Via libera dalla Commissione Ue, pronta a versare entro l’anno la quarta rata da 16,5 miliardi, alla rivisitazione del Pnrr proposta dal governo Meloni. Il Piano originario del governo Draghi viene modificato profondamente, con sette nuovi obiettivi di riforma, 11,5 miliardi spostati da progetti in ritardo o non realizzabili, la rimodulazione di altri 9 e 2,8 miliardi aggiuntivi dalla Ue, che con i fondi ricavati dalla revisione finanzieranno il capitolo RePowerUe da 11,1 miliardi per la transizione ecologica.
«21 miliardi per la crescita»
Tra nuovi fondi e riprogrammazione «sono 21 miliardi di euro in più, oltre la Legge di Bilancio, per la crescita» sottolinea soddisfatta Giorgia Meloni. «E’ lì che abbiamo concentrato le risorse, con questo lavoro di cui possiamo essere fieri. Ringrazio la Commissione, rigida per certi versi, ma aperta all’uso delle risorse nel migliore dei modi. Spenderemo tutti i fondi» garantisce il premier. Con la revisione, la dotazione del Pnrr italiano sale a 194 miliardi di euro, cui si aggiungono i 30 miliardi del Fondo nazionale complementare. «Di questi, 150 miliardi sono comunque a debito, 122 del Pnrr e i 30 del Fnc: la revisione finalizza le risorse sulla crescita, sennò è difficile rientrare dal debito» dice il ministro delle Politiche Ue, Raffaele Fitto.
Alle imprese 12,4 miliardi
Tra RePower e altre misure saltano fuori 12,4 miliardi di fondi per le imprese: 6,3 per gli incentivi della Transizione 5.0, 320 milioni per l’autoproduzione energetica delle piccole imprese, 850 per l’agrisolare, poi 2,5 per la competitività e la resilienza delle filiere produttive, altri 2 per i contratti di filiera agricola («I fondi per l’agricoltura raddoppiano» sottolinea il ministro Francesco Lollobrigida), 308 milioni per il turismo. Dalla riprogrammazione dei fondi per il dissesto vengono ricavati 1,2 miliardi per l’alluvione dell’Emilia-Romagna.
Nuove infrastrutture per 5,2 miliardi
Nel nuovo Pnrr ci sono 1,8 miliardi per il rafforzamento di quelle elettriche e del gas, 1 per gli acquedotti, 1,1 miliardi per i treni green, 400 per l’alimentazione elettrica delle navi in porto, 920 milioni per la sicurezza delle scuole. Viene poi istituito un Fondo da 1 miliardo 380 milioni per l’efficienza energetica degli immobili delle famiglie a basso reddito. Aumenta di un miliardo anche la dotazione della Garanzia occupabilità lavoro. Ci sono infine 618 milioni di euro per i giovani, 238 dei quali per alloggi e studentati, 300 per le borse di studio, 100 per le start-up.
Sette nuove riforme
Nel Piano entrano sette riforme nuove come obiettivo: il taglio dei sussidi fiscali dannosi per l’ambiente (finora un tabù), il riordino complessivo degli incentivi alle imprese, il Testo Unico delle energie rinnovabili, la riqualificazione dei lavoratori, la riduzione dei costi di connessione degli impianti a biometano, l’integrazione con il Pnrr delle politiche di coesione finanziate dalla Ue con quelle del Pnrr (altri 47 miliardi di euro per il periodo ‘21-’27.
23 misure escono dal Piano
Gli obiettivi modificati sono ben 145, mentre escono dal Pnrr 5 miliardi di piccole opere dei comuni (il 57% sotto 100 mila euro), difficili da realizzare nei tempi, un miliardo di opere sulla viabilità che sarebbero state valutate inammissibili, alcune per il dissesto. Tutte, ha garantito Fitto, saranno comunque finanziate con altri fondi. Le misure che spariscono dal Piano originario sono 23, alcune delle quali riproposte in modo diverso su altri capitoli. Stop dunque al rafforzamento del Superbonus, delle linee ferroviarie regionali, al piano asili nido, ad ospedali e case di comunità sanitarie, telemedicina, agli investimenti nelle Zes.
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24 nov 2023
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Via libera della Ue al Piano di ripresa modificato, presto la quarta rata
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25.11.2023
Via libera dalla Commissione Ue, pronta a versare entro l’anno la quarta rata da 16,5 miliardi, alla rivisitazione del Pnrr proposta dal governo Meloni. Il Piano originario del governo Draghi viene modificato profondamente, con sette nuovi obiettivi di riforma, 11,5 miliardi spostati da progetti in ritardo o non realizzabili, la rimodulazione di altri 9 e 2,8 miliardi aggiuntivi dalla Ue, che con i fondi ricavati dalla revisione finanzieranno il capitolo RePowerUe da 11,1 miliardi per la transizione ecologica.
«21 miliardi per la crescita»
Tra nuovi fondi e riprogrammazione «sono 21 miliardi di euro in più, oltre la Legge di Bilancio, per la crescita» sottolinea soddisfatta Giorgia Meloni. «E’ lì che abbiamo concentrato le risorse, con questo lavoro di cui possiamo essere fieri. Ringrazio la Commissione, rigida per certi versi, ma aperta all’uso delle risorse nel migliore dei modi. Spenderemo tutti i fondi» garantisce il premier. Con la revisione, la dotazione del Pnrr italiano sale a 194 miliardi di euro, cui si aggiungono i 30 miliardi del Fondo nazionale complementare. «Di questi, 150 miliardi sono comunque a debito, 122 del Pnrr e i 30 del Fnc: la revisione finalizza le risorse sulla crescita, sennò è difficile rientrare dal debito» dice il ministro delle Politiche Ue, Raffaele Fitto.
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