Una strana apatia sta prendendo l’Italia su quali potrebbero essere le linee di sviluppo del nostro Paese. Il dibattito pubblico si sta inabissando, come ogni fine anno, su una manovra il cui principale tema è la scarsità delle risorse. «Non si può fare tutto» è il ritornello ricorrente. Ma almeno si dovrebbe tentare di capire quali sono i settori sui quali il nostro Paese vuole puntare. La tecnologia è una priorità? Il tanto bistrattato Pnrr ancorava gli investimenti a due transizioni, quella ecologica e quella digitale. Per un anno intero si è discusso solo di riallineamenti, modifiche, ritardi e via dicendo. Caratteristica molto italiana quella di occuparsi della forma, utile certamente, ma solo se c’è anche sostanza. Un esempio per tutti.
di Daniele Manca
Una misura della capacità di innovazione e di utilizzo delle nuove tecnologie da parte di un Paese è la creazione di unicorni, le startup che riescono a raggiungere valutazioni di un miliardo di euro. In Germania negli ultimi anni ne sono stati creati una quarantina, quasi 50 nel Regno Unito. La Francia, con il programma Macron, li ha triplicati negli ultimi tre anni raggiungendo a fine 2022 i 25 unicorni, in anticipo sul piano che comunque prevede quota 100 entro il 2030. E di questi 100 almeno 25 saranno «verdi», legati cioè alla riduzione dell’impatto ambientale delle attività umane.
In Italia? Sempre nel 2022, anno di riferimento per gli altri Paesi, eravamo a quota 2. Oltre a Scalapay, il fenomeno Satispay. Anche gli altri partivano da zero. Non c’è attenuante che tenga. Il dibattito solo ideologico che caratterizza il nostro Paese fa sì che non si oltrepassi mai la soglia dello «stai con me o contro di me». Siamo l’Italia dei mille particolarismi anche perché la politica, tutta, non riesce a mettere al centro del dibattito le priorità sostanziali del Paese. La necessità di combattere i cambiamenti climatici così come la messa in sicurezza del nostro territorio, la costruzione di hub tecnologici. Tutto si riduce infine a questione del comune, della regione della sovraintendenza. E ci condanniamo a essere l’Italia dei veti incrociati, dove c’è sempre un buon motivo per rinviare o non fare.
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20 nov 2023
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