Napoli, il vulcanologo Ingv De Natale interviene sui dissesti e gli sprofondamenti nell'area: «Cementificazione eccessiva, opportuno monitorare il sottosuolo»

Voragini grandi che si aprono improvvisamente, oppure avvallamenti e buche piccole ma profonde che costringono a transennare e chiudere tratti di strade. Sul banco degli imputati la rete fognaria che collassa, quella idrica che perde acqua. La zona collinare di Napoli sembra aver perso la pace. Al Vomero e all’Arenella la preoccupazione dei residenti rischia di trasformarsi in psicosi. Quattro giorni fa il «Comitato dei cittadini per la sicurezza del territorio» ha organizzato un flash-mob in piazza Vanvitelli. I cittadini chiedono interventi strutturali all’Abc e al Comune. Da Palazzo San Giacomo arriva la notizia della mappatura del sottosuolo in 3D, uno studio che consentirà di conoscere meglio le cavità del sottosuolo e valutare il rischio idrogeologico. Ma al di là di tutto, qual è lo «stato di salute» dell’area collinare dal punto di vista geologico? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe De Natale, vulcanologo e profondo conoscitore delle dinamiche del sottosuolo partenopeo e flegreo.

Il vulcanologoÂ
De Natale

Professore, al Vomero e nella zona collinare si sono aperte cinque voragini nel giro di due mesi cosa sta accadendo?
«Rispondo come sempre a titolo personale, sulla base della mia esperienza scientifica. I fenomeni recenti sono stati determinati, a quanto leggo, da incidenti occasionali sulle condotte idriche. Comunque, il sottosuolo di Napoli è notoriamente caratterizzato da molteplici cavità , gran parte delle quali determinate dalla prassi, durata fino al secolo scorso, di utilizzare come materiale da costruzione le rocce scavate nelle stesse aree da edificare. In aggiunta, le zone collinari sono per loro natura soggette ad erosione e fenomeni di instabilità , aggravati dalla cementificazione che, impermeabilizzando il suolo, altera il deflusso naturale delle acque piovane e rende critico lo smaltimento delle acque fognarie. Molti di questi fenomeni estremi accadono in seguito a forti piogge».
Il Comune parla di problemi legati alla rete fognaria e alla rete idrica: sono le uniche spiegazioni o c’è altro?
«Per i fenomeni recenti, certamente questi eventi accidentali sono stati determinanti. Come ho detto, però, il territorio napoletano è anche naturalmente soggetto a problemi di questo tipo».
Possiamo affermare che la collina del Vomero stia franando o che ci sia un problema di subsidenza?
«Esiste un problema di notevole subsidenza nella zona Vomero-Arenella, dai 5 ai 7 millimetri annui, che però non so quanto possa essere eventualmente problematico, è stato evidenziato con l’uso dei dati satellitari interferometrici (Insar), e da alcuni autori inizialmente attribuito alla costruzione della Metro collinare».
Secondo lei il carico antropico sull’area collinare è eccessivo?
«Il problema, come ho detto, è la cementificazione eccessiva. La fitta rete di gallerie e cavità , realizzate fin dal tempo dei Greci, è stata in gran parte ignorata nella fase di intensa urbanizzazione tra gli anni ’50 e ’70 del secolo scorso. D’altra parte, la sicurezza dei fabbricati, che possono anch’essi essere interessati da fenomeni di sprofondamento, come più volte accaduto in passato, è legata in questo caso a come sono realizzate le fondazioni, su quali terreni poggiano, se poggiano su platee, su plinti isolati o collegati con travi rovesce, ecc...».
Cosa bisognerebbe fare subito per limitare il verificarsi di nuove voragini?
«Non sta a me dirlo, non faccio propriamente questo mestiere. Comunque, è chiaro che bisogna monitorare il sottosuolo con le tecnologie più adeguate. Quando ero direttore dell’Osservatorio Vesuviano, su richiesta del Comune effettuammo dei rilievi geoelettrici nella zona dei Colli Aminei, proprio per evidenziare eventuali cavità o anomalie nel sottosuolo. A Napoli, tra i tanti enti di ricerca ed Università prestigiosi ci sono tutte le potenzialità per condurre, magari in Convenzione con il Comune, analisi specifiche del sottosuolo metropolitano».
Il Comune annuncia l’utilizzo di tecnologia 3D nel sottosuolo che ne pensa?
«Ottima iniziativa, il georadar e la geoelettrica sono le migliori tecnologie per questi rilievi».
In definitiva, se lei abitasse al Vomero si sentirebbe tranquillo?
«Comunque sì. E tra l’altro abito a metà collina, vicino alla Metro Materdei, dove nel 2015 si aprì una voragine e fu evacuata una scuola (che frequentai alle elementari) ed un palazzo; a poche decine di metri dall’Arenella».

Vai a tutte le notizie di Napoli

Se vuoi restare aggiornato sulle notizie della Campania iscriviti gratis alla newsletter del Corriere del Mezzogiorno. Arriva tutti i giorni direttamente nella tua casella di posta alle 12. Basta cliccare qui.

Siamo anche su Instagram, seguici https://www.instagram.com/corriere.mezzogiorno/

8 marzo 2024

© RIPRODUZIONE RISERVATA

QOSHE - Voragini al Vomero, l'esperto: «La collina si sta abbassando di sette millimetri l'anno» - Roberto Russo
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Voragini al Vomero, l'esperto: «La collina si sta abbassando di sette millimetri l'anno»

8 7
08.03.2024

Napoli, il vulcanologo Ingv De Natale interviene sui dissesti e gli sprofondamenti nell'area: «Cementificazione eccessiva, opportuno monitorare il sottosuolo»

Voragini grandi che si aprono improvvisamente, oppure avvallamenti e buche piccole ma profonde che costringono a transennare e chiudere tratti di strade. Sul banco degli imputati la rete fognaria che collassa, quella idrica che perde acqua. La zona collinare di Napoli sembra aver perso la pace. Al Vomero e all’Arenella la preoccupazione dei residenti rischia di trasformarsi in psicosi. Quattro giorni fa il «Comitato dei cittadini per la sicurezza del territorio» ha organizzato un flash-mob in piazza Vanvitelli. I cittadini chiedono interventi strutturali all’Abc e al Comune. Da Palazzo San Giacomo arriva la notizia della mappatura del sottosuolo in 3D, uno studio che consentirà di conoscere meglio le cavità del sottosuolo e valutare il rischio idrogeologico. Ma al di là di tutto, qual è lo «stato di salute» dell’area collinare dal punto di vista geologico? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe De Natale, vulcanologo e profondo conoscitore delle dinamiche del sottosuolo partenopeo e flegreo.

Il vulcanologoÂ
De Natale

Professore, al Vomero e nella zona........

© Corriere del Mezzogiorno


Get it on Google Play