La procuratrice aggiunta: «E' uno strumento indispensabile»
Le intercettazioni? Non è vero che costano troppo allo Stato, anzi consentono alle casse pubbliche ingenti «guadagni». La prova? Eccola: nel 2023 la Procura di Napoli ha speso 5 milioni 895 mila euro, ma le indagini derivanti dalle intercettazioni (telefoniche e ambientali) hanno permesso allo Stato di sequestrare beni per 197 milioni 884 mila euro. Insomma, anche dal punto di vista strettamente economico non câè partita.
Eppure il mondo politico torna ciclicamente alla carica di quella che per i magistrati resta «unâarma fondamentale soprattutto nella lotta alla criminalità , al terrorismo e ai reati contro la pubblica amministrazione». A gennaio, il Ddl voluto dal guardasigilli Nordio, vieta la trascrizione nelle carte del procedimento penale dei dati di persone intercettate ma non indagate. Eppure per chi ogni giorno coordina inchieste delicate e utilizza le intercettazioni da anni, «limitarne lâuso finisce per sottrarci un fondamentale strumento di lavoro». Rosa Volpe è procuratrice aggiunta a Napoli, magistrato di grande esperienza nella Dda, la procura distrettuale antimafia. à proprio lei ad essersi occupata della gestione delle intercettazioni anche dal punto di vista organizzativo.
Dottoressa Volpe, dunque non è vero che le intercettazioni costino troppo.
«Sono stata proprio io a occuparmi della analisi costi/benefici e mi sembra che la bilancia penda nettamente a favore dello Stato per una spesa di 5 milioni e 895 mila euro si recuperano oltre 197 milioni. Inoltre dal 2019 abbiamo anche ridotto i costi. Siamo partiti da 9 milioni annui di spesa fino ad arrivare ai 5 milioni e 895 mila di oggi. Questo attraverso un piano di contenimento dei costi e di organizzazione e anche grazie alla collaborazione delle società che gestiscono il traffico telefonico. Siamo riusciti a contenere la spesa senza diminuire il numero delle intercettazioni, anzi».
Una parte del mondo politico continua a esprimere preoccupazioni sui rischi di violazione della privacy, cosa risponde?
«Che i rischi sono nulli e le spiego il motivo. Innanzitutto il codice di procedura penale disciplina con precisione i reati e le circostanze per cui si utilizzano le intercettazioni. Le norme ordinarie che si sono succedute hanno posto paletti molto precisi alle intercettazioni e al loro utilizzo nelle carte giudiziarie, onestamente oggi è impossibile che circostanze personali che riguardino un intercettato - e non siano strettamente indispensabili alle indagini - finiscano nel fascicolo processuale. Informazioni personali non rilevanti per lâindagine vengono âsegregateâ nellâarchivio informatico delle intercettazioni al quale nessuno può accedere senza una autorizzazione specifica e motivata. Insomma, questioni che riguardano la sfera privata degli individui già da anni non trovano posto nei fascicoli giudiziari e meno che mai arrivano alla stampa».
Tuttavia la politica sembra non essere ancora paga di queste limitazioni e adesso si vogliono vietare le intercettazioni «indirette».
«Ritengo che sia un errore, sia perché noi attraverso le intercettazioni riusciamo ad avere un quadro quanto più possibile esaustivo di situazioni magari molto complesse, dopo di che una persona intercettata âindirettamente,â in quanto non indagata, non avrà nulla da temere giacché le sue parole finiranno nellâarchivio informatico di cui ho accennato prima e non certo nelle carte giudiziarie».
Ci faccia qualche esempio recente sullâutilità delle intercettazioni.
«Solo pochi giorni fa in corso Arnaldo Lucci câè stata una sparatoria in cui è stata ferita una passante che non aveva nulla a che fare con la criminalità . Grazie alle intercettazioni siamo risaliti ai responsabili nel giro di quattro giorni. Senza quello strumento staremmo ancora a brancolare nel buio. Inoltre câè stato anche il caso di una intercettazione che riguardava lâingresso di droga in un carcere napoletano e che ci ha casualmente portati a scoprire un grave reato di pubblica amministrazione».
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30 gennaio 2024 ( modifica il 30 gennaio 2024 | 07:51)
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