Casa e lavoro. Se la carenza di manodopera è diventata strutturale per le nostre aziende dobbiamo darci nuovi strumenti e ri-diventare attrattivi. A costo di fare qualcosa di inedito e anche organizzativamente complesso. È questo il ragionamento che si sono fatti gli industriali che aderiscono a Confindustria Veneto Est (5 mila aziende) e che operano nelle province di Treviso, Padova, Venezia e Rovigo. E da questa riflessione sono arrivati alla conclusione che bisogna partire dalle case.

Spiega il presidente Leopoldo Destro: «Abbiamo firmato un accordo quadro con la Regione Veneto per creare residenze dedicate ai lavoratori, siano essi giovani italiani che si avviano a formare nuovi nuclei familiari o uomini e donne provenienti dall’estero che vogliano costruire un futuro nelle nostre comunità. O anche operai che vengono dalle regioni del Centro Sud dell’Italia».

Oltre la politica

Del resto i numeri sono disastrosi: entro il 2040 in Veneto si dovrebbe ridurre di 640 mila unità il numero delle persone in età da lavoro, tra i 15 e i 64 anni. E già oggi le fabbriche nordestine faticano a compensare il turn over. «Facciamo fatica non solo, come una volta, a trovare ingegneri o le figure professionali più specializzate, ma anche le tute blu. Per questo non possiamo perder tempo e dobbiamo iniziare da subito. Offriamo case, welfare aziendale e buoni salari. Ma anche un’idea di comunità che parte dal territorio e si rivolge ai nuovi arrivati». Superando tutte le polemiche del passato e la propaganda politica del centro-destra (egemone in Veneto) sull’immigrazione. «Crediamo nella programmazione dei flussi e nell’accoglienza. Abbiamo sottoscritto un accordo con la comunità di S.Egidio per accogliere gli stranieri, formarli, insegnar loro la lingua, fornire una conoscenza di base del mondo del lavoro. Si tratta di un’operazione richiesta a gran voce dai nostri imprenditori e vista in maniera positiva da tutto il territorio. Non c’è nessun pericolo di rigetto o di polemiche perché hanno bisogno di manodopera le imprese industriali ma anche i ristoranti, i negozi, gli alberghi». Il piano di Destro e Confindustria Veneto Est prevede che nel giro di due anni possano cominciare a trasferirsi dalle loro parti circa 500 nuovi lavoratori e poi, una volta monitorato l’andamento del progetto, replicarlo in scala.

Con la regione

Non si tratta di costruire nuove case, spiega Destro, ma si parte dal patrimonio immobiliare esistente. «In alcuni casi abbiamo già individuato diverse situazioni, ma proseguiremo nella mappatura, a cominciare dagli immobili che fanno parte delle proprietà dirette o indirette della Regione anche tramite i suoi enti strumentali».

Ma il Veneto saprà dimostrarsi davvero attrattivo al punto da spingere un potenziale assunto cambiare residenza? «Se il nostro territorio ha avuto un difetto in passato è stato di comunicazione, nella realtà è capace di integrare i nuovi venuti e di creare legami di solidarietà combinando i valori della cultura d’impresa con quelli tradizionali dei comuni della zona».

Per raggiungere l’obiettivo (ambizioso) che si sono dati, gli industriali di Treviso, Padova, Venezia e Rovigo contano di creare una sorta di coalizione dell’attrattività. In primo luogo a fianco di Confindustria Est si è schierata da Regione Veneto con il governatore Luca Zaia decisamente convinto che quella individuata sia la via giusta al punto da non temere polemiche e contraccolpi in materia di immigrazione programmata. La dimostrazione è la firma di un apposito protocollo che, come detto, mette a disposizione il patrimonio immobiliare esistente. E infatti recita: «È un vero patto pubblico-privato per creare assieme di soluzioni abitative a costi sostenibili per i lavoratori, come giovani famiglie o provenienti dall’estero». Il secondo soggetto coinvolto è la Cassa Depositi e Prestiti e il suo presidente, Giovanni Gorno Tempini, ha partecipato all’assemblea degli industriali di Veneto Est che è servita da lancio del progetto. L’esperienza di Cdp nell’housing sociale potrà sicuramente essere di aiuto al percorso individuato da Destro. Ma la “coalizione” dovrebbe allargarsi anche soggetti come le Sgr immobiliari che dovrebbero intervenire per gli investimenti legati alla riqualificazione degli immobili censiti e per le eventuali modifiche di destinazione d’uso. Quanto, infine, alla gestione dei flussi l’intenzione della Confindustria è di condividere con le prefetture i percorsi di regolarizzazione e stabilizzazione degli immigrati.

Il valore dell’iniziativa veneta va ben al di là del Nord Est, lanciando il cuore oltre l’ostacolo gli industriali fanno un passo concreto in un dibattito di ampiezza nazionale. Prendiamo, infatti, il caso di Milano: l’azienda tramviaria Atm non riesce a reperire conducenti, manutentori e ingegneri (ne servono in tutto a breve 650) e a questo scopo ha anche organizzato quelli che chiamano “job tour” nei centri commerciali per informare la popolazione. La verità è che nessuno è disposto a trasferirsi a Milano e rimanere schiacciato nella tenaglia tra salari comunque contenuti (1.500 euro) e prezzi della casa arrivati a livelli più che elevati. «C’è un problema di housing» dice la dirigenza Atm che sta sviluppando convenzioni per residenze a prezzi agevolati con l’Opera S. Carlo e il Cardinal Ferrari.

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13 dic 2023

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Ai migranti la casa e il lavoro: il calcio al passato di Destro e Zaia

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14.12.2023

Casa e lavoro. Se la carenza di manodopera è diventata strutturale per le nostre aziende dobbiamo darci nuovi strumenti e ri-diventare attrattivi. A costo di fare qualcosa di inedito e anche organizzativamente complesso. È questo il ragionamento che si sono fatti gli industriali che aderiscono a Confindustria Veneto Est (5 mila aziende) e che operano nelle province di Treviso, Padova, Venezia e Rovigo. E da questa riflessione sono arrivati alla conclusione che bisogna partire dalle case.

Spiega il presidente Leopoldo Destro: «Abbiamo firmato un accordo quadro con la Regione Veneto per creare residenze dedicate ai lavoratori, siano essi giovani italiani che si avviano a formare nuovi nuclei familiari o uomini e donne provenienti dall’estero che vogliano costruire un futuro nelle nostre comunità. O anche operai che vengono dalle regioni del Centro Sud dell’Italia».

Oltre la politica

Del resto i numeri sono disastrosi: entro il 2040 in Veneto si dovrebbe ridurre di 640 mila unità il numero delle persone in età da lavoro, tra i 15 e i 64 anni. E già oggi le fabbriche nordestine faticano a compensare il turn over. «Facciamo fatica non solo, come una volta, a trovare ingegneri o le figure professionali più specializzate, ma anche le tute blu. Per questo non possiamo perder tempo e dobbiamo iniziare da subito. Offriamo case, welfare aziendale e buoni salari. Ma anche un’idea di comunità che parte dal territorio e si rivolge ai nuovi arrivati». Superando tutte le polemiche del passato e la propaganda politica del centro-destra (egemone in Veneto) sull’immigrazione. «Crediamo nella programmazione dei flussi e nell’accoglienza. Abbiamo sottoscritto un accordo con la comunità di S.Egidio per........

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