I fondi nel mirino di Palazzo Chigi: dalla festa del fagiolo da 153 mila euro a quella del caciocavallo. La Regione: progetti dei Comuni, non nostri
Il sindaco di Voltura Irpina, Mario Sarno, ieri ha preso carta e penna e ha scritto alla premier Giorgia Meloni. «Caro presidente, in 10 anni il fagiolo Quarantino, da prodotto della nostra terra del tutto sconosciuto, è diventato, anche grazie all'evento che lei ha citato, un presidio slow food», ha scritto. Sempre a detta del sindaco grazie alla pubblicità della sagra il valore del legume è passato dai 3 ai 12 euro. Ma come stanno realmente le cose?
Per aprire il capitolo sagre e feste bisogna fare una ricerca sul sito Opencoesione, portale del governo in cui câè lo stato di avanzamento e attuazione di tutti i progetti e le politiche di coesione. A spulciare i dati effettivamente spuntano le sagre rinfacciate da Giorgia Meloni a Vincenzo de Luca. «Fondi usati per le feste del fagiolo e del caciocavallo podolico», ha tuonato la premier nel salotto di Bruno Vespa.
Ma prima di addentrarci nel fitto bosco delle feste di paese, vanno precisate alcune cose. La prima: si tratta delle programmazione dei Fondi di sviluppo e coesione precedente, la 2014-2020, la cui rendicontazione terminerà nel 2025. La seconda: almeno stando al sito ufficiale del governo di tutte le sagre nominate dalla premier, solo un pagamento è stato effettivamente âmonitoratoâ. In pratica si conosce il costo del progetto ma non si sa se quei soldi siano stati erogati effettivamente. Dipende infatti dai Comuni, se rendicontano vengono pagati. E c'è da scommettere che rendicontino. Ad oggi però questa informazione non è aggiornata. Infine precisano da Palazzo Santa Lucia: «La Regione non finanzia né sagre né feste, ma percorsi turistici e progetti dei Comuni o di consorzi di Comuni per le loro estati». Lo ha ripetuto ieri anche De Luca durante la diretta social. Tradotto vuol dire che la Regione mette solo i soldi. In più fanno sapere che lâimporto destinato alle feste (cioè meno di un 1 milioni in sette anni), equivale in termini percentuali allo 0,4 per mille sullâintera dotazione della Programmazione. Chiusa la lunga parentesi andiamo nello specifico.
E partiamo proprio della sagra dello scazzatiello aquarese già alla sua XII edizione. Nella presentazione del progetto si legge che si tratta di «un tipo di pasta fatta a mano che ricorda nella forma una piccola conchiglia ed è preparato, in modo rigoroso con ingredienti tipici del territorio, come l'olio di oliva d.o.p e le farine biologiche del mulino alburni, sito ad Aquara. Lo scazzatiello sarà servito in questa tre giorni con i condimenti più vari». Alla sagra del paese salernitano sono stati stanziati e pagati 40 mila euro per lâXI edizione. Sedicimila sui 40 mila richiesti per la XII.
La festa del fagiolo quarantino e della patata di Volturara Irpina (Avellino) costa invece 153mila 500 euro (di cui 3500 a carico del Comune). Si tratta di una sagra lunga tre giorni, nel paese governato dal sindaco Sarno.Â
Ci sono poi la festa dei fagioli di Cellole nel Casertano (30,484 euro), la sagra della castagna di Montella (50,500 euro) e il festival internazionale del folclore e della zampogna e ciaramella di Polla: 78 mila euro il primo anno, 57 mila 754 il secondo e 55 mila 500 il terzo.
Non esiste una sagra del caciocavallo podolico, ma il formaggio viene festeggiato durante la manifestazione Benvenuti nel Sannio (costo 192 mila euro). Un festival che oltre al caciocavallo celebra anche il famoso torroncino di San Marco dei Cavoti. C'è anche la festa della Madonna delle galline di Pagani che prevede un finanziamento di 160 mila euro (di cui 30 mila a carico del Comune). Ma è una processione, non una sagra.
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24 febbraio 2024
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Meloni-De Luca e la guerra delle sagre: tutte le cifre, ecco come stanno le cose
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24.02.2024
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