Nell’epoca della smaterializzazione della politica sempre più contaminata e aggredita dall’Intelligenza Artificiale, in Russia si è affacciato prepotente, nel caso Navalny, il corpo come vero e proprio scandalo della politica e della democrazia. Quel che mi interessa mettere in luce, alla vigilia delle elezioni farsa preparate dal potere putiniano, è come in Navalny la tragica morte in solitudine si sia trasformata in dimensione testimoniale della verità in politica. Proverò dunque a leggere Navalny come figura estrema del parresiasta, di colui che - come direbbe Edward Said - dice la verità al potere.

Cruciale infatti mi sembra la rivisitazione della figura della militanza (e della dissidenza) che seguirò sulla scorta di Michel Foucault per arrivare a vedere come facendosi puro corpo (prigioniero prima e assassinato poi) l’oppositore divenga il vero e proprio scandalo del potere. Seguo quanto Michel Foucault ha scritto sulla figura del parresiasta, su colui che - sulla scena politica - dice la verità al potere. Il parresiasta infatti, ricorda Foucault, è caratterizzato da coraggio (il coraggio della veerità) e dal fatto che il suo esercizio della parola libera, della denuncia, implica sempre la messa a rischio della propria vita. Rischiando la propria vita tornando su suolo russo dal suo esilio in Germania Navalny si è delineato come figura contemporanea del parresiasta, di colui che non solo dice la verità in un senso oggettivo o epistemico, ma la rivolge al potere in un moto di denuncia che mira a scardinare le fondamenta stesse del dominio. Il parresiasta non fa segno a un’altra vita, ma a una vita altra: alla possibilità di delineare nuove forme di esistenza e di coesistenza nel vivere aggregato. A fare della vita il “teatro della verità”, secondo quella che Foucault definisce una aleturgia, una manifestazione della verità nella vita stessa. Di qui la potenza simbolica di Navalny.

Ma il parresiasta, appunto, spesso va incontro alla morte, ed è proprio dalla morte di Navalny che siamo partiti per ricomprenderne la figura e le possibili eredità. L’intero Occidente ha seguito la sua deportazione nell’angolo più gelido del pianeta a sancire l’intoccabilità del potere putiniano. Ma dietro a questo allontanamento dal mondo dei vivi di Navalny rimanevano il sorriso dietro le sbarre, le mani a forma di cuore, la forza della denuncia e dunque una storia possibile di libertà e resistenza incompatibili con il dispotismo del Cremlino. La sottrazione e la negazione del suo corpo, che ha visto la madre novella Antigone, non rimanda tanto alla tensione tra ragioni del cuore e ragion di Stato, quanto alla paura (al terrore) del potere verso la potenza simbolica di quel corpo, punto di aggregazione di tanti corpi uniti dal desiderio di libertà e dalla volontà di non essere sottomessi.

Funerali Navalny, la lunga fila per accompagnare al cimitero il feretro: il video dall'alto

Due sono così le eredità che ha lasciato la scomparsa drammatica di Navalny. La prima ha a che vedere con l'affollato funerale: vale a dire cosa rimarrà di quella volontà di non essere sottomessi al potere zarista e di quella volontà di insubordinazione che si serve dei nuovi strumenti del web per coagularsi in opinione pubblica, soprattutto nel caso dell’Ucraina. La seconda eredità riguarda quel passaggio del testimone al femminile che ha coinvolto la figura insieme toccante e fiera della moglie Yulia Navalnaya, la quale ha vissuto il suo lutto in pubblico, elaborandolo in parole collettive e politiche di denuncia del "potere mafioso" di Putin. Si pone dunque l’interrogativo sulle forme che può assumere una leadership della dissidenza al femminile, che segna una discontinuità nel continuo di un movimento che ha avuto un carattere orizzontale e reticolare, e dunque continuo e non atomizzato. Si tratterà dunque di vedere cosa rimarrà dell’eredità di Aleksey Navalny in una Russia che, oggi più che mai, è caratterizzata da quella che potremmo chiamare la forza impotente di Putin.

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Nell’epoca della smaterializzazione della politica sempre più contaminata e aggredita dall’Intelligenza Artificiale, in Russia si è affacciato prepotente, nel caso Navalny, il corpo come vero e proprio scandalo della politica e della democrazia. Quel che mi interessa mettere in luce, alla vigilia delle elezioni farsa preparate dal potere putiniano, è come in Navalny la tragica morte in solitudine si sia trasformata in dimensione testimoniale della verità in politica. Proverò dunque a leggere Navalny come figura estrema del parresiasta, di colui che - come direbbe Edward Said - dice la verità al potere.

Cruciale infatti mi sembra la rivisitazione della figura della militanza (e della dissidenza) che seguirò sulla scorta di Michel Foucault per arrivare a vedere come facendosi puro corpo (prigioniero prima e assassinato poi) l’oppositore divenga il vero e proprio scandalo del potere. Seguo quanto Michel Foucault ha scritto sulla figura del parresiasta, su colui che - sulla scena politica - dice la verità al potere. Il parresiasta infatti, ricorda Foucault, è caratterizzato da coraggio (il coraggio della veerità) e dal fatto che il suo esercizio della parola libera, della denuncia, implica sempre la messa a rischio della propria vita. Rischiando la propria vita tornando su suolo russo dal suo esilio in Germania Navalny si è delineato come figura contemporanea del parresiasta, di colui che non solo dice la verità in un senso oggettivo o epistemico, ma la rivolge al potere in un moto di denuncia che mira a scardinare le fondamenta stesse del dominio. Il parresiasta non fa segno a un’altra vita, ma a una vita altra: alla possibilità di delineare nuove forme di esistenza e di coesistenza nel vivere aggregato. A fare della vita il “teatro della verità”, secondo quella che Foucault definisce una aleturgia, una manifestazione della verità nella vita stessa. Di qui la potenza simbolica di Navalny.

Ma il parresiasta, appunto, spesso va incontro alla morte, ed è proprio dalla morte di Navalny che siamo partiti per ricomprenderne la figura e le possibili eredità. L’intero Occidente ha seguito la sua deportazione nell’angolo più gelido del pianeta a sancire l’intoccabilità del potere putiniano. Ma dietro a questo allontanamento dal mondo dei vivi di Navalny rimanevano il sorriso dietro le sbarre, le mani a forma di cuore, la forza della denuncia e dunque una storia possibile di libertà e resistenza incompatibili con il dispotismo del Cremlino. La sottrazione e la negazione del suo corpo, che ha visto la madre novella Antigone, non rimanda tanto alla tensione tra ragioni del cuore e ragion di Stato, quanto alla paura (al terrore) del potere verso la potenza simbolica di quel corpo, punto di aggregazione di tanti corpi uniti dal desiderio di libertà e dalla volontà di non essere sottomessi.

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Navalny, il parresiasta

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14.03.2024

Nell’epoca della smaterializzazione della politica sempre più contaminata e aggredita dall’Intelligenza Artificiale, in Russia si è affacciato prepotente, nel caso Navalny, il corpo come vero e proprio scandalo della politica e della democrazia. Quel che mi interessa mettere in luce, alla vigilia delle elezioni farsa preparate dal potere putiniano, è come in Navalny la tragica morte in solitudine si sia trasformata in dimensione testimoniale della verità in politica. Proverò dunque a leggere Navalny come figura estrema del parresiasta, di colui che - come direbbe Edward Said - dice la verità al potere.

Cruciale infatti mi sembra la rivisitazione della figura della militanza (e della dissidenza) che seguirò sulla scorta di Michel Foucault per arrivare a vedere come facendosi puro corpo (prigioniero prima e assassinato poi) l’oppositore divenga il vero e proprio scandalo del potere. Seguo quanto Michel Foucault ha scritto sulla figura del parresiasta, su colui che - sulla scena politica - dice la verità al potere. Il parresiasta infatti, ricorda Foucault, è caratterizzato da coraggio (il coraggio della veerità) e dal fatto che il suo esercizio della parola libera, della denuncia, implica sempre la messa a rischio della propria vita. Rischiando la propria vita tornando su suolo russo dal suo esilio in Germania Navalny si è delineato come figura contemporanea del parresiasta, di colui che non solo dice la verità in un senso oggettivo o epistemico, ma la rivolge al potere in un moto di denuncia che mira a scardinare le fondamenta stesse del dominio. Il parresiasta non fa segno a un’altra vita, ma a una vita altra: alla possibilità di delineare nuove forme di esistenza e di coesistenza nel vivere aggregato. A fare della vita il “teatro........

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