Napoli, in tanti si mobilitano per Simone Isaia. L'ex direttore del Mann: «Se l’arte è servita solo a questo ha fallito miseramente il proprio compito»

Giustizia è fatta? C’è un enorme punto interrogativo a corredo della sentenza per il rogo della Venere degli Stracci: 4 anni di carcere e 4 mila euro di multa, comminata dal gup Linda Comella a Simone Isaia, il giovane clochard che il 12 luglio scorso ridusse in cenere l’opera di Michelangelo Pistoletto, in piazza Municipio. Per una consistente parte dell’opinione pubblica napoletana si tratta di una condanna eccessiva «che esprime vendetta verso chi vive il disagio — dice ad esempio il sacerdote Franco Esposito — è una giustizia che non guarda in faccia alla debolezza delle persone». Simone Isaia, infatti, è un giovane sofferente di problemi psichici, attualmente ai domiciliari in una casa di accoglienza in provincia di Salerno. Ora rischia di tornare in cella. L’associazione «Liberi di Volare» ha lanciato una petizione raccogliendo migliaia di firme a favore di un gesto di clemenza per Isaia.

Di «sentenza sproporzionata» parla anche Samuele Ciambriello, garante regionale dei detenuti. «Per fortuna - spiega - nel nostro ordinamento esiste il grado di appello a cui sicuramente Isaia ricorrerà . Lunedì il giudice dovrà sciogliere la riserva sulla istanza difensiva di revoca della misura. Mi auguro che gli sia revocata la misura cautelare, considerata la sua incensuratezza e i sei mesi fatti tra Poggioreale e arresti domiciliari. Isaia è un ragazzo fragile - aggiunge Ciambriello - ma non pericoloso, questo mi sento di affermarlo. Spero che venga liberato così potrà affrontare il prosieguo della vicenda giudiziaria da uomo libero. In un mondo in cui c’è un populismo penale e giudiziario che avanza, mi ha fatto piacere vedere che gran parte dell’opinione pubblica fa valutazioni obiettive e garantiste».

Ma anche il mondo della cultura non è insensibile nei confronti della sentenza a carico di Simone Isaia. Il direttore del Mann, Paolo Giulierini, si affida all’ironia e cita un episodio del Pinocchio di Collodi, quello in cui il burattino portato davanti al giudice, racconta essere stato derubato di quattro monete d’argento dal Gatto e dalla Volpe e il giudice ordina: «Mettetelo subito in prigione». Commenta Giulierini: «Oggi a Napoli chi era stato già derubato della propria dignità si è preso anche 4 anni di prigione. Se l’arte è servita solo a ciò ha fallito miseramente il proprio compito. E con questo finale tutti noi».

Luca Trapanese, assessore alle politiche sociali del Comune di Napoli, appare a sua volta amareggiato: «Se giustizia è fatta in base a leggi che abbiamo fatto noi uomini, noi uomini siamo fallibili e io come uomo, come padre, come fratello di Simone mi sento più che mai inadeguato a questo mondo. Immagino Simone in carcere e mi sento disumano. La legge è uguale per tutti. Fosse vero... ».

Del resto lo stesso Michelangelo Pistoletto intervenne nei mesi scorsi con un appello a favore di Isaia. «Simone ha bisogno di essere curato, non del carcere — disse Pistoletto — Le istituzioni si prendano cura di Simone. Il problema della nostra società si rivela con il gesto compiuto contro la mia opera, chi lo ha commesso mostra la malattia sociale con cui conviviamo».

Vai a tutte le notizie di Napoli

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui.

Siamo anche su Instagram, seguici https://www.instagram.com/corriere.mezzogiorno/

9 dicembre 2023 ( modifica il 9 dicembre 2023 | 10:54)

© RIPRODUZIONE RISERVATA

QOSHE - Rogo della Venere, «una pena eccessiva». Giulierini: «L'arte allora ha fallito» - Roberto Russo
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Rogo della Venere, «una pena eccessiva». Giulierini: «L'arte allora ha fallito»

24 0
09.12.2023

Napoli, in tanti si mobilitano per Simone Isaia. L'ex direttore del Mann: «Se l’arte è servita solo a questo ha fallito miseramente il proprio compito»

Giustizia è fatta? C’è un enorme punto interrogativo a corredo della sentenza per il rogo della Venere degli Stracci: 4 anni di carcere e 4 mila euro di multa, comminata dal gup Linda Comella a Simone Isaia, il giovane clochard che il 12 luglio scorso ridusse in cenere l’opera di Michelangelo Pistoletto, in piazza Municipio. Per una consistente parte dell’opinione pubblica napoletana si tratta di una condanna eccessiva «che esprime vendetta verso chi vive il disagio — dice ad esempio il sacerdote Franco Esposito — è una giustizia che non guarda in faccia alla debolezza delle persone». Simone Isaia, infatti, è un giovane sofferente di problemi psichici, attualmente ai domiciliari in una casa di accoglienza in provincia di Salerno. Ora rischia di........

© Corriere del Mezzogiorno


Get it on Google Play