a testare metodologie di elaborazione dei dati sismologici utili a valutare variazioni nel tempo delle caratteristiche del mezzo attraversato dalle onde sismiche, allo scopo di evidenziare eventuali processi di accumulo di gas nel sottosuolo, potenzialmente legati allâaccadimento di esplosioni freatiche».
Alla luce delle indicazioni fornite dalla Commissione, il Dipartimento della Protezione civile ha chiesto allâIstituto nazionale di geofisica e vulcanologia e allâIstituto per il rilevamento elettromagnetico dellâambiente del Consiglio nazionale delle ricerche, nellâambito del più ampio monitoraggio dello stato dellâattività dei Campi Flegrei, «di voler contribuire a possibili approfondimenti delle conoscenze sui fenomeni freatici e a porre massima attenzione ad ogni possibile evidenza associabile a tali dinamiche. Allo stesso modo ha sottolineato lâutilità di definire anche lâeventuale pericolosità relativa al rilascio in atmosfera di gas contenuti nel sistema idrotermale, tenuto conto dellâimpatto che tali fenomenologie potrebbero avere su un territorio così densamente urbanizzato».
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6 marzo 2024 ( modifica il 6 marzo 2024 | 20:05)
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