Una proroga di qualche mese del mercato tutelato dell’energia o, se proprio non fosse possibile, misure alternative per mettere al riparo famiglie e piccole imprese dal caro prezzi. La Lega continua il pressing sugli alleati di governo per rinviare oltre il 10 gennaio 2024 la fine del servizio di maggior tutela per gli utenti di gas e luce, riforma del Pnrr già acquisita e «monetizzata» dal governo con la terza rata dei fondi, versata dalla Ue in ottobre, e riferita agli obiettivi di fine 2022. Mentre le quotazioni del gas tornano sotto i 40 euro al megawattora (minimo da quasi due anni), anche Pd e M5S insistono per la proroga e Fratelli d’Italia non chiude la porta, ma ricorda a tutti di essere stato l’unico partito a votare contro la misura.
di Marco Galluzzo
La posizione del governo
Per il ministro delle Politiche Ue, Raffaele Fitto, non sarà una partita facile da risolvere. Nessun Paese europeo ha ancora revocato una riforma prevista nel Pnrr nazionale, e la scelta rischia di costare cara perché, da regolamento, può comportare prima la sospensione e poi la revoca dei finanziamenti legati a quella misura. Nel caso di specie una cifra importante, perché si tratta di una riforma derivante dall’applicazione della Legge sulla concorrenza del 2021. «Il governo sta lavorando e andremo a contrattare con la Commissione una proroga di qualche mese, o dovremo capire con la normativa nazionale come tutelare questi utenti» dice il capogruppo della Lega alla Camera, Roberto Molinari. «Se tecnicamente è possibile una proroga di un anno sul mercato tutelato il governo la farà. Ma ci vuole un’autorizzazione europea. Perché è l’Italia che si e’ impegnata ed è colpa della maggioranza che governava allora» replica il capogruppo di FdI, Tommaso Foti.
di Massimiliano Jattoni Dall’Asén
Il problema dell’attuazione
Anche il Pd con Elly Schlein chiede un ripensamento, mentre Calenda riconosce che la decisione si deve al governo Draghi, Lega compresa, «ma questi — dice Calenda — non sanno neanche cosa votano». Quello del mercato tutelato, la prima vera ed effettiva difficoltà di attuazione di una riforma Pnrr, è un caso importante. Fin qui il rispetto delle milestone e dei target è stato garantito, in moltissimi casi, dal varo della normativa e della regolamentazione attuativa. Ora si aprono i problemi attuativi. Sul fronte della giustizia, per esempio, c’è tutta la normativa per la digitalizzazione dei processi penali e civili, ma l’applicazione informatica che dovrebbe debuttare dal primo gennaio pare abbia seri problemi. Lo stesso per gli appalti pubblici: da gennaio dovrebbero essere tutti telematici, la normativa c’è, ma pochissime stazioni appaltanti si sono dotate della piattaforma per operare.
di Fausta Chiesa
I Comuni chiedono 10 miliardi
In più ci sono da gestire le «conseguenze» della revisione generale del Pnrr appena concordata con la Ue. I Comuni, chiedono al governo 10 miliardi di fondi alternativi per compensare i progetti usciti dal Pnrr, mentre si apre un altro problema sulle risorse per il dissesto idrogeologico. Nel vecchio Piano c’erano 2,4 miliardi, divisi a metà tra Ambiente e Protezione Civile. Nel nuovo ce ne sono 1,5, dei quali 1,2 affidati al Commissario per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna. Fitto garantisce che non sarà definanziato nessuno dei vecchi progetti, ma sottolinea che ben 67 miliardi di questi sarebbero stati alla fine inammissibili.
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30 nov 2023
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