In queste settimane la politica italiana ha registrato alcuni eventi altamente simbolici. Il primo è quello di Atreju. È stata connessione di Meloni col suo popolo e oltre. E proiezione nell’establishment, con suggestione di futuro (leggi Musk). Non potevano certo mancare le presenze tipiche del trasformismo italiano, di personalità che “tentano di salire sul carro del vincitore“ e che potremmo definire dello show business.

Il dato saliente, a mio avviso, è che l’evento ha aggiornato la narrazione attorno alla sua leadership. Il messaggio è “sono Giorgia“ e sono interprete e interlocutrice degli agenti della modernizzazione tecnologica e finanziaria -appunto con la presenza di Musk-; del bilateralismo delle alleanze fra Paesi su temi epocali come l’immigrazione, come fra Sunak e Rama.

La sua destrezza di politico di lungo corso e la sua abilità mediatica sono pure riuscite a nascondere ai più, corpose contraddizioni. Per esempio che il patto anti immigrati con Sunak sorvola sulla pesante e penalizzante restrizione della immigrazione di giovani italiani in Gran Bretagna; che l’accordo con Rama è più costoso che allestire tanti piccoli centri di accoglienza diffusi su tutto il territorio italiano: e dunque più sostenibili per le nostre stesse comunità.

Per non dire che fuori da disegni di governo mondiale dei flussi di politiche di cooperazione allo sviluppo dei Paesi di origine, il fenomeno non cesserà di crescere, e di destabilizzarci. La pregiudiziale etnica e la torsione secutitaria sono la coperta calda per la base di antica provenienza missina, a cui si concede - non solo al loro - il conato dell’antiparlamentarismo con la legittimazione popolare del dominus assoluto: il premier eletto dal popolo.

Atreju ha segnato il passaggio dalla destra istituzionale di governo organica all’establishment, fra cui il nuovo potere dei big data. Il delirio e l’eco mediatica che ha accolto Musk scrolla di dosso la corteccia arcaica di FdI e la proietta nell’immaginario del futuro. Chapeou. E qui torna l'abilità mediatica di Meloni. Fino a nascondere che il nuovo idolo è arcimiliardario non underdog, che evade le tasse nelle pieghe della globalizzazione: ed è soprattutto alfiere della “umanità tecnologica“. Propugna infatti il transumanesimo. Ovvero il superamento dei limiti propri della natura umana attraverso l’incorporazione della tecnologia. Un salto della specie che oltre allo snaturamento della persona la sottopone al dominio di forze incontrollate. Ed è rischio di soppressione della libertà. (E di Musk c’è anche il ricorso all’utero in affitto, ovvero la mercificazione del corpo delle donne). Con possesso e dominio dei satelliti nello spazio, altro che stato nazione. Dio, patria e famiglia addio.

Ma cosa replica la sinistra e il suo principale riferimento dell’area progressista ad Atreju?

Ai Tiburtina Studios di Roma è andato in scena l’altro rilevante appuntamento, quello del Pd. Che proponendosi di dare corpo a una propria agenda in vista delle elezioni europee, non è andato oltre l’agenda su cui la sinistra ha perso, in Italia e in Europa. Il richiamo “in servizio“ di personalità di rilievo come Gentiloni e Letta non proietta sfide all’altezza del terremoto dei tempi. Prodi offre pensiero sulle grandi tendenze del mondo, ma appartiene anch’egli a un’altra era, e ne è consapevole. Come del resto altri big della sinistra storica italiana. Né impatta per riaprire la contendibilità alla guida del Paese e dei processi di integrazione europea, l’idea di una potenzialità federatrice della Schlein. È politicismo. Pur riconoscendo che Schelin il 25 settembre ha rappresentato impulso vitale per un pd ridotto male.

Che fare? Tralasciando di considerare la necessità di opzioni più nette sulle politiche interne (lotta all'evasione e tassazione dei big data, patrimoniale per gli straricchi a favore per salario minimo e welfare a sanità e scuola), la scelta di fondo è di ridefinizione identitaria, e quindi di funzione politica (l’identità è data dal nesso nazione-Europa, per citare Reichlin). In questo senso sono urgenti e attualissime opzioni in controtendenza su pace e guerra e su allargamento dell'Unione Europea. Su questi temi vi sono le voci di intellettuali e di osservatori internazionali del tutto inascoltate. I loro giudizi sul nuovo assetto geopolitico in atto, anche per la crisi della egemonia Usa e la forza sfidante della Cina, non trovano corrispondenza nella politica della sinistra e del Pd. Così sul tema dell’allargamento Ue. La lezione sugli errori fino al 2013 non è servita. Ha significato dumping fiscale e salariale a vantaggio di gruppi monopolistici contro piccola e media impresa e le forze del lavoro. Allargare a 33/37 Paesi significa la crisi dell'Europa politica, sociale, della sostenibilità ambientale. Lo teme sul Corriere della sera il professor Maurizio Ferrerà, che conclude il suo articolo ricordando che i precedenti allargamenti hanno generato la Brexit.

Chiudiamo le frontiere a Est? No, rilanciamo una nuova geometria: una Comunità europea con questi Paesi, finanziando la loro transizione verso l'adesione vera e propria. E riformiamo la governance dell’attuale Ue; per esempio col voto a maggioranza e le due velocità (come per l’Euro). E sospendendo o togliendo a Orban i sussidi europei per la violazione dello Stato di diritto e i muri etnici sulla immigrazione.

Questo distingue il carattere alternativo di una forza autonoma che non vive di riflesso oppositivo e ininfluente alle politiche della destra. Non è mai troppo tardi.

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In queste settimane la politica italiana ha registrato alcuni eventi altamente simbolici. Il primo è quello di Atreju. È stata connessione di Meloni col suo popolo e oltre. E proiezione nell’establishment, con suggestione di futuro (leggi Musk). Non potevano certo mancare le presenze tipiche del trasformismo italiano, di personalità che “tentano di salire sul carro del vincitore“ e che potremmo definire dello show business.

Il dato saliente, a mio avviso, è che l’evento ha aggiornato la narrazione attorno alla sua leadership. Il messaggio è “sono Giorgia“ e sono interprete e interlocutrice degli agenti della modernizzazione tecnologica e finanziaria -appunto con la presenza di Musk-; del bilateralismo delle alleanze fra Paesi su temi epocali come l’immigrazione, come fra Sunak e Rama.

La sua destrezza di politico di lungo corso e la sua abilità mediatica sono pure riuscite a nascondere ai più, corpose contraddizioni. Per esempio che il patto anti immigrati con Sunak sorvola sulla pesante e penalizzante restrizione della immigrazione di giovani italiani in Gran Bretagna; che l’accordo con Rama è più costoso che allestire tanti piccoli centri di accoglienza diffusi su tutto il territorio italiano: e dunque più sostenibili per le nostre stesse comunità.

Per non dire che fuori da disegni di governo mondiale dei flussi di politiche di cooperazione allo sviluppo dei Paesi di origine, il fenomeno non cesserà di crescere, e di destabilizzarci. La pregiudiziale etnica e la torsione secutitaria sono la coperta calda per la base di antica provenienza missina, a cui si concede - non solo al loro - il conato dell’antiparlamentarismo con la legittimazione popolare del dominus assoluto: il premier eletto dal popolo.

Atreju ha segnato il passaggio dalla destra istituzionale di governo organica all’establishment, fra cui il nuovo potere dei big data. Il delirio e l’eco mediatica che ha accolto Musk scrolla di dosso la corteccia arcaica di FdI e la proietta nell’immaginario del futuro. Chapeou. E qui torna l'abilità mediatica di Meloni. Fino a nascondere che il nuovo idolo è arcimiliardario non underdog, che evade le tasse nelle pieghe della globalizzazione: ed è soprattutto alfiere della “umanità tecnologica“. Propugna infatti il transumanesimo. Ovvero il superamento dei limiti propri della natura umana attraverso l’incorporazione della tecnologia. Un salto della specie che oltre allo snaturamento della persona la sottopone al dominio di forze incontrollate. Ed è rischio di soppressione della libertà. (E di Musk c’è anche il ricorso all’utero in affitto, ovvero la mercificazione del corpo delle donne). Con possesso e dominio dei satelliti nello spazio, altro che stato nazione. Dio, patria e famiglia addio.

Ma cosa replica la sinistra e il suo principale riferimento dell’area progressista ad Atreju?

Ai Tiburtina Studios di Roma è andato in scena l’altro rilevante appuntamento, quello del Pd. Che proponendosi di dare corpo a una propria agenda in vista delle elezioni europee, non è andato oltre l’agenda su cui la sinistra ha perso, in Italia e in Europa. Il richiamo “in servizio“ di personalità di rilievo come Gentiloni e Letta non proietta sfide all’altezza del terremoto dei tempi. Prodi offre pensiero sulle grandi tendenze del mondo, ma appartiene anch’egli a un’altra era, e ne è consapevole. Come del resto altri big della sinistra storica italiana. Né impatta per riaprire la contendibilità alla guida del Paese e dei processi di integrazione europea, l’idea di una potenzialità federatrice della Schlein. È politicismo. Pur riconoscendo che Schelin il 25 settembre ha rappresentato impulso vitale per un pd ridotto male.

Che fare? Tralasciando di considerare la necessità di opzioni più nette sulle politiche interne (lotta all'evasione e tassazione dei big data, patrimoniale per gli straricchi a favore per salario minimo e welfare a sanità e scuola), la scelta di fondo è di ridefinizione identitaria, e quindi di funzione politica (l’identità è data dal nesso nazione-Europa, per citare Reichlin). In questo senso sono urgenti e attualissime opzioni in controtendenza su pace e guerra e su allargamento dell'Unione Europea. Su questi temi vi sono le voci di intellettuali e di osservatori internazionali del tutto inascoltate. I loro giudizi sul nuovo assetto geopolitico in atto, anche per la crisi della egemonia Usa e la forza sfidante della Cina, non trovano corrispondenza nella politica della sinistra e del Pd. Così sul tema dell’allargamento Ue. La lezione sugli errori fino al 2013 non è servita. Ha significato dumping fiscale e salariale a vantaggio di gruppi monopolistici contro piccola e media impresa e le forze del lavoro. Allargare a 33/37 Paesi significa la crisi dell'Europa politica, sociale, della sostenibilità ambientale. Lo teme sul Corriere della sera il professor Maurizio Ferrerà, che conclude il suo articolo ricordando che i precedenti allargamenti hanno generato la Brexit.

Chiudiamo le frontiere a Est? No, rilanciamo una nuova geometria: una Comunità europea con questi Paesi, finanziando la loro transizione verso l'adesione vera e propria. E riformiamo la governance dell’attuale Ue; per esempio col voto a maggioranza e le due velocità (come per l’Euro). E sospendendo o togliendo a Orban i sussidi europei per la violazione dello Stato di diritto e i muri etnici sulla immigrazione.

Questo distingue il carattere alternativo di una forza autonoma che non vive di riflesso oppositivo e ininfluente alle politiche della destra. Non è mai troppo tardi.

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Da Atreju ai Tiburtina Studios, l'incoerenza di Fratelli d'Italia e Pd

6 0
20.12.2023

In queste settimane la politica italiana ha registrato alcuni eventi altamente simbolici. Il primo è quello di Atreju. È stata connessione di Meloni col suo popolo e oltre. E proiezione nell’establishment, con suggestione di futuro (leggi Musk). Non potevano certo mancare le presenze tipiche del trasformismo italiano, di personalità che “tentano di salire sul carro del vincitore“ e che potremmo definire dello show business.

Il dato saliente, a mio avviso, è che l’evento ha aggiornato la narrazione attorno alla sua leadership. Il messaggio è “sono Giorgia“ e sono interprete e interlocutrice degli agenti della modernizzazione tecnologica e finanziaria -appunto con la presenza di Musk-; del bilateralismo delle alleanze fra Paesi su temi epocali come l’immigrazione, come fra Sunak e Rama.

La sua destrezza di politico di lungo corso e la sua abilità mediatica sono pure riuscite a nascondere ai più, corpose contraddizioni. Per esempio che il patto anti immigrati con Sunak sorvola sulla pesante e penalizzante restrizione della immigrazione di giovani italiani in Gran Bretagna; che l’accordo con Rama è più costoso che allestire tanti piccoli centri di accoglienza diffusi su tutto il territorio italiano: e dunque più sostenibili per le nostre stesse comunità.

Per non dire che fuori da disegni di governo mondiale dei flussi di politiche di cooperazione allo sviluppo dei Paesi di origine, il fenomeno non cesserà di crescere, e di destabilizzarci. La pregiudiziale etnica e la torsione secutitaria sono la coperta calda per la base di antica provenienza missina, a cui si concede - non solo al loro - il conato dell’antiparlamentarismo con la legittimazione popolare del dominus assoluto: il premier eletto dal popolo.

Atreju ha segnato il passaggio dalla destra istituzionale di governo organica all’establishment, fra cui il nuovo potere dei big data. Il delirio e l’eco mediatica che ha accolto Musk scrolla di dosso la corteccia arcaica di FdI e la proietta nell’immaginario del futuro. Chapeou. E qui torna l'abilità mediatica di Meloni. Fino a nascondere che il nuovo idolo è arcimiliardario non underdog, che evade le tasse nelle pieghe della globalizzazione: ed è soprattutto alfiere della “umanità tecnologica“. Propugna infatti il transumanesimo. Ovvero il superamento dei limiti propri della natura umana attraverso l’incorporazione della tecnologia. Un salto della specie che oltre allo snaturamento della persona la sottopone al dominio di forze incontrollate. Ed è rischio di soppressione della libertà. (E di Musk c’è anche il ricorso all’utero in affitto, ovvero la mercificazione del corpo delle donne). Con possesso e dominio dei satelliti nello spazio, altro che stato nazione. Dio, patria e famiglia addio.

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