Il racconto di Palma: «Ora vivo a Napoli e non bevo più, sto facendo un percorso psicoterapeutico. Voglio riabbracciare i miei figli»Â

Un lunga lettera al Papa. In cui spiega che è riuscita a scappare dall'inferno di Caivano, ma, come disposto dai giudici minorili, non può avere contatti con sua figlia, vittima delle violenze del branco, e neanche con gli altri due minorenni, allontanati dalla famiglia di origine e ora in una casa protetta. Ed è proprio questo il motivo della missiva di Palma, mamma di una delle due cuginette, di 10 e 12 anni, stuprate al Parco Verde: «Santo Padre mi aiuti. Mi affido alle sue mani e alla sua volontà . Chiedo aiuto per tutelare il diritto agli affetti e all'amore che lega una madre ai figli indipendentemente dalla povertà e/o dalle difficoltà di vita».Â

Palma racconta a Papa Francesco la sua vita di degrado e povertà . Di essersi rifugiata nell'alcool ma ora di avere smesso di bere: «Santo Padre, sono la mamma di una delle due bimbe coinvolte negli stupri di Caivano. Lei potrà immaginare quanto tutto quello che è successo è stato devastante anche per me e per gli altri miei figli di cui mi hanno lasciato solo quello appena maggiorenne. Mia figlia si trova ora in una casa-famiglia da circa tre mesi. Il Tribunale dei minorenni, forse per il clamore mediatico che è seguito a questa orribile vicenda, ha però stabilito che anche gli altri miei due figli fossero collocati in una casa-famiglia. Ma non solo». «È stato disposto il blocco totale dei contatti, sia fisici che telefonici, tra me ed i miei figli», prosegue la donna. Che spiega: «Io ho avuto un matrimonio sbagliato nel quale ho subìto e rischiato tanto. Ho subito le angherie e lo sfruttamento di mio marito nella consapevolezza che non potevo andare da nessuna parte con scarsa istruzione e senza un lavoro, senza neanche avere o sapere a chi poter chiedere aiuto. La disperazione non la si può spiegare a chi non l'ha provata. Vivere in un contesto sociale dal quale sai di non poter andare via e che non ti concede alternative è difficile da comprendere per chi non ne fa parte. Per dimenticare le pene nell'ultimo periodo mi ero rifugiata nell'alcol e me ne pento tanto, ora che fortunatamente ho avuto la forza di reagire. Ma non avevo davvero nulla altro per poter sopportare il degrado del luogo e la grettezza delle persone».

Palma dice di essere tornata dalla sua famiglia, a Napoli, e si chiede «cosa ci sia di cristiano in questo forzoso allontanamento» dai suoi figli. «Anche una madre detenuta può vedere i propri figli. Ed io non ho nemmeno avuto mai una denuncia. In che modo la telefonata o l'abbraccio di una mamma può fare un danno ad un figlio?» «Anche le istituzioni - scrive la donna nella lettera al pontefice - si sono girate dall'altra parte, mai una parola di conforto, mai un abbraccio, nessun aiuto nonostante le mie richieste. Ora solo grazie ai miei avvocati sono riuscita a fuggire da Caivano, ho fatto un percorso psicoterapeutico e medico che mi ha aiutato. Sono tornata dalla mia famiglia e vivo con mio padre e mia madre a Napoli. Anche il mio figlio maggiorenne è fuggito con me perché l'amore che ci lega è tanto. Non bevo più e sono fuori e mi sono allontanata da quell'inferno. Sono indirettamente vittima delle violenze fisiche fatte a mia figlia e al contempo oggi sono vittima di un sistema giudiziario che senza pensare anche ai miei bisogni umani e di madre, e mi impedisce finanche di telefonare ai miei bambini».
«Io mi chiedo - continua - cosa ci sia di cristiano in questo forzoso allontanamento da loro. Anche una madre detenuta può vedere i propri figli. Esistono procedure e modalità protette o assistite ma è disumano quanto imposto a me. Ed io non ho nemmeno avuto mai una denuncia. I miei avvocati, Angelo Pisani ed Antonella Esposito mi hanno difesa gratuitamente, hanno chiesto inutilmente a tutti di farmi almeno sentire in modalità protette i miei figli e mi stanno anche aiutando a scrivere in italiano questa lettera. Hanno presentato due istanze al Tribunale per i minorenni proprio per chiedere almeno la revoca di questo blocco totale».
E conclude: «Io ho Fede. Ed anche la profonda convinzione - conclude la donna - che anche quello che ci sembra ingiusto nella vita quotidiana ha un suo disegno perfetto in Dio. Ho imparato che le cose negative spesso poi nel tempo si rivelano positive. Ed in questo riconosco appunto la Divina Provvidenza. Ho imparato a pregare affidandomi alla Sua volontà e non chiedendo più qualcosa che credo sia buono per me. Ma ora non sono così forte. E vacillo. Desidero parlare e vedere i miei figli. Se qualcuno un giorno deciderà che ho colpe e che devo pagarle sono pronta. Ho già pagato vedendo la mia bambina violentata. Ma non voglio che paghino anche i miei figli».Â

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29 novembre 2023

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La mamma di una delle vittime del branco al Papa: «Sono andata via dal Parco Verde, ma non posso vedere i miei figli. Abbandonata»

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29.11.2023

Il racconto di Palma: «Ora vivo a Napoli e non bevo più, sto facendo un percorso psicoterapeutico. Voglio riabbracciare i miei figli»Â

Un lunga lettera al Papa. In cui spiega che è riuscita a scappare dall'inferno di Caivano, ma, come disposto dai giudici minorili, non può avere contatti con sua figlia, vittima delle violenze del branco, e neanche con gli altri due minorenni, allontanati dalla famiglia di origine e ora in una casa protetta. Ed è proprio questo il motivo della missiva di Palma, mamma di una delle due cuginette, di 10 e 12 anni, stuprate al Parco Verde: «Santo Padre mi aiuti. Mi affido alle sue mani e alla sua volontà . Chiedo aiuto per tutelare il diritto agli affetti e all'amore che lega una madre ai figli indipendentemente dalla povertà e/o dalle difficoltà di vita».Â

Palma racconta a Papa Francesco la sua vita di degrado e povertà . Di essersi rifugiata nell'alcool ma ora di avere smesso di bere: «Santo Padre, sono la mamma di una delle due bimbe coinvolte negli stupri di Caivano. Lei potrà immaginare quanto tutto quello che è successo è stato devastante anche per me e per gli altri miei figli di cui mi hanno lasciato solo quello appena maggiorenne. Mia figlia si trova ora in una casa-famiglia da circa tre mesi. Il Tribunale dei........

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