Con decreto del presidente della Repubblica 4 febbraio 2022, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è stato nominato Commissario Straordinario per il Giubileo della Chiesa cattolica del 2025.

Con il decreto Aiuti, che nel luglio 2022 ha segnato la fine dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, Gualtieri diventa anche commissario ai rifiuti per la Capitale, con poteri speciali per accelerare la realizzazione di impianti per la chiusura del ciclo rifiuti, a partire dall’inceneritore di Santa Palomba.

Se da allora, il cammino della costruzione dell’inceneritore è sembrato tutto in discesa (nonostante le richieste di confronto, inascoltate, di cittadini, associazioni, comitati, sindacati e sindaci, contrari alla realizzazione del mega impianto da 600.000 tonnellate l’anno) qualcosa ora comincia a incrinarsi. Il bando di gara deve ancora partire e già il faro della Procura si è acceso sull’inceneritore. Si indaga sulle procedure di acquisto del terreno. A non tornare è il prezzo del terreno di Santa Palomba, pagato da Ama 15 volte di più rispetto al suo valore di 20 anni fa.

Questa vicenda giudiziaria ha finalmente catapultato la spinosa questione inceneritore, limitata a giornali locali, alla ribalta dei canali di informazione nazionali.

È di pochi giorni fa una vivace polemica tra l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, ospite della trasmissione “Piazza pulita” condotta da Formigli su La7 e contrario all’impianto, e l’assessora Sabrina Alfonsi. La discussione riguardava la coerenza tra la costruzione dell’inceneritore e le norme europee. Senza entrare nel merito della polemica, che rimane nell’ambito della contrapposizione politica preelettorale, la domanda “ma l’Europa cosa ne pensa?” è più che legittima, visto che la mancata applicazione da parte dello Stato italiano, delle normative europee in termini di gestione dei rifiuti, ci ha portato tante, costosissime, procedure di infrazione.

Proviamo a rispondere a questa domanda.

In primis bisogna considerare che l’inceneritore non potrà usufruire dei fondi del PNRR in quanto l’incenerimento è considerato come un'attività che "arreca un danno significativo all'ambiente". Gli inceneritori, infatti, sono piazzati al penultimo posto nella gerarchia dei rifiuti dell'Unione Europea, stabilita con la direttiva 98 del 2008, dopo la riduzione di produzione dei rifiuti, il recupero dei materiali e il riciclo; appena un gradino sopra lo smaltimento in discarica. I costi, sia della costruzione (quasi un miliardo) che di tutte le opere accessorie (si parla di circa 7 miliardi) saranno perciò a carico dei contribuenti.

La seconda questione riguarda il meccanismo ETS (emission trading scheme), cioè un sistema di scambio di quote di gas serra che si pone l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale in alcuni settori produttivi. Le emissioni degli inceneritori saranno incluse nel meccanismo ETS a partire dal 2028. Significa che per l’inceneritore di Roma si dovranno acquistare crediti per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa, con un forte aggravio economico per la gestione dell’impianto e l’aumento delle tariffe di conferimento.

La terza questione riguarda le dimensioni dell’inceneritore di Santa Palomba e la coerenza con gli obiettivi di transizione ecologica dell’UE. Sebbene non esista, come affermato da Ignazio Marino, una direttiva che imponga la chiusura di tutti gli inceneritori nel 2030, tuttavia L’Europa ci dice che nel 2030 dovremo raggiungere il 70% di riciclo. Se la città di Roma raggiungesse, come imposto dall’Ue, queste percentuali di riciclo, non ci sarebbe più bisogno dell’inceneritore di Santa Palomba. Legittimo perciò chiedersi se sia opportuno spendere svariati miliardi per la costruzione di un impianto che dovrebbe essere smantellato tra pochi anni.

In effetti, come ha rivelato l’agenzia DIRE, l’attenzione della commissione europea sul ciclo dei rifiuti romani si è accesa già da tempo con una procedura di preinfrazione (EU-pilot) datata 2019 e non ancora conclusa.

L’agenzia DIRE ha ricostruito i 'passaggi dal 2019 a oggi: “Quando l'Europa decise di aprire l'indagine il sindaco di Roma era la pentastellata Virginia Raggi e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva appena iniziato a minacciare il commissariamento della gestione dei rifiuti capitolina”. In seguito alla nomina di Gualtieri a Commissario nel 2022, in virtù della EU pilot del 2019, la commissione Europea ha scritto alla Struttura di Missione per le procedure di infrazione in capo al ministero degli Affari Europei, chiedendo alle autorità italiane maggiori informazioni “sulla coerenza del progetto per un nuovo inceneritore con la gerarchia dei rifiuti, gli obiettivi di riciclaggio e di raccolta differenziata del Piano di gestione dei rifiuti del Lazio ricordando l’articolo 4 della direttiva sulla gerarchia dei rifiuti che prevede riduzione, riutilizzo e riciclo dei rifiuti e una riduzione del conferimento in discarica e dell’incenerimento”.

Bruxelles chiede: “Qual è l’attuale capacità di incenerimento nel territorio di Roma Capitale; un’analisi quantificata della capacità di incenerimento mancante nel territorio di Roma Capitale nei prossimi anni, tenendo conto dei dati dei diagrammi provvisori che saranno inviati e dell’obiettivo di riduzione dell’incenerimento; di confermare la capacità di 600.000 t/a del termovalorizzatore di Roma Capitale che, secondo le informazioni a disposizione dei servizi della Commissione, sarà localizzato a Pomezia (Santa Palomba)”.

In poche parole, sembrerebbe che la commissione sia perplessa riguardo alle esagerate dimensioni dell’inceneritore di Santa Palomba, non coerenti con gli obiettivi di riduzione, recupero e riciclo dettati dall’Ue.

Le procedure EU pilot purtroppo non sono visionabili da cittadini, parlamentari nazionali o parlamentari europei, ma solo dalle strutture governative preposte che, ad oggi, non hanno rilasciato alcuna informazione ufficiale sul tema. Un vulnus democratico importante, visto che le costosissime procedure di infrazione sono a carico degli ignari cittadini. Cittadini che, oltre a pagare i costi e i danni ambientali di un impianto, non possono neanche sapere se tale impianto è in linea con gli obiettivi di transizione ecologica dell’Ue.

L’europarlamentare Rosa D’Amato ha recentemente presentato alla Commissione l’interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000780/2024/rev.1 riguardo alla “Procedura EU Pilot sul progetto di inceneritore di Roma a Santa Palomba”.

In attesa della risposta della commissione su questa delicata e controversa faccenda, c’è da augurarsi che il prossimo parlamento europeo modifichi le regole riguardo alla trasparenza delle procedure di preinfrazione, affinché i cittadini possano esercitare il loro diritto di orientare le decisioni delle proprie istituzioni, coerentemente alle normative comunitarie e possano onorare la legittima aspirazione alla partecipazione informata.

Segui i temi Commenta con i lettori I commenti dei lettori

HuffPost crede nel valore del confronto tra diverse opinioni. Partecipa al dibattito con gli altri membri della community.

Suggerisci una correzione

Con decreto del presidente della Repubblica 4 febbraio 2022, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è stato nominato Commissario Straordinario per il Giubileo della Chiesa cattolica del 2025.

Con il decreto Aiuti, che nel luglio 2022 ha segnato la fine dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, Gualtieri diventa anche commissario ai rifiuti per la Capitale, con poteri speciali per accelerare la realizzazione di impianti per la chiusura del ciclo rifiuti, a partire dall’inceneritore di Santa Palomba.

Se da allora, il cammino della costruzione dell’inceneritore è sembrato tutto in discesa (nonostante le richieste di confronto, inascoltate, di cittadini, associazioni, comitati, sindacati e sindaci, contrari alla realizzazione del mega impianto da 600.000 tonnellate l’anno) qualcosa ora comincia a incrinarsi. Il bando di gara deve ancora partire e già il faro della Procura si è acceso sull’inceneritore. Si indaga sulle procedure di acquisto del terreno. A non tornare è il prezzo del terreno di Santa Palomba, pagato da Ama 15 volte di più rispetto al suo valore di 20 anni fa.

Questa vicenda giudiziaria ha finalmente catapultato la spinosa questione inceneritore, limitata a giornali locali, alla ribalta dei canali di informazione nazionali.

È di pochi giorni fa una vivace polemica tra l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, ospite della trasmissione “Piazza pulita” condotta da Formigli su La7 e contrario all’impianto, e l’assessora Sabrina Alfonsi. La discussione riguardava la coerenza tra la costruzione dell’inceneritore e le norme europee. Senza entrare nel merito della polemica, che rimane nell’ambito della contrapposizione politica preelettorale, la domanda “ma l’Europa cosa ne pensa?” è più che legittima, visto che la mancata applicazione da parte dello Stato italiano, delle normative europee in termini di gestione dei rifiuti, ci ha portato tante, costosissime, procedure di infrazione.

Proviamo a rispondere a questa domanda.

In primis bisogna considerare che l’inceneritore non potrà usufruire dei fondi del PNRR in quanto l’incenerimento è considerato come un'attività che "arreca un danno significativo all'ambiente". Gli inceneritori, infatti, sono piazzati al penultimo posto nella gerarchia dei rifiuti dell'Unione Europea, stabilita con la direttiva 98 del 2008, dopo la riduzione di produzione dei rifiuti, il recupero dei materiali e il riciclo; appena un gradino sopra lo smaltimento in discarica. I costi, sia della costruzione (quasi un miliardo) che di tutte le opere accessorie (si parla di circa 7 miliardi) saranno perciò a carico dei contribuenti.

La seconda questione riguarda il meccanismo ETS (emission trading scheme), cioè un sistema di scambio di quote di gas serra che si pone l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale in alcuni settori produttivi. Le emissioni degli inceneritori saranno incluse nel meccanismo ETS a partire dal 2028. Significa che per l’inceneritore di Roma si dovranno acquistare crediti per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa, con un forte aggravio economico per la gestione dell’impianto e l’aumento delle tariffe di conferimento.

La terza questione riguarda le dimensioni dell’inceneritore di Santa Palomba e la coerenza con gli obiettivi di transizione ecologica dell’UE. Sebbene non esista, come affermato da Ignazio Marino, una direttiva che imponga la chiusura di tutti gli inceneritori nel 2030, tuttavia L’Europa ci dice che nel 2030 dovremo raggiungere il 70% di riciclo. Se la città di Roma raggiungesse, come imposto dall’Ue, queste percentuali di riciclo, non ci sarebbe più bisogno dell’inceneritore di Santa Palomba. Legittimo perciò chiedersi se sia opportuno spendere svariati miliardi per la costruzione di un impianto che dovrebbe essere smantellato tra pochi anni.

In effetti, come ha rivelato l’agenzia DIRE, l’attenzione della commissione europea sul ciclo dei rifiuti romani si è accesa già da tempo con una procedura di preinfrazione (EU-pilot) datata 2019 e non ancora conclusa.

L’agenzia DIRE ha ricostruito i 'passaggi dal 2019 a oggi: “Quando l'Europa decise di aprire l'indagine il sindaco di Roma era la pentastellata Virginia Raggi e il presidente della Regione, Nicola Zingaretti, aveva appena iniziato a minacciare il commissariamento della gestione dei rifiuti capitolina”. In seguito alla nomina di Gualtieri a Commissario nel 2022, in virtù della EU pilot del 2019, la commissione Europea ha scritto alla Struttura di Missione per le procedure di infrazione in capo al ministero degli Affari Europei, chiedendo alle autorità italiane maggiori informazioni “sulla coerenza del progetto per un nuovo inceneritore con la gerarchia dei rifiuti, gli obiettivi di riciclaggio e di raccolta differenziata del Piano di gestione dei rifiuti del Lazio ricordando l’articolo 4 della direttiva sulla gerarchia dei rifiuti che prevede riduzione, riutilizzo e riciclo dei rifiuti e una riduzione del conferimento in discarica e dell’incenerimento”.

Bruxelles chiede: “Qual è l’attuale capacità di incenerimento nel territorio di Roma Capitale; un’analisi quantificata della capacità di incenerimento mancante nel territorio di Roma Capitale nei prossimi anni, tenendo conto dei dati dei diagrammi provvisori che saranno inviati e dell’obiettivo di riduzione dell’incenerimento; di confermare la capacità di 600.000 t/a del termovalorizzatore di Roma Capitale che, secondo le informazioni a disposizione dei servizi della Commissione, sarà localizzato a Pomezia (Santa Palomba)”.

In poche parole, sembrerebbe che la commissione sia perplessa riguardo alle esagerate dimensioni dell’inceneritore di Santa Palomba, non coerenti con gli obiettivi di riduzione, recupero e riciclo dettati dall’Ue.

Le procedure EU pilot purtroppo non sono visionabili da cittadini, parlamentari nazionali o parlamentari europei, ma solo dalle strutture governative preposte che, ad oggi, non hanno rilasciato alcuna informazione ufficiale sul tema. Un vulnus democratico importante, visto che le costosissime procedure di infrazione sono a carico degli ignari cittadini. Cittadini che, oltre a pagare i costi e i danni ambientali di un impianto, non possono neanche sapere se tale impianto è in linea con gli obiettivi di transizione ecologica dell’Ue.

L’europarlamentare Rosa D’Amato ha recentemente presentato alla Commissione l’interrogazione con richiesta di risposta scritta E-000780/2024/rev.1 riguardo alla “Procedura EU Pilot sul progetto di inceneritore di Roma a Santa Palomba”.

In attesa della risposta della commissione su questa delicata e controversa faccenda, c’è da augurarsi che il prossimo parlamento europeo modifichi le regole riguardo alla trasparenza delle procedure di preinfrazione, affinché i cittadini possano esercitare il loro diritto di orientare le decisioni delle proprie istituzioni, coerentemente alle normative comunitarie e possano onorare la legittima aspirazione alla partecipazione informata.

HuffPost crede nel valore del confronto tra diverse opinioni. Partecipa al dibattito con gli altri membri della community.

QOSHE - L’inceneritore di Gualtieri in Procura ancora prima di vedere la luce - Elena Fattori
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

L’inceneritore di Gualtieri in Procura ancora prima di vedere la luce

8 1
15.04.2024

Con decreto del presidente della Repubblica 4 febbraio 2022, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri è stato nominato Commissario Straordinario per il Giubileo della Chiesa cattolica del 2025.

Con il decreto Aiuti, che nel luglio 2022 ha segnato la fine dell’esecutivo guidato da Mario Draghi, Gualtieri diventa anche commissario ai rifiuti per la Capitale, con poteri speciali per accelerare la realizzazione di impianti per la chiusura del ciclo rifiuti, a partire dall’inceneritore di Santa Palomba.

Se da allora, il cammino della costruzione dell’inceneritore è sembrato tutto in discesa (nonostante le richieste di confronto, inascoltate, di cittadini, associazioni, comitati, sindacati e sindaci, contrari alla realizzazione del mega impianto da 600.000 tonnellate l’anno) qualcosa ora comincia a incrinarsi. Il bando di gara deve ancora partire e già il faro della Procura si è acceso sull’inceneritore. Si indaga sulle procedure di acquisto del terreno. A non tornare è il prezzo del terreno di Santa Palomba, pagato da Ama 15 volte di più rispetto al suo valore di 20 anni fa.

Questa vicenda giudiziaria ha finalmente catapultato la spinosa questione inceneritore, limitata a giornali locali, alla ribalta dei canali di informazione nazionali.

È di pochi giorni fa una vivace polemica tra l’ex sindaco di Roma, Ignazio Marino, ospite della trasmissione “Piazza pulita” condotta da Formigli su La7 e contrario all’impianto, e l’assessora Sabrina Alfonsi. La discussione riguardava la coerenza tra la costruzione dell’inceneritore e le norme europee. Senza entrare nel merito della polemica, che rimane nell’ambito della contrapposizione politica preelettorale, la domanda “ma l’Europa cosa ne pensa?” è più che legittima, visto che la mancata applicazione da parte dello Stato italiano, delle normative europee in termini di gestione dei rifiuti, ci ha portato tante, costosissime, procedure di infrazione.

Proviamo a rispondere a questa domanda.

In primis bisogna considerare che l’inceneritore non potrà usufruire dei fondi del PNRR in quanto l’incenerimento è considerato come un'attività che "arreca un danno significativo all'ambiente". Gli inceneritori, infatti, sono piazzati al penultimo posto nella gerarchia dei rifiuti dell'Unione Europea, stabilita con la direttiva 98 del 2008, dopo la riduzione di produzione dei rifiuti, il recupero dei materiali e il riciclo; appena un gradino sopra lo smaltimento in discarica. I costi, sia della costruzione (quasi un miliardo) che di tutte le opere accessorie (si parla di circa 7 miliardi) saranno perciò a carico dei contribuenti.

La seconda questione riguarda il meccanismo ETS (emission trading scheme), cioè un sistema di scambio di quote di gas serra che si pone l'obiettivo di ridurre l'impatto ambientale in alcuni settori produttivi. Le emissioni degli inceneritori saranno incluse nel meccanismo ETS a partire dal 2028. Significa che per l’inceneritore di Roma si dovranno acquistare crediti per ogni tonnellata di anidride carbonica emessa, con un forte aggravio economico per la gestione dell’impianto e l’aumento delle tariffe di conferimento.

La terza questione riguarda le dimensioni dell’inceneritore di Santa Palomba e la coerenza con gli obiettivi di transizione ecologica dell’UE. Sebbene non esista, come affermato da Ignazio Marino, una direttiva che imponga la chiusura di tutti gli inceneritori nel 2030, tuttavia L’Europa ci dice che nel 2030 dovremo raggiungere il 70% di riciclo. Se la città di Roma raggiungesse, come imposto dall’Ue, queste percentuali di riciclo, non ci........

© HuffPost


Get it on Google Play