Cop28 è alle porte. La Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici apre i battenti tra due settimane e, sino al 15 dicembre sarà ospitata a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Dove si ritroveranno delegati, osservatori ed esperti provenienti da oltre 200 paesi del mondo.

Negli ultimi 10 mesi il nostro Pianeta e i suoi abitanti hanno attraversato un periodo climaticamente difficile. Secondo gli ultimi dati il 2023 è destinato a diventare quasi certamente l'anno più caldo mai registrato nella storia. Con conseguenze impressionanti. I ghiacciai stanno scomparendo, le calotte glaciali si sciolgono e i deserti si ampliano ad un ritmo sempre più rapido. A questi flagelli vanno aggiunte piogge intense, siccità e incendi che si verificano con una frequenza inusuale.

Circa 2 miliardi di persone, quasi un quarto della popolazione mondiale, hanno sopportato almeno cinque giorni consecutivi di caldo estremo nel 2023, che nel complesso ha causato migliaia di vittime. E i meteorologi dicono che la situazione peggiorerà l'anno prossimo. Quando le temperature dovrebbero aumentare ulteriormente a causa del fenomeno di El Niño.

Nei mesi preparatori ai lavori del summit sull'ambiente è stato raggiunto tra gli sherpa dei governi qualche progresso nella condivisione dell'agenda di lavoro. Divisioni di fondo, non è una novità, persistono sulla questione degli strumenti finanziari di aiuto. Passi avanti fanno invece i negoziati su tematiche importanti, compreso il meccanismo di revisione del Global Stocktake (GST), che viene utilizzato per monitorare l'attuazione e valutare i progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi concordati a Parigi nel 2015, e che a questo punto determinerà il successo o meno della Cop28.

Inoltre, si è molto discusso su come accelerare la mitigazione ai cambiamenti climatici e del sostegno, in questa fase, ai Paesi in via di sviluppo. I finanziamenti per perdite, danni e adattamento da clima sono oramai un elemento riconosciuto imprescindibile. Se, tuttavia, sono state gettate le basi per un’azione climatica più ambiziosa gli impegni delle parti e la loro attuazione sono tutt’altro che sufficienti. In questi mesi la diplomazia ha concordato elementi strutturali per le scelte condivise che dovranno essere prese a Dubai. Formulando precise raccomandazioni da esaminare e adottare durante i lavori a Cop28. Detto questo non ci si può certo nascondere che sono emerse ancora una volta profonde discordanze tra stati ricchi e poveri, con quest’ultimi che sono sempre più frustrati per il fatto che i loro bisogni finanziari non vengono soddisfatti, mentre gli impatti climatici aumentano in tutto il mondo.

La prossima Cop28 è vista come un'ultima chance che l'umanità ha di correggere le proprie abitudini e su come porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Secondo quanto attestato dai dati scientifici, la combustione di carbone, gas e petrolio sta ancora riempiendo l'atmosfera con emissioni di gas serra che causano calore, in particolare l'anidride carbonica, e che sono all'origine del caos globale attuale.

Purtroppo, le previsioni per un cambiamento di approccio sono scarse. Il mantenimento del riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C è una chimera, e di questo irrisolto problema si parlerà molto durante la Cop28.

A Parigi, inizialmente, i delegati pensarono di istituire un regolare bilancio globale dell'efficacia delle azioni che sarebbero state intraprese. I risultati saranno presentati alla Cop28 e offriranno un quadro inquietante, in quanto mostreranno che l'umanità è selvaggiamente fuori rotta nei suoi tentativi di limitare il riscaldamento globale. Prevedibile infatti che nel 2030 siano emesse circa 22 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in più rispetto al livello massimo necessario per mantenere le temperature globali al di sotto del limite di 1,5 C. In altre parole, per raggiungere le nostre aspirazioni climatiche dobbiamo trovare il modo di tagliare 22 miliardi di tonnellate, l'equivalente delle emissioni combinate dei cinque peggiori inquinatori di carbonio del mondo: Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone.

La triste verità è che c'è un generalizzato disinteresse politico per il climate change. Alla vigilia di un 2024 dove andranno al voto le democrazie dell’occidente non sarà facile conciliare le esigenze di vivere in un ambiente sostenibile, sano, compatibile con la realpolitik di casa propria.

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Cop28 è alle porte. La Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici apre i battenti tra due settimane e, sino al 15 dicembre sarà ospitata a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Dove si ritroveranno delegati, osservatori ed esperti provenienti da oltre 200 paesi del mondo.

Negli ultimi 10 mesi il nostro Pianeta e i suoi abitanti hanno attraversato un periodo climaticamente difficile. Secondo gli ultimi dati il 2023 è destinato a diventare quasi certamente l'anno più caldo mai registrato nella storia. Con conseguenze impressionanti. I ghiacciai stanno scomparendo, le calotte glaciali si sciolgono e i deserti si ampliano ad un ritmo sempre più rapido. A questi flagelli vanno aggiunte piogge intense, siccità e incendi che si verificano con una frequenza inusuale.

Circa 2 miliardi di persone, quasi un quarto della popolazione mondiale, hanno sopportato almeno cinque giorni consecutivi di caldo estremo nel 2023, che nel complesso ha causato migliaia di vittime. E i meteorologi dicono che la situazione peggiorerà l'anno prossimo. Quando le temperature dovrebbero aumentare ulteriormente a causa del fenomeno di El Niño.

Nei mesi preparatori ai lavori del summit sull'ambiente è stato raggiunto tra gli sherpa dei governi qualche progresso nella condivisione dell'agenda di lavoro. Divisioni di fondo, non è una novità, persistono sulla questione degli strumenti finanziari di aiuto. Passi avanti fanno invece i negoziati su tematiche importanti, compreso il meccanismo di revisione del Global Stocktake (GST), che viene utilizzato per monitorare l'attuazione e valutare i progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi concordati a Parigi nel 2015, e che a questo punto determinerà il successo o meno della Cop28.

Inoltre, si è molto discusso su come accelerare la mitigazione ai cambiamenti climatici e del sostegno, in questa fase, ai Paesi in via di sviluppo. I finanziamenti per perdite, danni e adattamento da clima sono oramai un elemento riconosciuto imprescindibile. Se, tuttavia, sono state gettate le basi per un’azione climatica più ambiziosa gli impegni delle parti e la loro attuazione sono tutt’altro che sufficienti. In questi mesi la diplomazia ha concordato elementi strutturali per le scelte condivise che dovranno essere prese a Dubai. Formulando precise raccomandazioni da esaminare e adottare durante i lavori a Cop28. Detto questo non ci si può certo nascondere che sono emerse ancora una volta profonde discordanze tra stati ricchi e poveri, con quest’ultimi che sono sempre più frustrati per il fatto che i loro bisogni finanziari non vengono soddisfatti, mentre gli impatti climatici aumentano in tutto il mondo.

La prossima Cop28 è vista come un'ultima chance che l'umanità ha di correggere le proprie abitudini e su come porre fine alla nostra dipendenza dai combustibili fossili. Secondo quanto attestato dai dati scientifici, la combustione di carbone, gas e petrolio sta ancora riempiendo l'atmosfera con emissioni di gas serra che causano calore, in particolare l'anidride carbonica, e che sono all'origine del caos globale attuale.

Purtroppo, le previsioni per un cambiamento di approccio sono scarse. Il mantenimento del riscaldamento globale al di sotto di 1,5°C è una chimera, e di questo irrisolto problema si parlerà molto durante la Cop28.

A Parigi, inizialmente, i delegati pensarono di istituire un regolare bilancio globale dell'efficacia delle azioni che sarebbero state intraprese. I risultati saranno presentati alla Cop28 e offriranno un quadro inquietante, in quanto mostreranno che l'umanità è selvaggiamente fuori rotta nei suoi tentativi di limitare il riscaldamento globale. Prevedibile infatti che nel 2030 siano emesse circa 22 miliardi di tonnellate di anidride carbonica in più rispetto al livello massimo necessario per mantenere le temperature globali al di sotto del limite di 1,5 C. In altre parole, per raggiungere le nostre aspirazioni climatiche dobbiamo trovare il modo di tagliare 22 miliardi di tonnellate, l'equivalente delle emissioni combinate dei cinque peggiori inquinatori di carbonio del mondo: Cina, Stati Uniti, India, Russia e Giappone.

La triste verità è che c'è un generalizzato disinteresse politico per il climate change. Alla vigilia di un 2024 dove andranno al voto le democrazie dell’occidente non sarà facile conciliare le esigenze di vivere in un ambiente sostenibile, sano, compatibile con la realpolitik di casa propria.

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Il dilemma Cop28. Dovrebbe essere l'ultima chance, ma il climate change alla politica interessa poco

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15.11.2023

Cop28 è alle porte. La Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici apre i battenti tra due settimane e, sino al 15 dicembre sarà ospitata a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti. Dove si ritroveranno delegati, osservatori ed esperti provenienti da oltre 200 paesi del mondo.

Negli ultimi 10 mesi il nostro Pianeta e i suoi abitanti hanno attraversato un periodo climaticamente difficile. Secondo gli ultimi dati il 2023 è destinato a diventare quasi certamente l'anno più caldo mai registrato nella storia. Con conseguenze impressionanti. I ghiacciai stanno scomparendo, le calotte glaciali si sciolgono e i deserti si ampliano ad un ritmo sempre più rapido. A questi flagelli vanno aggiunte piogge intense, siccità e incendi che si verificano con una frequenza inusuale.

Circa 2 miliardi di persone, quasi un quarto della popolazione mondiale, hanno sopportato almeno cinque giorni consecutivi di caldo estremo nel 2023, che nel complesso ha causato migliaia di vittime. E i meteorologi dicono che la situazione peggiorerà l'anno prossimo. Quando le temperature dovrebbero aumentare ulteriormente a causa del fenomeno di El Niño.

Nei mesi preparatori ai lavori del summit sull'ambiente è stato raggiunto tra gli sherpa dei governi qualche progresso nella condivisione dell'agenda di lavoro. Divisioni di fondo, non è una novità, persistono sulla questione degli strumenti finanziari di aiuto. Passi avanti fanno invece i negoziati su tematiche importanti, compreso il meccanismo di revisione del Global Stocktake (GST), che viene utilizzato per monitorare l'attuazione e valutare i progressi compiuti nel raggiungimento degli obiettivi concordati a Parigi nel 2015, e che a questo punto determinerà il successo o meno della Cop28.

Inoltre, si è molto discusso su come accelerare la mitigazione ai cambiamenti climatici e del sostegno, in questa fase, ai Paesi in via di sviluppo. I finanziamenti per perdite, danni e adattamento da clima sono oramai un elemento riconosciuto imprescindibile. Se, tuttavia, sono state gettate le basi per un’azione climatica più ambiziosa gli impegni delle parti e la loro attuazione sono tutt’altro che sufficienti. In questi mesi la diplomazia ha concordato elementi strutturali per le scelte........

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