Ecco l'area di deformazione Ispra. Decine le scosse, alcune precedute da boati
Dalle 23 di giovedì notte il sottosuolo dei Campi Flegrei continua a tremare. Uno sciame sismico, uno dei tanti da due anni a questa parte, corredato da una scossa di magnitudo notevolmente maggiore delle altre: 2,3 registratasi poco dopo le due del pomeriggio di ieri. Poi una di 2,2 alle 17,26 e ancora unâaltra alle 17,48 nei pressi dellâAccademia Aeronautica. Scosse avvertite nitidamente dalla popolazione che ormai ha i nervi a pezzi e sono accompagnate da boati. Alcune con ipocentri superficiali calcolati a meno di un chilometro di profondità . Da un poâ di tempo la maggior parte degli eventi sismici si sta concentrando nellâarea di massimo sollevamento quella più o meno situata nel centro storico di Pozzuoli. Il sollevamento del bradisismo che prosegue a un ritmo di oltre 1 centimetro al mese, procede su unâarea centrale abbastanza definita a forma di campana.
I dati «Insar» dellâIspra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) disegnano appunto una specie di campana la cui parte centrale è approssimativamente collocata tra via Napoli e il rione Terra (zone di massimo sollevamento) e i cui bordi (minimo sollevamento) si ritrovano in una sorta di circonferenza i cui confini sono approssimativamente i seguenti: a largo della costa di Pozzuoli, Rione Toiano, Montagna Spaccata, Pianura, Soccavo, Fuorigrotta, Posillipo. Cosa ci dicono questi dati? Tutto e niente. Nel senso che, come per tutte le questioni legate alla caldera flegrea, non ci sono certezze in particolare se si volesse tentare di localizzare in termini probabilistici lâeventuale apertura di una bocca vulcanica, ma ricordiamo che per ora non ci sono segnali in tal senso e il livello di allerta permane giallo.
Parlando di scenari spiega il professore Giuseppe Mastrolorenzo: «Premesso che siamo di fronte a un sistema vulcanico complesso, in linea generale i punti più deboli sono quelli di massima deformazione, ossia i bordi della âcampanaâ, quindi a livello teorico potrebbero prodursi fratturazioni da cui risale il magma. Tuttavia la stessa cosa può accadere nellâarea di massima elevazione della crosta perché non possiamo sapere se lì sotto ci sono delle fessurazioni in cui il magma si può insinuare e risalire. Infine bisogna considerare anche la possibilità che eventuali bocche eruttive si possano aprire in aree lontane dalla campana di deformazione entro i cento chilometri quadrati della caldera». Questo è insomma uno dei problemi della caldera, la massima incertezza sui punti di «crisi».
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9 marzo 2024
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