Vito Grassi: «Centralizzare al Sud e dare autonomia al Nord è un punto che
il governo deve chiarire, perché la doppia politica?»

«Abbiamo avuto al tavolo il ministro Calderoli, abbiamo fatto un’audizione per dire la nostra. Tutto quello che potevamo fare, come associazione datoriale, l’abbiamo fatto». Vito Grassi è vicepresidente nazionale di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali.

La riforma sull’Autonomia differenziata è passata al Senato, ora andrà alla Camera. Ma che ne pensa in generale?
«Diciamo che siamo laici. Mi spiego meglio: è una regola del gioco, è un provvedimento legittimo. Certo, noi ci siamo preoccupati di fare delle osservazioni. E non è che non abbiano prodotto effetti: dalla prima bozza ad oggi è di molto attenuata. Per esempio sono previsti accordi Stato-Regioni a cui si può anche non aderire. Non lo dico come atto consolatorio, ma bisogna ragionare con realismo».

Detto questo il tema restano i Lep, cioé i livelli essenziali delle prestazioni, o no?
«Certo. L’autonomia non è a costo zero e i Lep vengono prima di tutto. Non solo. Noi abbiamo sempre detto che non tutte le materie potevano essere devolute: dal commercio con l’estero alle infrastrutture strategiche, ai temi legati all’energia, alla strategia industriale, alla produzione di materie prime. Non possono esserci venti politiche differenti. Così come per la sanità e per la gestione delle acque. A questo punto attendiamo il testo definitivo e continueremo le nostre battaglie di merito».

Certo trovare al Sud voci a favore, escludendo i partiti di maggioranza, non è semplicissimo.
«Diciamo che c’è una parte del Paese che propone legittimamente una riforma, ma deve convincere della sua bontà l’altra parte».

Lei è un imprenditore, meridionale, questa riforma, secondo lei, spaccherà il Paese ulteriormente?
«Prendiamo gli accordi Stato-Regioni, è un caso che siano stati firmati dalle regioni del Nord e non del Sud? Certo che no. È perché non hanno convinto le regioni meridionali. Io penso che all’inizio anche alcuni governatori del Sud abbiano pensato che autonomia significasse soltanto accettare la sfida dell’efficienza. Non è così. È molto più complessa e ha bisogno di correzioni, se la si fa in maniera squilibrata è destinata a fare aumentare i divari».

Quindi secondo lei cosa bisognerebbe fare?
«Dovremmo prima utilizzare e bene i fondi del Pnrr per riequilibrare i divari e poi parlare di autonomia, altrimenti come convinci chi sta indietro che è un’opportunità ?».

Dunque c’è preoccupazione anche tra gli industriali?
«Ma certo, il rischio è che aumentino le distanze tra pezzi di Paese. E guardi, è un obbligo dello Stato e di chi ci governa ripianarle. E i fondi ci sono. La pace sociale ha un limite e lo stiamo vedendo in tanti paesi del mondo».

Ma quanto male sta il Mezzogiorno?
«Parliamo di un’area del Paese di 22 milioni di abitanti e un Pil da solo paragonabile a Grecia, Danimarca, Portogallo. Basterebbe davvero un piano strategico perché diventi un motore per tutta l’Italia».

De Luca ha denunciato il ministro Fitto per il blocco dei fondi Fsc. Che ne pensa?
«Non conosco bene la vicenda. Vedo solo un nodo: il ministro Fitto prevede gli accordi di Coesione prima dei piani di Coesione. Centralizzando la gestione. E come per l’autonomia mancano gli accordi proprio con i presidenti del Sud».

Per Fitto il problema è la spesa delle Regioni, non efficiente.
«Vero che la spesa non è stata sempre efficiente, ma è anche vero che i fondi Fsc sono serviti per le emergenze».

Autonomia da una parte, centralizzazione dall’altra. Lo trova coerente?
«Centralizzare non è la panacea. Ed è sbagliato una doppia politica: centralizzare al Sud e dare autonomia al Nord. Questo è un punto che deve chiarire il governo».

C’è un’ultima questione: l’autonomia non è un argomento popolare.
«Verissimo, sembra un tecnicismo ad uso e consumo degli addetti ai lavori. Ma è voluto».

Cioé?
«Si lavora a una comunicazione che non semplifica temi così complicati. Invece è una riforma ad altissimo impatto sociale. È un obbligo da parte di tutti farla comprendere».

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24 gennaio 2024

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Il vicepresidente di Confindustria: «Se l’autonomia è squilibrata rischia di accentuare i divari tra il Nord e il Sud»

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24.01.2024

Vito Grassi: «Centralizzare al Sud e dare autonomia al Nord è un punto che
il governo deve chiarire, perché la doppia politica?»

«Abbiamo avuto al tavolo il ministro Calderoli, abbiamo fatto un’audizione per dire la nostra. Tutto quello che potevamo fare, come associazione datoriale, l’abbiamo fatto». Vito Grassi è vicepresidente nazionale di Confindustria e presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali.

La riforma sull’Autonomia differenziata è passata al Senato, ora andrà alla Camera. Ma che ne pensa in generale?
«Diciamo che siamo laici. Mi spiego meglio: è una regola del gioco, è un provvedimento legittimo. Certo, noi ci siamo preoccupati di fare delle osservazioni. E non è che non abbiano prodotto effetti: dalla prima bozza ad oggi è di molto attenuata. Per esempio sono previsti accordi Stato-Regioni a cui si può anche non aderire. Non lo dico come atto consolatorio, ma bisogna ragionare con realismo».

Detto questo il tema restano i Lep, cioé i livelli essenziali delle prestazioni, o no?
«Certo. L’autonomia non è a costo zero e i Lep vengono prima di tutto. Non solo. Noi abbiamo sempre detto che non tutte le........

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