Il paradosso è che la multinazionale francese Leroy Merlin (prodotti e soluzioni per la casa) ha tanta voglia di scommettere sull’Italia e ha programmato un robusto pacchetto di iniziative come investimenti per 150 milioni, 2.500 nuovi posti di lavoro e 50 nuovi punti vendita. Eppure la stessa Leroy Merlin è al centro di un conflitto sindacale che per asprezza forse non ha precedenti. Gli attivisti del Si Cobas l’hanno messa nel mirino lungo 50 giorni che hanno visto di tutto: blocco di 200 milioni di prodotti già acquistati, 30 milioni di mancate vendite, riduzione al minimo (3 ore!) dell’operatività del centro logistico di Mantova, incursioni nei punti vendita con carrelli riempiti di merce poi buttata sulle casse e, infine, due raid nei negozi di Assago e Rozzano sfociati in atti di puro vandalismo da parte di 70 militanti sindacali. Come si spiega l’apparente contraddizione? Il piano di investimenti italiani della multinazionale francese ha un effetto collaterale, prevede la chiusura del centro logistico di Castel San Giovanni (Piacenza) gestito per conto di Leroy Merlin da una Spa, la Iron Log e nel quale lavorano circa 400 addetti.

La logistica

La decisione di chiudere si spiega con la dichiarata inefficienza del sito (perde circa 8 milioni l’anno) e con una nuova strategia che privilegia i piccoli depositi a ridosso della clientela — come quelli di Mantova e Settala — e considera superati le grandi dimensioni come Castel San Giovanni.

Spiega Gianalberto Cancemi, ceo di Leroy Merlin Italia: «Oggi il cliente compra quando vuole e si fa spedire la merce in città o presso la seconda casa al mare e quindi abbiamo bisogno di ripensare la nostra rete logistica. Il servizio richiede presenza capillare e noi giochiamo a specchio con l’idea di essere prossimi al cliente. E davanti abbiamo un mercato che, seppur in piccola contrazione, ci appare enorme». Leroy Merlin chiuderà il 2023 con un fatturato maggiore circa del 5% all’anno precedente e superiore ai 2 miliardi sommando l’offerta di ristrutturazioni casa chiavi in mano e clientela fai da te. Ma per capire meglio il paradosso di cui sopra bisogna sapere che la multinazionale gestisce in prima persona i punti vendita, ma esternalizza i centri logistici ad altri operatori specializzati, come è il caso della Iron Log piacentina. Di fronte alla domanda se la chiusura di Castel San Giovanni è causata proprio dall’alta sindacalizzazione degli addetti il ceo risponde: «Le assicuro che stiamo agendo per scelte di business, non per ripicche o veti».

Cancemi assicura anche che, pur non essendo i dipendenti della Iron Log in forza a Leroy Merlin, il gruppo si è reso disponibile a cercare soluzioni per evitare il conflitto, come offrire il trasferimento a Mantova per 80 persone e incentivi finanziari. «Noi abbiamo direttamente in forza in Italia 8.500 dipendenti e abbiamo con i sindacati confederali Cgil-Cisl-Uil normali relazioni industriali, nel caso del personale di Iron Log ci siamo trovati di fronte invece un sindacalismo che non ha a cuore il futuro delle persone quanto colpire l’azienda. Episodi come i raid ad Assago e Rozzano penso che siano un inedito nella storia della grande distribuzione italiana. E solo grazie all’esperienza delle forze dell’ordine la situazione non è degenerata causando ulteriori incidenti».

Lotte estreme

Sicuramente nelle forme di lotta virulente che sono state adottate il caso Leroy Merlin segna un passaggio nuovo nella storia della logistica padana ma segue tutta una serie di episodi che negli ultimi hanno punteggiato lo sviluppo di alcune aree logistiche (segnatamente Castel San Giovanni dove opera anche Amazon) e hanno visto come protagonisti i Cobas. Molto presenti sul campo, capaci di trovare grande consenso tra la manodopera straniera, i sindacalisti di base hanno esasperato ogni occasione che si è loro palesata nei territori tra Lombardia ed Emilia. Lo dimostrano le cronache dei parapiglia con i camionisti ai cancelli di aziende industriali della zona o di grandi sigle della distribuzione come Esselunga o Unes. Spiega Pietro Ichino che ha avuto modo di seguire alcuni di questi casi: «Nella logistica si annidano, più che in altri settori, forme odiose di sfruttamento soprattutto ai danni di lavoratori di recente immigrazione e che il sindacalismo confederale stenta a rappresentare. Il risultato è che si è creato ampio spazio per un sindacalismo irresponsabile che fa di forme di lotta illegali la propria arma strategica. E che purtroppo gode di una indulgenza eccessiva da parte della magistratura».

Un esempio concreto Ichino non ha nessuna remora a farlo. «Il 17 ottobre scorso il giudice delle indagini preliminari del tribunale di Milano ha confermato l’archiviazione, chiesta dal pubblico ministero, di numerose denunce presentate dalla Digos contro esponenti del Si-Cobas che avevano ripetutamente bloccato i cancelli di alcune piattaforme logistiche, impedendo uscita e entrata di persone e automezzi».

Queste azioni — ha riconosciuto il Gip — sarebbero qualificabili di per sé come reato di violenza privata o sequestro di persona ma «poiché sono state compiute nel corso di uno sciopero non sono punibili». Commenta Ichino: «Non ci si può stupire, dunque, se nei giorni successivi lo stesso sindacato, confidando nell’impunità, ha promosso in altre aziende numerose azioni che configurano gli stessi reati — o come nel caso della Leroy Merlin — quello di danneggiamento doloso».

Territori da bonificare

Finora i tentativi di negoziare una soluzione alla vicenda Iron Log sono avvenuti presso la prefettura di Piacenza, ma il caso è seguito anche in sede politica.

L’assessore al lavoro e allo sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla, è piacentino e conosce quindi bene i temi della logistica padana. «La contraddizione principale che vedo — spiega — è tra gli investimenti tecnologici d’avanguardia del settore e un’organizzazione proprietaria decisamente tradizionale, dove abbondano i padroncini e una sorta di arbitrio». Per evitare che la logistica sia terreno privilegiato del sindacalismo estremo bisogna in primo luogo combattere lo sfruttamento. «E quindi assicurare una regolarizzazione delle assunzioni, condizioni di vita dignitose sul territorio a cominciare dalle abitazioni e processi di formazione professionale. Non si può permettere di sopperire ai costi della logistica con condizioni di lavoro da Terzo Mondo».

In questa operazione-bonifica delle contraddizioni esistenti l’assessore Colla include anche i processi di esternalizzazione. «Non è una buona pratica, è troppo facile deresponsabilizzarsi. Lo abbiamo già visto in altri casi a Piacenza. Penso che i grandi gruppi debbano gestire direttamente anche il business logistico e penso anche che in aree come quella di Castel San Giovanni si debbano stipulare contratti d’area per mettere in sicurezza la qualità dei processi, produttivi e sindacali».

Iscriviti alle newsletter di L'Economia

Whatever it Takes di Federico Fubini
Le sfide per l’economia e i mercati in un mondo instabile

Europe Matters di Francesca Basso e Viviana Mazza
L’Europa, gli Stati Uniti e l’Italia che contano, con le innovazioni e le decisioni importanti, ma anche le piccole storie di rilievo

One More Thing di Massimo Sideri
Dal mondo della scienza e dell’innovazione tecnologica le notizie che ci cambiano la vita (più di quanto crediamo)

E non dimenticare le newsletter
L'Economia Opinioni e L'Economia Ore 18

Corriere della Sera è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati.

05 dic 2023

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi i contributi SCRIVI

di Redazioen Economia

di Gabriele Petrucciani

di Redazione Economia

di Diana Cavalcoli

di Valeriano Musiu

Le guide per approfondire i temi più discussi

di Valeriano Musiu

di Antonio Macaluso

di Mario Gerevini

di Emily Capozucca

di Redazione Economia

di Redazione Economia

di Alessia Conzonato

di Redazione Economia

di Alessandra Puato

di Paolo Manazza e Luca Zuccala

di Andrea Barchiesi

di Alessia Conzonato

di Redazione Economia

di Redazione Economia

QOSHE - Tecnologia e Cobas, i paradossi della logistica padana, tra mega centri e troppi padroncini - Dario Di Vico
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Tecnologia e Cobas, i paradossi della logistica padana, tra mega centri e troppi padroncini

5 0
05.12.2023

Il paradosso è che la multinazionale francese Leroy Merlin (prodotti e soluzioni per la casa) ha tanta voglia di scommettere sull’Italia e ha programmato un robusto pacchetto di iniziative come investimenti per 150 milioni, 2.500 nuovi posti di lavoro e 50 nuovi punti vendita. Eppure la stessa Leroy Merlin è al centro di un conflitto sindacale che per asprezza forse non ha precedenti. Gli attivisti del Si Cobas l’hanno messa nel mirino lungo 50 giorni che hanno visto di tutto: blocco di 200 milioni di prodotti già acquistati, 30 milioni di mancate vendite, riduzione al minimo (3 ore!) dell’operatività del centro logistico di Mantova, incursioni nei punti vendita con carrelli riempiti di merce poi buttata sulle casse e, infine, due raid nei negozi di Assago e Rozzano sfociati in atti di puro vandalismo da parte di 70 militanti sindacali. Come si spiega l’apparente contraddizione? Il piano di investimenti italiani della multinazionale francese ha un effetto collaterale, prevede la chiusura del centro logistico di Castel San Giovanni (Piacenza) gestito per conto di Leroy Merlin da una Spa, la Iron Log e nel quale lavorano circa 400 addetti.

La logistica

La decisione di chiudere si spiega con la dichiarata inefficienza del sito (perde circa 8 milioni l’anno) e con una nuova strategia che privilegia i piccoli depositi a ridosso della clientela — come quelli di Mantova e Settala — e considera superati le grandi dimensioni come Castel San Giovanni.

Spiega Gianalberto Cancemi, ceo di Leroy Merlin Italia: «Oggi il cliente compra quando vuole e si fa spedire la merce in città o presso la seconda casa al mare e quindi abbiamo bisogno di ripensare la nostra rete logistica. Il servizio richiede presenza capillare e noi giochiamo a specchio con l’idea di essere prossimi al cliente. E davanti abbiamo un mercato che, seppur in piccola contrazione, ci appare enorme». Leroy Merlin chiuderà il 2023 con un fatturato maggiore circa del 5% all’anno precedente e superiore ai 2 miliardi sommando l’offerta di ristrutturazioni casa chiavi in mano e clientela fai da te. Ma per capire meglio il paradosso di........

© Corriere della Sera


Get it on Google Play