La Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, nata nel 2014 e che viene celebrata il 5 febbraio di ogni anno, sta interessando sempre di più l’opinione pubblica e da ricorrenza di un giorno l'obiettivo è tenerla presente giorno dopo giorno. È opportuno, infatti, che resti accesa la fiammella sul tema dello spreco alimentare, soprattutto se guardiamo i dati presentati quest'anno da Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sullo spreco di cibo di Last Minute Market, l’associazione che con il Ministero dell’Ambiente ha istituito la giornata ormai 10 anni fa.

I dati che l'Osservatorio guidato da Andrea Segrè ha presentato devono farci molto riflettere: le famiglie italiane fanno registrare un incremento dell’8% in più di cibo sprecato alla settimana rispetto all’anno scorso. Si perdono, infatti, ogni giorno 8,9 grammi di cibo, 566,3 grammi pro capite alla settimana. Si è quindi definitivamente interrotto un trend positivo partito nel 2019 che aveva portato l’Italia al vertice dei Paesi più virtuosi. Se andiamo a guardare il rapporto 2021 (riferito al 2020) erano 529 grammi settimanali. Uno spreco di cibo domestico che vale oltre 13 miliardi di euro: una cifra vertiginosa. Spreconi dunque e più poveri. Aumentano i prezzi dei beni di consumo, cresce in generale il costo della vita, fermi sostanzialmente i salari, ma continuiamo a sprecare cibo. Qualcosa continua a non andare, va invertito il trend.

La giornata del 5 febbraio deve essere anche l’occasione per riflettere sul grande paradosso di oggi. Nel mondo abbiamo cibo a sufficienza per tutti, eppure 783 milioni di persone soffrono la fame, come ci ricorda Azione contro la Fame, l’ong che crea e gestisce programmi per salvare vite umane in 48 Paesi del mondo. Un’ingiustizia tanto più inaccettabile se si pensa che il cibo perso e sprecato ogni anno a livello globale potrebbe sfamare le circa 2 miliardi di persone che oggi hanno difficoltà di accesso al cibo, con 800 milioni che soffrono di malnutrizione. E, come ci conferma anche Istat, il problema riguarda anche l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, quasi 1 persona su 10 è povera e non ha accesso ad un’alimentazione adeguata. Allo stesso tempo, come abbiamo visto dai dati dell’Osservatorio Waste Watcher ogni italiano butta nella spazzatura mezzo chilo di cibo ogni settimana.

Che fare? Gli strumenti di policy sono già stati in buona parte definiti: il Pacchetto di norme sull’economia circolare, il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (2015), la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (2017), la legge nazionale sullo spreco alimentare (2016), il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (2013). Per adesso l’attenzione concreta si è soffermata sul promuovere forme di utilizzo di alimenti ancora non scaduti in contesti di solidarietà e contrasto alla povertà, oppure di scambio locale, con esperienze spesso di tipo simbolico e dallo scarso peso quantitativo. Quello che manca sono interventi nella parte alta della catena dello spreco (produzione, distribuzione) e campagne educative ed informative di contrasto sia alla sovralimentazione che allo spreco. Specie nella fase di riduzione dello spreco a monte, fondamentali saranno le innovazioni tecnologiche e gestionali. Serve, quindi, una chiara indicazione di priorità nella politica nazionale di contrasto allo spreco alimentare, che si concentri sulle fasi più critiche: produzione, distribuzione e comportamenti alimentari.

Insomma il tema dello spreco alimentare nel suo insieme presenta dati macroscopici per cui è urgente una strategia operativa di medio e lungo periodo. Contrastare lo spreco alimentare presenta numerosi effetti benefici: riduzione dell’emissione di gas serra, migliore distribuzione delle risorse alimentari nel mondo e contrasto alla fame, migliore utilizzo dell’acqua, riduzione dei costi di gestione dei rifiuti, miglioramento della salute della popolazione. Una classica policy a dividendo multiplo.

Non mancheranno le difficoltà. Modi di produzione e stili di vita nei paesi ricchi si basano strutturalmente su un elevato tasso di spreco e convertire questo fattore non sarà facile. Anche se i paesi ricchi poi riducessero gli sprechi (fino a un terzo/un quarto di oggi) questo non comporterebbe automaticamente una migliore distribuzione del cibo nei paesi poveri. Insomma una strategia complessa ma centrale a scala globale.

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La Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, nata nel 2014 e che viene celebrata il 5 febbraio di ogni anno, sta interessando sempre di più l’opinione pubblica e da ricorrenza di un giorno l'obiettivo è tenerla presente giorno dopo giorno. È opportuno, infatti, che resti accesa la fiammella sul tema dello spreco alimentare, soprattutto se guardiamo i dati presentati quest'anno da Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sullo spreco di cibo di Last Minute Market, l’associazione che con il Ministero dell’Ambiente ha istituito la giornata ormai 10 anni fa.

I dati che l'Osservatorio guidato da Andrea Segrè ha presentato devono farci molto riflettere: le famiglie italiane fanno registrare un incremento dell’8% in più di cibo sprecato alla settimana rispetto all’anno scorso. Si perdono, infatti, ogni giorno 8,9 grammi di cibo, 566,3 grammi pro capite alla settimana. Si è quindi definitivamente interrotto un trend positivo partito nel 2019 che aveva portato l’Italia al vertice dei Paesi più virtuosi. Se andiamo a guardare il rapporto 2021 (riferito al 2020) erano 529 grammi settimanali. Uno spreco di cibo domestico che vale oltre 13 miliardi di euro: una cifra vertiginosa. Spreconi dunque e più poveri. Aumentano i prezzi dei beni di consumo, cresce in generale il costo della vita, fermi sostanzialmente i salari, ma continuiamo a sprecare cibo. Qualcosa continua a non andare, va invertito il trend.

La giornata del 5 febbraio deve essere anche l’occasione per riflettere sul grande paradosso di oggi. Nel mondo abbiamo cibo a sufficienza per tutti, eppure 783 milioni di persone soffrono la fame, come ci ricorda Azione contro la Fame, l’ong che crea e gestisce programmi per salvare vite umane in 48 Paesi del mondo. Un’ingiustizia tanto più inaccettabile se si pensa che il cibo perso e sprecato ogni anno a livello globale potrebbe sfamare le circa 2 miliardi di persone che oggi hanno difficoltà di accesso al cibo, con 800 milioni che soffrono di malnutrizione. E, come ci conferma anche Istat, il problema riguarda anche l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, quasi 1 persona su 10 è povera e non ha accesso ad un’alimentazione adeguata. Allo stesso tempo, come abbiamo visto dai dati dell’Osservatorio Waste Watcher ogni italiano butta nella spazzatura mezzo chilo di cibo ogni settimana.

Che fare? Gli strumenti di policy sono già stati in buona parte definiti: il Pacchetto di norme sull’economia circolare, il Piano nazionale di prevenzione dello spreco alimentare (2015), la Strategia nazionale di sviluppo sostenibile (2017), la legge nazionale sullo spreco alimentare (2016), il Programma Nazionale di Prevenzione dei Rifiuti (2013). Per adesso l’attenzione concreta si è soffermata sul promuovere forme di utilizzo di alimenti ancora non scaduti in contesti di solidarietà e contrasto alla povertà, oppure di scambio locale, con esperienze spesso di tipo simbolico e dallo scarso peso quantitativo. Quello che manca sono interventi nella parte alta della catena dello spreco (produzione, distribuzione) e campagne educative ed informative di contrasto sia alla sovralimentazione che allo spreco. Specie nella fase di riduzione dello spreco a monte, fondamentali saranno le innovazioni tecnologiche e gestionali. Serve, quindi, una chiara indicazione di priorità nella politica nazionale di contrasto allo spreco alimentare, che si concentri sulle fasi più critiche: produzione, distribuzione e comportamenti alimentari.

Insomma il tema dello spreco alimentare nel suo insieme presenta dati macroscopici per cui è urgente una strategia operativa di medio e lungo periodo. Contrastare lo spreco alimentare presenta numerosi effetti benefici: riduzione dell’emissione di gas serra, migliore distribuzione delle risorse alimentari nel mondo e contrasto alla fame, migliore utilizzo dell’acqua, riduzione dei costi di gestione dei rifiuti, miglioramento della salute della popolazione. Una classica policy a dividendo multiplo.

Non mancheranno le difficoltà. Modi di produzione e stili di vita nei paesi ricchi si basano strutturalmente su un elevato tasso di spreco e convertire questo fattore non sarà facile. Anche se i paesi ricchi poi riducessero gli sprechi (fino a un terzo/un quarto di oggi) questo non comporterebbe automaticamente una migliore distribuzione del cibo nei paesi poveri. Insomma una strategia complessa ma centrale a scala globale.

QOSHE - Per combattere lo spreco alimentare bisogna fare di più - Alfredo De Girolamo
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Per combattere lo spreco alimentare bisogna fare di più

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05.02.2024

La Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare, nata nel 2014 e che viene celebrata il 5 febbraio di ogni anno, sta interessando sempre di più l’opinione pubblica e da ricorrenza di un giorno l'obiettivo è tenerla presente giorno dopo giorno. È opportuno, infatti, che resti accesa la fiammella sul tema dello spreco alimentare, soprattutto se guardiamo i dati presentati quest'anno da Waste Watcher, l’Osservatorio nazionale sullo spreco di cibo di Last Minute Market, l’associazione che con il Ministero dell’Ambiente ha istituito la giornata ormai 10 anni fa.

I dati che l'Osservatorio guidato da Andrea Segrè ha presentato devono farci molto riflettere: le famiglie italiane fanno registrare un incremento dell’8% in più di cibo sprecato alla settimana rispetto all’anno scorso. Si perdono, infatti, ogni giorno 8,9 grammi di cibo, 566,3 grammi pro capite alla settimana. Si è quindi definitivamente interrotto un trend positivo partito nel 2019 che aveva portato l’Italia al vertice dei Paesi più virtuosi. Se andiamo a guardare il rapporto 2021 (riferito al 2020) erano 529 grammi settimanali. Uno spreco di cibo domestico che vale oltre 13 miliardi di euro: una cifra vertiginosa. Spreconi dunque e più poveri. Aumentano i prezzi dei beni di consumo, cresce in generale il costo della vita, fermi sostanzialmente i salari, ma continuiamo a sprecare cibo. Qualcosa continua a non andare, va invertito il trend.

La giornata del 5 febbraio deve essere anche l’occasione per riflettere sul grande paradosso di oggi. Nel mondo abbiamo cibo a sufficienza per tutti, eppure 783 milioni di persone soffrono la fame, come ci ricorda Azione contro la Fame, l’ong che crea e gestisce programmi per salvare vite umane in 48 Paesi del mondo. Un’ingiustizia tanto più inaccettabile se si pensa che il cibo perso e sprecato ogni anno a livello globale potrebbe sfamare le circa 2 miliardi di persone che oggi hanno difficoltà di accesso al cibo, con 800 milioni che soffrono di malnutrizione. E, come ci conferma anche Istat, il problema riguarda anche l’Italia. Nel nostro Paese, infatti, quasi 1 persona su 10 è povera e non ha accesso ad un’alimentazione adeguata. Allo stesso tempo, come abbiamo visto dai dati........

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