Una rivoluzione attraversa le strade della City: ma non si tratta di un’insurrezione popolare contro i ricchi banchieri londinesi, bensì di un’onda verde che mira a trasformare la cittadella finanziaria britannica in un’oasi ambientale. È un progetto che prevede fra le altre cose l’ampliamento dei marciapiedi, l’introduzione di piste ciclabili, la costruzione di piazze pubbliche e di spazi pedonali: il tutto fa parte di quella Strategia di Azione Climatica che punta a fare della City una zona a emissioni zero entro il 2040, dieci anni prima dell’obiettivo dichiarato dal governo di Londra (un progetto anticipato nelle pagine di Pianeta 2030 nel numero del 24 marzo 2021).

La cittadella finanziaria punta a diventare una zona a emissioni zero entro il 2040, con 10 anni di anticipo rispetto al resto della capitale britannica. Un piano fatto di piazze pedonali e piste ciclabili, per restare attrattiva dopo Brexit e pandemia

Già adesso, quando si sbuca dalla metropolitana a Bank, la fermata davanti alla Banca d’Inghilterra che ogni mattina sputa fuori decine di migliaia di professionisti del mondo finanziario, lo spettacolo è completamente diverso rispetto a 20 anni fa: allora si era avvolti dal traffico e dalle esalazioni dei gas di scarico, oggi le macchine sono state bandite da quell’incrocio per 12 ore al giorno durante i giorni feriali, i marciapiedi sono stati allargati e sono state perfino installate delle panchine per consentire una sosta e sorseggiare un caffè tra un meeting di lavoro e un altro.

di Sergio Harari*

Il piano di rigenerazione urbana

Oggi il 97 per cento degli spostamenti dei 615 mila lavoratori della City avviene con i mezzi pubblici, in bici o a piedi e l’anno scorso le biciclette hanno superato i taxi e le macchine come mezzo di trasporto più diffuso: ma la strategia della City Corporation, l’organo di autogoverno della cittadella finanziaria, punta oltre, cioè a tagliare entro vent’anni del 50 per cento il traffico automobilistico rispetto ai livelli del 2017. Il piano di rigenerazione urbana ha investito anche Fleet Street, la via a ovest della City che per decenni è stata la sede dei più importanti giornali, che da anni sono stati però soppiantati da banche e servizi professionali. Fleet Street è tuttora fatta di ampie carreggiate, pensate per far arrivare i carichi di inchiostro e carta alle tipografie: ma il mese scorso è stato annunciato un progetto multimilionario per rimuovere una carreggiata, allargare i marciapiedi e installarvi alberi e panchine. Analogamente, a nord della cattedrale di St Paul, una grande rotatoria che è al momento supertrafficata verrà rimpiazzata entro l’anno prossimo da una piazza aperta al pubblico grande quanto la metà di uno stadio di calcio, che consentirà una piacevole passeggiata dal Barbican fino al Millennium Bridge e alla Tate Modern. Invece Threadneedle Street, l’iconica strada davanti alla Banca d’Inghilterra, è stata chiusa al traffico e “regalata” a pedoni e biciclette, mentre nella piazza antistante il Royal Exchange lo shopping centre, che sorge dove una volta c’era la Borsa, è stato autorizzato a installare chioschi che servono vin brulè.

O

di Valeriano Musiu

La riconversione dopo la pandemia

E in tutta la City si aggiorneranno i regolamenti urbanistici per assicurarsi che i nuovi progetti includano piani per la riduzione delle emissioni e si incoraggerà la costruzione di edifici sostenibili che prevedano, ad esempio, i “tetti verdi”. Si tratta, specialmente dopo la Brexit, di consolidare il ruolo del Miglio Quadrato come centro finanziario leader nel mercato globale: anche rafforzando l’attrattiva degli edifici e degli spazi pubblici come luoghi piacevoli dove lavorare, vivere, studiare o fare turismo. È una riconversione resa necessaria dai cambiamenti irreversibili causati dalla pandemia: a Londra la settimana di cinque giorni in ufficio è morta, rimpiazzata dal lavoro ibrido che prevede non più di due-tre giorni alla settimana in presenza e il resto da remoto. Questo però ha avuto un impatto negativo sull’indotto della City, dai bar alla ristorazione alle altre attività commerciali: da qui dunque l’esigenza di riconvertire il Miglio Quadrato da semplice giungla di uffici a destinazione da visitare anche nei weekend o luogo in cui risiedere. Ecco allora la necessità di fare della cittadella finanziaria un quartiere a misura d’uomo, rispettoso dell’ambiente e di chi ci vive.

di Giorgia Bollati

Una strategia di lunga data

Non si tratta di una conversione dell’ultima ora. Già nel 2019 era stata lanciata una Strategia per la Qualità dell’Aria, che puntava ad adeguare entro il 2025 il 90 per cento della City alle linee guida dell’Organizzazione Mondale della Sanità in termini di emissioni di anidride carbonica: e a supporto è stata creata una app, CityAir, che fornisce informazioni sugli itinerari a basso inquinamento e manda agli utenti consigli e avvisi. Ma il Miglio Quadrato non dimentica la propria vocazione fondamentale di centro finanziario globale, solo che anche ciò viene coniugato con le preoccupazioni ambientali. Sempre il 2019 aveva visto la fondazione del Green Finance Institute, il principale forum di collaborazione fra il settore pubblico e quello privato in materia di finanza verde: un ambito, questo, che da strumento di nicchia sta diventando rapidamente l’unica opzione per il settore finanziario e dei servizi professionali e che implica l’integrazione del rischio climatico in tutte le decisioni. Già adesso la Borsa di Londra è il mercato azionario più “verde” del mondo, grazie a un contesto di regolamentazione favorevole e innovativo: e con la possibilità di divergere dal quadro europeo offerta dalla Brexit, questo è un settore su cui si punta moltissimo, mobilitando capitali diretti verso la finanza sostenibile e attraendo talenti da tutto il mondo versati nelle questioni legate alla sostenibilità.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Luigi Ippolito

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Le bici sfrecciano davanti alla Bank of England: la City di Londra si fa a misura d’uomo

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24.03.2024

Una rivoluzione attraversa le strade della City: ma non si tratta di un’insurrezione popolare contro i ricchi banchieri londinesi, bensì di un’onda verde che mira a trasformare la cittadella finanziaria britannica in un’oasi ambientale. È un progetto che prevede fra le altre cose l’ampliamento dei marciapiedi, l’introduzione di piste ciclabili, la costruzione di piazze pubbliche e di spazi pedonali: il tutto fa parte di quella Strategia di Azione Climatica che punta a fare della City una zona a emissioni zero entro il 2040, dieci anni prima dell’obiettivo dichiarato dal governo di Londra (un progetto anticipato nelle pagine di Pianeta 2030 nel numero del 24 marzo 2021).

La cittadella finanziaria punta a diventare una zona a emissioni zero entro il 2040, con 10 anni di anticipo rispetto al resto della capitale britannica. Un piano fatto di piazze pedonali e piste ciclabili, per restare attrattiva dopo Brexit e pandemia

Già adesso, quando si sbuca dalla metropolitana a Bank, la fermata davanti alla Banca d’Inghilterra che ogni mattina sputa fuori decine di migliaia di professionisti del mondo finanziario, lo spettacolo è completamente diverso rispetto a 20 anni fa: allora si era avvolti dal traffico e dalle esalazioni dei gas di scarico, oggi le macchine sono state bandite da quell’incrocio per 12 ore al giorno durante i giorni feriali, i marciapiedi sono stati allargati e sono state perfino installate delle panchine per consentire una sosta e sorseggiare un caffè tra un meeting di lavoro e un altro.

di Sergio Harari*

Il piano di........

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