Hamas è nel torto. Ampie fasce dell’opinione pubblica palestinese, gran parte del mondo arabo e ultimamente una fetta di quello occidentale non la pensano così. E nella nostra società a diffondersi è sempre più il sentimento di odio profondo verso l'ebraicità e non la condanna al fondamentalismo islamico.

Dovrebbe essere incontestabile che quanto tragicamente accaduto il 7 ottobre è imperdonabile. Al contrario assistiamo al proliferare di una lettura negazionista dei fatti. Non dovrebbero morire civili palestinesi. Mai. Ma siccome è una costante del contesto, è meglio continuare a ripeterlo e scriverlo. Aggiungiamo che adesso basta: Hamas si arrenda e liberi gli ostaggi. Israele accetti la tregua, fermi la violenza dei coloni in Cisgiordania e riconosca i diritti dei palestinesi.

Infine, in qualsiasi altro paese democratico Netanyahu avrebbe dovuto ammettere le proprie responsabilità e dimettersi. Scordatevelo. Seppur assediato dalle critiche, in casa e fuori, non curante degli appelli che arrivano dalla comunità internazionale, Biden su tutti, a fermare la guerra. “Il falco della destra”, a testa bassa, è entrato in modalità campagna elettorale. Deciso a resistere a oltranza. Convinto di farcela a salvarsi anche questa volta.

Bene, dopo la premessa ora possiamo commentare la cronaca di guerra. Partiamo da due recenti episodi della scorsa settimana avvenuti a poche ore di distanza l'uno dall'altro.

Venerdì 15 dicembre durante un'operazione a Gaza, nel quartiere di Shuja'iyya, le truppe dell'IDF hanno sparato a tre ostaggi israeliani. Secondo la prima ricostruzione dell'incidente i tre, che camminavano a torso nudo e con una bandiera bianca improvvisata, sono stati scambiati per palestinesi. Un soldato avrebbe gridato “terroristi” e fatto fuoco uccidendone due, il terzo ferito si sarebbe nascosto in un edificio vicino. Quando è uscito urlando aiuto, in ebraico, un altro militare l'ha freddato. Ad ammettere l'errore di non aver rispettato le regole di ingaggio è stato Herzi Halevi capo di stato maggiore dell'esercito israeliano: “I tre ostaggi hanno fatto tutto il possibile per farci capire chi fossero. “Non possiamo sparare a chi alza bandiera bianca”. “Purtroppo, la sparatoria è avvenuta in un'area di combattimento in una situazione di alta tensione”. Halevi ha poi detto: “Abbiamo il dovere e la responsabilità di riportarli (gli ostaggi ndr) a casa vivi”. Pochi giorni prima il portavoce delle forze armate Daniel Hagari aveva dichiarato che sul campo si sta “facendo del nostro meglio” per distinguere tra civili e terroristi. Approssimativamente a Gaza tre su quattro dei morti sono civili. Il 12 dicembre il Jerusalem Post scriveva: 20 soldati dell'IDF sono caduti a Gaza dall'inizio della guerra a causa del fuoco amico. Domanda, questo prezzo è accettabile?

Nel pomeriggio di venerdì, a Gerusalemme hanno risuonato le sirene per un allarme missilistico. I vettori made in Hamas per fortuna sono stati intercettati dal sistema di difesa. Alla vista dei razzi vaganti in cielo alcuni palestinesi hanno applaudito, festanti. Peccato che fossero in volo sopra le loro teste, e uno addirittura abbia finito la pazza corsa a Ramallah, non lontano da un ospedale. In questo caso, difronte a tale manifestazione di stupidità, non ci sono domande da fare.

Secondo l'ultimo sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey la maggioranza dei palestinesi sostiene in maniera sempre più convinta le azioni di Hamas, una larga maggioranza approva i massacri del 7 ottobre e ritiene che l’attacco sia stato giustificato. Sul fronte opposto, tra i dati di un rilevamento dell'Israel Democracy Institute pubblicato recentemente emerge che solo una piccola minoranza di israeliani sostiene il passaggio a una diversa forma di combattimento al fine di ridurre le vittime civili palestinesi e minimizzare la pressione internazionale. Gli Accordi di Oslo proponevano la pace quale cura al confronto frontale tra israeliani e palestinesi. Non aver completato quell’accordo ci ha portato, nel corso degli anni, al disastro attuale. Diffidate da chi dice il contrario. Perché oggi non solo quel lembo di Medioriente, ma il mondo è troppo stretto per l'odio tra quei due popoli.

Segui i temi Commenta con i lettori I commenti dei lettori

Suggerisci una correzione

Hamas è nel torto. Ampie fasce dell’opinione pubblica palestinese, gran parte del mondo arabo e ultimamente una fetta di quello occidentale non la pensano così. E nella nostra società a diffondersi è sempre più il sentimento di odio profondo verso l'ebraicità e non la condanna al fondamentalismo islamico.

Dovrebbe essere incontestabile che quanto tragicamente accaduto il 7 ottobre è imperdonabile. Al contrario assistiamo al proliferare di una lettura negazionista dei fatti. Non dovrebbero morire civili palestinesi. Mai. Ma siccome è una costante del contesto, è meglio continuare a ripeterlo e scriverlo. Aggiungiamo che adesso basta: Hamas si arrenda e liberi gli ostaggi. Israele accetti la tregua, fermi la violenza dei coloni in Cisgiordania e riconosca i diritti dei palestinesi.

Infine, in qualsiasi altro paese democratico Netanyahu avrebbe dovuto ammettere le proprie responsabilità e dimettersi. Scordatevelo. Seppur assediato dalle critiche, in casa e fuori, non curante degli appelli che arrivano dalla comunità internazionale, Biden su tutti, a fermare la guerra. “Il falco della destra”, a testa bassa, è entrato in modalità campagna elettorale. Deciso a resistere a oltranza. Convinto di farcela a salvarsi anche questa volta.

Bene, dopo la premessa ora possiamo commentare la cronaca di guerra. Partiamo da due recenti episodi della scorsa settimana avvenuti a poche ore di distanza l'uno dall'altro.

Venerdì 15 dicembre durante un'operazione a Gaza, nel quartiere di Shuja'iyya, le truppe dell'IDF hanno sparato a tre ostaggi israeliani. Secondo la prima ricostruzione dell'incidente i tre, che camminavano a torso nudo e con una bandiera bianca improvvisata, sono stati scambiati per palestinesi. Un soldato avrebbe gridato “terroristi” e fatto fuoco uccidendone due, il terzo ferito si sarebbe nascosto in un edificio vicino. Quando è uscito urlando aiuto, in ebraico, un altro militare l'ha freddato. Ad ammettere l'errore di non aver rispettato le regole di ingaggio è stato Herzi Halevi capo di stato maggiore dell'esercito israeliano: “I tre ostaggi hanno fatto tutto il possibile per farci capire chi fossero. “Non possiamo sparare a chi alza bandiera bianca”. “Purtroppo, la sparatoria è avvenuta in un'area di combattimento in una situazione di alta tensione”. Halevi ha poi detto: “Abbiamo il dovere e la responsabilità di riportarli (gli ostaggi ndr) a casa vivi”. Pochi giorni prima il portavoce delle forze armate Daniel Hagari aveva dichiarato che sul campo si sta “facendo del nostro meglio” per distinguere tra civili e terroristi. Approssimativamente a Gaza tre su quattro dei morti sono civili. Il 12 dicembre il Jerusalem Post scriveva: 20 soldati dell'IDF sono caduti a Gaza dall'inizio della guerra a causa del fuoco amico. Domanda, questo prezzo è accettabile?

Nel pomeriggio di venerdì, a Gerusalemme hanno risuonato le sirene per un allarme missilistico. I vettori made in Hamas per fortuna sono stati intercettati dal sistema di difesa. Alla vista dei razzi vaganti in cielo alcuni palestinesi hanno applaudito, festanti. Peccato che fossero in volo sopra le loro teste, e uno addirittura abbia finito la pazza corsa a Ramallah, non lontano da un ospedale. In questo caso, difronte a tale manifestazione di stupidità, non ci sono domande da fare.

Secondo l'ultimo sondaggio del Palestinian Center for Policy and Survey la maggioranza dei palestinesi sostiene in maniera sempre più convinta le azioni di Hamas, una larga maggioranza approva i massacri del 7 ottobre e ritiene che l’attacco sia stato giustificato. Sul fronte opposto, tra i dati di un rilevamento dell'Israel Democracy Institute pubblicato recentemente emerge che solo una piccola minoranza di israeliani sostiene il passaggio a una diversa forma di combattimento al fine di ridurre le vittime civili palestinesi e minimizzare la pressione internazionale. Gli Accordi di Oslo proponevano la pace quale cura al confronto frontale tra israeliani e palestinesi. Non aver completato quell’accordo ci ha portato, nel corso degli anni, al disastro attuale. Diffidate da chi dice il contrario. Perché oggi non solo quel lembo di Medioriente, ma il mondo è troppo stretto per l'odio tra quei due popoli.

QOSHE - Il mondo stretto per palestinesi e israeliani - Alfredo De Girolamo
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Il mondo stretto per palestinesi e israeliani

7 0
18.12.2023

Hamas è nel torto. Ampie fasce dell’opinione pubblica palestinese, gran parte del mondo arabo e ultimamente una fetta di quello occidentale non la pensano così. E nella nostra società a diffondersi è sempre più il sentimento di odio profondo verso l'ebraicità e non la condanna al fondamentalismo islamico.

Dovrebbe essere incontestabile che quanto tragicamente accaduto il 7 ottobre è imperdonabile. Al contrario assistiamo al proliferare di una lettura negazionista dei fatti. Non dovrebbero morire civili palestinesi. Mai. Ma siccome è una costante del contesto, è meglio continuare a ripeterlo e scriverlo. Aggiungiamo che adesso basta: Hamas si arrenda e liberi gli ostaggi. Israele accetti la tregua, fermi la violenza dei coloni in Cisgiordania e riconosca i diritti dei palestinesi.

Infine, in qualsiasi altro paese democratico Netanyahu avrebbe dovuto ammettere le proprie responsabilità e dimettersi. Scordatevelo. Seppur assediato dalle critiche, in casa e fuori, non curante degli appelli che arrivano dalla comunità internazionale, Biden su tutti, a fermare la guerra. “Il falco della destra”, a testa bassa, è entrato in modalità campagna elettorale. Deciso a resistere a oltranza. Convinto di farcela a salvarsi anche questa volta.

Bene, dopo la premessa ora possiamo commentare la cronaca di guerra. Partiamo da due recenti episodi della scorsa settimana avvenuti a poche ore di distanza l'uno dall'altro.

Venerdì 15 dicembre durante un'operazione a Gaza, nel quartiere di Shuja'iyya, le truppe dell'IDF hanno sparato a tre ostaggi israeliani. Secondo la prima ricostruzione dell'incidente i tre, che camminavano a torso nudo e con una bandiera bianca improvvisata, sono stati scambiati per palestinesi. Un soldato avrebbe gridato “terroristi” e fatto fuoco uccidendone due, il terzo ferito si sarebbe nascosto in un edificio vicino. Quando è uscito urlando aiuto, in ebraico, un altro militare l'ha freddato. Ad ammettere l'errore di non aver rispettato le regole di ingaggio è stato Herzi Halevi capo di stato maggiore dell'esercito israeliano: “I tre ostaggi hanno fatto tutto il possibile per farci capire chi fossero. “Non........

© HuffPost


Get it on Google Play