Quando Sultan Al Jaber, presidente dei negoziati internazionali sul clima Cop28 a Dubai, si prodiga a voler spiegare ai giornalisti (e forse anche a noi) che non c'è alcun conflitto d'interessi tra l'attuale ruolo e il mestiere di petroliere, per informazione è amministratore delegato della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, qualche dubbio sulla veridicità delle sue parole (e sulle reali intenzioni del suo mandato) ti passa per la mente.

Comunque, diciamo che inizialmente ti fidi. Andando avanti però ti accorgi o scopri che il problema della credibilità della persona diventa oggettivo. Personalmente, le dichiarazioni sconfortanti del poco green e molto negazionista politico emiratino, mi fanno venire la sensazione, o reazione, di freddo tremore alla schiena. Quel gelo elettrico, e innaturale, che ti attraversa la spina dorsale e si porta dietro un forte mal di testa, che scoppia leggendo le trascrizioni pubblicate dal Guardian del confronto con Mary Robinson, ex presidente dell'Irlanda e inviata speciale delle Nazioni Unite per il clima, a un evento del 21 novembre, a cui Al Jaber ha partecipato e detto: “Non esiste alcuna scienza, né alcuno scenario, a conferma che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili sia ciò che permetterà di raggiungere l’1,5° C”.

Può bastare? Purtroppo no. Ecco, aggiungersi la ciliegina della formulazione del postulato che enuncia come uno sviluppo sostenibile al contrario si trasformerebbe in qualcosa di insostenibile: “A meno che non si voglia riportare il mondo nelle caverne”. Ragionamento sufficiente a spiegare in che mani siamo. Va detto che il suddetto discusso personaggio ha ovviamente tenuto a precisare che le sue parole sulla scienza del clima sono state “male interpretate”. Insomma, si tratterebbe del classico fraintendimento, ingigantito dalla stampa. A sua discolpa c'è da dire che nell'audio raccolto dal noto quotidiano britannico durante la riunione Al Jaber sprona a investire in energia pulita e tecnologie alternative, vantandosi di aver portato 51 compagnie petrolifere a concordare obiettivi di decarbonizzazione e ben 119 stati ad impegnarsi per triplicare l'energia rinnovabile.

Preso atto dei risultati conseguiti la domanda sporge spontanea: Al Jaber è un eroe dell'ambiente o cosa altro? In realtà una risposta definitiva non c'è. In base a come vedete le cose, politicamente, avrete un giudizio diverso. Ecologisti, ambientalisti e una larga fetta di pubblico di sinistra è convinta che il vertice mondiale sul clima sia scaduto nella farsa completa. Lo dicono da tempo, adesso hanno le prove. Al contrario una parte della destra conservatrice, di matrice trumpiana ma non solo, ha letto in questa definizione perentoria sul futuro della civiltà umana, nel caso abbracciassimo politiche green, un perfetto slogan di propaganda, adatto a tutte le stagioni e utilissimo in campagna elettorale. Un ottimo motivo, si fa per dire, per ritardare l'obiettivo di zero emissioni nette e focalizzare l'attenzione su altre questioni (talune sicuramente meno impellenti ed impattanti).

In questo senso l'uscita “cavernicola” di Al Jaber è un chiaro messaggio di conforto per non abiurare i combustibili fossili, e continuare sulla stessa strada. Insito in questo approccio sbagliato tanto la negazione delle potenzialità economiche di un rivoluzionario cambiamento energetico quanto un pensiero volto ad offuscare il peso della scienza. Ed è proprio l’attacco alla scienza, che arriva incredibilmente da Dubai, e dal suo presidente pro tempore, che più deve farci preoccupare. Scienza, che dal canto suo ribadisce, attraverso i suoi autorevoli report, la necessità vitale di ridurre le emissioni di gas serra se non si vuole che il riscaldamento sfori entro sette anni la soglia fatidica di 1,5°C. Come ci ricordano i climatologi del Global Carbon Project nel loro ultimo studio.

Il catastrofico innalzamento globale del livello del mare di 1 metro entro il 2050 costringerebbe milioni di persone a lasciare le loro case. Questo processo attualmente irreversibile è indotto dal cambiamento climatico in corso. Essendo direttamente correlato a tre fattori principali del riscaldamento globale: espansione termica, scioglimento dei ghiacciai e perdita di massa delle calotte artiche. Se quindi nel giro di qualche decennio vedremo le nostre zone costiere completamente sommerse non vi sorprendete, la colpa è delle emissioni. Se poi le isole spariranno risucchiate dalle onde allora ricordatevi del mito di Atlantide o di Mu. A questo proposito c'è un ramo della scienza che indaga le tradizioni orali sulle possibili radici geologiche di storie leggendarie per trarne indicazioni preziose, si chiama geomitologia. L'elemento climatico è parte integrante di questi studi. Dove miti e favole tramandate nel corso di migliaia di anni contengono prove di disastri ambientali del passato. Quelle future forse parleranno degli errori commessi dagli Stati alle varie Cop.

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Quando Sultan Al Jaber, presidente dei negoziati internazionali sul clima Cop28 a Dubai, si prodiga a voler spiegare ai giornalisti (e forse anche a noi) che non c'è alcun conflitto d'interessi tra l'attuale ruolo e il mestiere di petroliere, per informazione è amministratore delegato della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, qualche dubbio sulla veridicità delle sue parole (e sulle reali intenzioni del suo mandato) ti passa per la mente.

Comunque, diciamo che inizialmente ti fidi. Andando avanti però ti accorgi o scopri che il problema della credibilità della persona diventa oggettivo. Personalmente, le dichiarazioni sconfortanti del poco green e molto negazionista politico emiratino, mi fanno venire la sensazione, o reazione, di freddo tremore alla schiena. Quel gelo elettrico, e innaturale, che ti attraversa la spina dorsale e si porta dietro un forte mal di testa, che scoppia leggendo le trascrizioni pubblicate dal Guardian del confronto con Mary Robinson, ex presidente dell'Irlanda e inviata speciale delle Nazioni Unite per il clima, a un evento del 21 novembre, a cui Al Jaber ha partecipato e detto: “Non esiste alcuna scienza, né alcuno scenario, a conferma che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili sia ciò che permetterà di raggiungere l’1,5° C”.

Può bastare? Purtroppo no. Ecco, aggiungersi la ciliegina della formulazione del postulato che enuncia come uno sviluppo sostenibile al contrario si trasformerebbe in qualcosa di insostenibile: “A meno che non si voglia riportare il mondo nelle caverne”. Ragionamento sufficiente a spiegare in che mani siamo. Va detto che il suddetto discusso personaggio ha ovviamente tenuto a precisare che le sue parole sulla scienza del clima sono state “male interpretate”. Insomma, si tratterebbe del classico fraintendimento, ingigantito dalla stampa. A sua discolpa c'è da dire che nell'audio raccolto dal noto quotidiano britannico durante la riunione Al Jaber sprona a investire in energia pulita e tecnologie alternative, vantandosi di aver portato 51 compagnie petrolifere a concordare obiettivi di decarbonizzazione e ben 119 stati ad impegnarsi per triplicare l'energia rinnovabile.

Preso atto dei risultati conseguiti la domanda sporge spontanea: Al Jaber è un eroe dell'ambiente o cosa altro? In realtà una risposta definitiva non c'è. In base a come vedete le cose, politicamente, avrete un giudizio diverso. Ecologisti, ambientalisti e una larga fetta di pubblico di sinistra è convinta che il vertice mondiale sul clima sia scaduto nella farsa completa. Lo dicono da tempo, adesso hanno le prove. Al contrario una parte della destra conservatrice, di matrice trumpiana ma non solo, ha letto in questa definizione perentoria sul futuro della civiltà umana, nel caso abbracciassimo politiche green, un perfetto slogan di propaganda, adatto a tutte le stagioni e utilissimo in campagna elettorale. Un ottimo motivo, si fa per dire, per ritardare l'obiettivo di zero emissioni nette e focalizzare l'attenzione su altre questioni (talune sicuramente meno impellenti ed impattanti).

In questo senso l'uscita “cavernicola” di Al Jaber è un chiaro messaggio di conforto per non abiurare i combustibili fossili, e continuare sulla stessa strada. Insito in questo approccio sbagliato tanto la negazione delle potenzialità economiche di un rivoluzionario cambiamento energetico quanto un pensiero volto ad offuscare il peso della scienza. Ed è proprio l’attacco alla scienza, che arriva incredibilmente da Dubai, e dal suo presidente pro tempore, che più deve farci preoccupare. Scienza, che dal canto suo ribadisce, attraverso i suoi autorevoli report, la necessità vitale di ridurre le emissioni di gas serra se non si vuole che il riscaldamento sfori entro sette anni la soglia fatidica di 1,5°C. Come ci ricordano i climatologi del Global Carbon Project nel loro ultimo studio.

Il catastrofico innalzamento globale del livello del mare di 1 metro entro il 2050 costringerebbe milioni di persone a lasciare le loro case. Questo processo attualmente irreversibile è indotto dal cambiamento climatico in corso. Essendo direttamente correlato a tre fattori principali del riscaldamento globale: espansione termica, scioglimento dei ghiacciai e perdita di massa delle calotte artiche. Se quindi nel giro di qualche decennio vedremo le nostre zone costiere completamente sommerse non vi sorprendete, la colpa è delle emissioni. Se poi le isole spariranno risucchiate dalle onde allora ricordatevi del mito di Atlantide o di Mu. A questo proposito c'è un ramo della scienza che indaga le tradizioni orali sulle possibili radici geologiche di storie leggendarie per trarne indicazioni preziose, si chiama geomitologia. L'elemento climatico è parte integrante di questi studi. Dove miti e favole tramandate nel corso di migliaia di anni contengono prove di disastri ambientali del passato. Quelle future forse parleranno degli errori commessi dagli Stati alle varie Cop.

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06.12.2023

Quando Sultan Al Jaber, presidente dei negoziati internazionali sul clima Cop28 a Dubai, si prodiga a voler spiegare ai giornalisti (e forse anche a noi) che non c'è alcun conflitto d'interessi tra l'attuale ruolo e il mestiere di petroliere, per informazione è amministratore delegato della compagnia petrolifera statale degli Emirati Arabi Uniti, qualche dubbio sulla veridicità delle sue parole (e sulle reali intenzioni del suo mandato) ti passa per la mente.

Comunque, diciamo che inizialmente ti fidi. Andando avanti però ti accorgi o scopri che il problema della credibilità della persona diventa oggettivo. Personalmente, le dichiarazioni sconfortanti del poco green e molto negazionista politico emiratino, mi fanno venire la sensazione, o reazione, di freddo tremore alla schiena. Quel gelo elettrico, e innaturale, che ti attraversa la spina dorsale e si porta dietro un forte mal di testa, che scoppia leggendo le trascrizioni pubblicate dal Guardian del confronto con Mary Robinson, ex presidente dell'Irlanda e inviata speciale delle Nazioni Unite per il clima, a un evento del 21 novembre, a cui Al Jaber ha partecipato e detto: “Non esiste alcuna scienza, né alcuno scenario, a conferma che l’eliminazione graduale dei combustibili fossili sia ciò che permetterà di raggiungere l’1,5° C”.

Può bastare? Purtroppo no. Ecco, aggiungersi la ciliegina della formulazione del postulato che enuncia come uno sviluppo sostenibile al contrario si trasformerebbe in qualcosa di insostenibile: “A meno che non si voglia riportare il mondo nelle caverne”. Ragionamento sufficiente a spiegare in che mani siamo. Va detto che il suddetto discusso personaggio ha ovviamente tenuto a precisare che le sue parole sulla scienza del clima sono state “male interpretate”. Insomma, si tratterebbe del classico fraintendimento, ingigantito dalla stampa. A sua discolpa c'è da dire che nell'audio raccolto dal noto quotidiano britannico durante la riunione Al Jaber sprona a investire in energia pulita e tecnologie alternative, vantandosi di aver portato 51 compagnie petrolifere a concordare obiettivi di decarbonizzazione e ben 119 stati ad impegnarsi per triplicare l'energia rinnovabile.

Preso atto dei risultati conseguiti la domanda sporge spontanea: Al Jaber è un eroe dell'ambiente o cosa altro? In realtà una risposta definitiva non c'è. In base a come vedete le cose, politicamente, avrete un giudizio diverso. Ecologisti, ambientalisti e una larga fetta di pubblico di sinistra è convinta........

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