Il 29 dicembre 2022, nel giorno del suo insediamento, il premier Netanyahu pronunciò questo discorso: “Sono molto commosso nell'aprire la prima riunione di gabinetto del 37° governo. Questo è davvero un giorno di festa. Durante il tragitto alla Knesset sono riuscito a incontrare molti cittadini. Sorridevano felici. Erano contenti, prima di tutto, che fossimo tornati e avessimo formato un governo, e che abbiamo ripristinato la stabilità, erano soddisfatti perché sono certi che lavoreremo insieme per tutti i cittadini di Israele. Questa è la sesta volta che formo un governo. Posso dirvi che sto iniziando il mio sedicesimo anno come primo ministro di Israele. Amici miei, potete presumere che sono già avvezzo a tutto ciò, ma io non mi sento abituato, sono emozionato anche questa volta. Sono emozionato, prima di tutto, per la grande fiducia che il popolo di Israele ci ha dato. Sono entusiasta della responsabilità che ci attende. Sono euforico perché so che abbiamo una squadra eccellente, con persone eccezionali imbevute di un senso di missione che lavoreranno per tutti i cittadini di Israele. Abbiamo quattro obiettivi principali, che ho definito oggi nel mio intervento. Li ripeterò perché sono importanti. Prima di tutto, bloccare l'Iran. Questa è una questione esistenziale. Da subito ci occuperemo della nostra sopravvivenza e della nostra sicurezza. In secondo luogo, dobbiamo ripristinare la sicurezza e la governance all'interno dello Stato di Israele. Terzo, abbiamo da affrontare il costo della vita e il problema abitativo. Quarto, e credo che questo sia a portata di mano, lavoreremo per allargare il cerchio della pace. Sono certo che lo faremo perché siamo un governo unito. Posso dirvi che questo esecutivo è diverso: senza pari, senza alternative, senza nessuna delle limitazioni precedenti. Siamo un governo unito nella visione e nell'obiettivo. Abbiamo condotto Israele “nell'Età dell'Oro”, gli anni migliori della sua storia. Porteremo Israele a nuovi livelli e lo faremo come governo responsabile e dedicato che rispetterà il suo mandato...”. Bibi is back. Il re è tornato sul trono. L'atmosfera che si respira è di gioia. Applausi. Strette di mano. Fuori dall'aula qualcuno invece dubita dei piani e delle promesse del Signore della destra. Aveva ragione.

25 dicembre 2023. Un anno dopo, ecco Netanyahu questa volta rivolgersi alla Knesset, in un momento difficile e buio per Israele: “A voi, soldati dell'Idf, e a voi, famiglie che soffrite e ai parenti degli ostaggi, dico da questo podio: non ci fermeremo e non ci fermeremo finché non saremo vittoriosi, perché non abbiamo altro paese che questo, e non abbiamo altra strada. Insieme a voi, insieme ad ogni casa e ad ogni cittadino in Israele, prego per il bene dei nostri ostaggi, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle: I nostri fratelli, l'intera famiglia di Israele, che sono tenuti nell'angoscia e nella prigionia, sia che si trovino in mare o sulla terraferma, che Dio abbia pietà di loro e allontani la paura dandogli sollievo, che possano passare dalle tenebre alla luce, dalla sottomissione alla redenzione adesso, subito. Vorrei aggiungere un'altra preghiera, una preghiera per il bene dei nostri soldati dell'Idf: Colui che ha benedetto i nostri antenati Abramo, Isacco e Giacobbe, benedica i soldati delle Forze di Difesa Israeliane, che fanno la guardia alla nostra terra e alle città del nostro D-o (per rispetto è regola degli ebrei praticanti non scrivere la parola Dio per intero), dal confine del Libano al deserto d'Egitto, e dal Grande Mare fino all'Arava, sulla terra, in cielo e mare. Possa l'Onnipotente far sì che i nemici che si levano contro di noi siano abbattuti. Possa il Santo, Benedetto sia Lui, preservare e salvare i nostri soldati da ogni affanno e angoscia e da ogni piaga e malattia, e possa Egli inviare benedizione e successo in ogni loro impresa. Combatteremo insieme e, con l'aiuto di D-o, vinceremo insieme”.

Dopo il 7 ottobre 2023 in Israele nessuno ha tanta voglia di gioire, tutto è cambiato con l'attacco terroristico palestinese al confine di Gaza. Il massacro, gli ostaggi e la guerra hanno fatto piombare il paese nell'incubo della paura. C'è aria di contestazione e profondo rammarico. Il dito è puntato contro Bibi. Che va avanti a testa bassa.

In 12 mesi Netanyahu ha dimostrato di non essere in grado di unire un paese spaccato e polarizzato; di non aver saputo allargare il perimetro della pace nella regione; di non garantire protezione ai propri cittadini. Nel momento di maggiore sconforto e difficoltà il falco del Likud non ha trovato di meglio che affidarsi alla preghiera, invocando la protezione divina. È un leader in caduta libera, inaffidabile e ingombrante, come gli alleati dell'estrema destra che lo hanno seguito in questa tragica esperienza di governo. Sono bastati 12 mesi per portare alla luce il disastro politico di questa maggioranza dalle venature razziste, nazionaliste, populiste e religiose. Responsabile di voler introdurre a tutti i costi una riforma della giustizia assolutista che scontenta tanti e minaccia i valori fondanti dello stato democratico e liberale, doppiamente responsabile di non aver valutato adeguatamente la pericolosità di Hamas, prendendo le dovute precauzioni. Oggi Israele scrive l'ennesima pagina di guerra della sua storia, domani forse ci sarà pace, ma non sarà grazie a Netanyahu.

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Il 29 dicembre 2022, nel giorno del suo insediamento, il premier Netanyahu pronunciò questo discorso: “Sono molto commosso nell'aprire la prima riunione di gabinetto del 37° governo. Questo è davvero un giorno di festa. Durante il tragitto alla Knesset sono riuscito a incontrare molti cittadini. Sorridevano felici. Erano contenti, prima di tutto, che fossimo tornati e avessimo formato un governo, e che abbiamo ripristinato la stabilità, erano soddisfatti perché sono certi che lavoreremo insieme per tutti i cittadini di Israele. Questa è la sesta volta che formo un governo. Posso dirvi che sto iniziando il mio sedicesimo anno come primo ministro di Israele. Amici miei, potete presumere che sono già avvezzo a tutto ciò, ma io non mi sento abituato, sono emozionato anche questa volta. Sono emozionato, prima di tutto, per la grande fiducia che il popolo di Israele ci ha dato. Sono entusiasta della responsabilità che ci attende. Sono euforico perché so che abbiamo una squadra eccellente, con persone eccezionali imbevute di un senso di missione che lavoreranno per tutti i cittadini di Israele. Abbiamo quattro obiettivi principali, che ho definito oggi nel mio intervento. Li ripeterò perché sono importanti. Prima di tutto, bloccare l'Iran. Questa è una questione esistenziale. Da subito ci occuperemo della nostra sopravvivenza e della nostra sicurezza. In secondo luogo, dobbiamo ripristinare la sicurezza e la governance all'interno dello Stato di Israele. Terzo, abbiamo da affrontare il costo della vita e il problema abitativo. Quarto, e credo che questo sia a portata di mano, lavoreremo per allargare il cerchio della pace. Sono certo che lo faremo perché siamo un governo unito. Posso dirvi che questo esecutivo è diverso: senza pari, senza alternative, senza nessuna delle limitazioni precedenti. Siamo un governo unito nella visione e nell'obiettivo. Abbiamo condotto Israele “nell'Età dell'Oro”, gli anni migliori della sua storia. Porteremo Israele a nuovi livelli e lo faremo come governo responsabile e dedicato che rispetterà il suo mandato...”. Bibi is back. Il re è tornato sul trono. L'atmosfera che si respira è di gioia. Applausi. Strette di mano. Fuori dall'aula qualcuno invece dubita dei piani e delle promesse del Signore della destra. Aveva ragione.

25 dicembre 2023. Un anno dopo, ecco Netanyahu questa volta rivolgersi alla Knesset, in un momento difficile e buio per Israele: “A voi, soldati dell'Idf, e a voi, famiglie che soffrite e ai parenti degli ostaggi, dico da questo podio: non ci fermeremo e non ci fermeremo finché non saremo vittoriosi, perché non abbiamo altro paese che questo, e non abbiamo altra strada. Insieme a voi, insieme ad ogni casa e ad ogni cittadino in Israele, prego per il bene dei nostri ostaggi, dei nostri fratelli e delle nostre sorelle: I nostri fratelli, l'intera famiglia di Israele, che sono tenuti nell'angoscia e nella prigionia, sia che si trovino in mare o sulla terraferma, che Dio abbia pietà di loro e allontani la paura dandogli sollievo, che possano passare dalle tenebre alla luce, dalla sottomissione alla redenzione adesso, subito. Vorrei aggiungere un'altra preghiera, una preghiera per il bene dei nostri soldati dell'Idf: Colui che ha benedetto i nostri antenati Abramo, Isacco e Giacobbe, benedica i soldati delle Forze di Difesa Israeliane, che fanno la guardia alla nostra terra e alle città del nostro D-o (per rispetto è regola degli ebrei praticanti non scrivere la parola Dio per intero), dal confine del Libano al deserto d'Egitto, e dal Grande Mare fino all'Arava, sulla terra, in cielo e mare. Possa l'Onnipotente far sì che i nemici che si levano contro di noi siano abbattuti. Possa il Santo, Benedetto sia Lui, preservare e salvare i nostri soldati da ogni affanno e angoscia e da ogni piaga e malattia, e possa Egli inviare benedizione e successo in ogni loro impresa. Combatteremo insieme e, con l'aiuto di D-o, vinceremo insieme”.

Dopo il 7 ottobre 2023 in Israele nessuno ha tanta voglia di gioire, tutto è cambiato con l'attacco terroristico palestinese al confine di Gaza. Il massacro, gli ostaggi e la guerra hanno fatto piombare il paese nell'incubo della paura. C'è aria di contestazione e profondo rammarico. Il dito è puntato contro Bibi. Che va avanti a testa bassa.

In 12 mesi Netanyahu ha dimostrato di non essere in grado di unire un paese spaccato e polarizzato; di non aver saputo allargare il perimetro della pace nella regione; di non garantire protezione ai propri cittadini. Nel momento di maggiore sconforto e difficoltà il falco del Likud non ha trovato di meglio che affidarsi alla preghiera, invocando la protezione divina. È un leader in caduta libera, inaffidabile e ingombrante, come gli alleati dell'estrema destra che lo hanno seguito in questa tragica esperienza di governo. Sono bastati 12 mesi per portare alla luce il disastro politico di questa maggioranza dalle venature razziste, nazionaliste, populiste e religiose. Responsabile di voler introdurre a tutti i costi una riforma della giustizia assolutista che scontenta tanti e minaccia i valori fondanti dello stato democratico e liberale, doppiamente responsabile di non aver valutato adeguatamente la pericolosità di Hamas, prendendo le dovute precauzioni. Oggi Israele scrive l'ennesima pagina di guerra della sua storia, domani forse ci sarà pace, ma non sarà grazie a Netanyahu.

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Il governo Netanyahu, un anno vissuto pericolosamente

8 0
28.12.2023

Il 29 dicembre 2022, nel giorno del suo insediamento, il premier Netanyahu pronunciò questo discorso: “Sono molto commosso nell'aprire la prima riunione di gabinetto del 37° governo. Questo è davvero un giorno di festa. Durante il tragitto alla Knesset sono riuscito a incontrare molti cittadini. Sorridevano felici. Erano contenti, prima di tutto, che fossimo tornati e avessimo formato un governo, e che abbiamo ripristinato la stabilità, erano soddisfatti perché sono certi che lavoreremo insieme per tutti i cittadini di Israele. Questa è la sesta volta che formo un governo. Posso dirvi che sto iniziando il mio sedicesimo anno come primo ministro di Israele. Amici miei, potete presumere che sono già avvezzo a tutto ciò, ma io non mi sento abituato, sono emozionato anche questa volta. Sono emozionato, prima di tutto, per la grande fiducia che il popolo di Israele ci ha dato. Sono entusiasta della responsabilità che ci attende. Sono euforico perché so che abbiamo una squadra eccellente, con persone eccezionali imbevute di un senso di missione che lavoreranno per tutti i cittadini di Israele. Abbiamo quattro obiettivi principali, che ho definito oggi nel mio intervento. Li ripeterò perché sono importanti. Prima di tutto, bloccare l'Iran. Questa è una questione esistenziale. Da subito ci occuperemo della nostra sopravvivenza e della nostra sicurezza. In secondo luogo, dobbiamo ripristinare la sicurezza e la governance all'interno dello Stato di Israele. Terzo, abbiamo da affrontare il costo della vita e il problema abitativo. Quarto, e credo che questo sia a portata di mano, lavoreremo per allargare il cerchio della pace. Sono certo che lo faremo perché siamo un governo unito. Posso dirvi che questo esecutivo è diverso: senza pari, senza alternative, senza nessuna delle limitazioni precedenti. Siamo un governo unito nella visione e nell'obiettivo. Abbiamo condotto Israele “nell'Età dell'Oro”, gli anni migliori della sua storia. Porteremo Israele a nuovi livelli e lo faremo come governo responsabile e dedicato che rispetterà il suo mandato...”. Bibi is back. Il re è tornato sul trono. L'atmosfera che si respira è di gioia. Applausi. Strette di mano. Fuori dall'aula qualcuno invece dubita dei piani e delle promesse del Signore della destra. Aveva ragione.

25 dicembre 2023. Un anno dopo, ecco Netanyahu questa volta rivolgersi alla Knesset, in un momento difficile e buio per Israele: “A voi, soldati dell'Idf, e a voi, famiglie che soffrite e ai parenti degli ostaggi, dico da questo podio: non ci fermeremo e non ci fermeremo finché non saremo vittoriosi, perché non abbiamo altro paese che questo, e non abbiamo altra strada. Insieme a voi, insieme ad ogni casa e ad ogni cittadino in Israele, prego per il bene dei........

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