In qualità di giornalista e avvocato ho una grande responsabilità, quella di educare alla parità dei sessi, all’uguaglianza e al rispetto. In qualità di mamma di tre maschi la mia responsabilità si triplica nella speranza di farli crescere nel rispetto del genere femminile. In qualità di donna la mia responsabilità accresce ancora un po’ , nella speranza di riuscire sempre ad avere la forza di denunciare dinnanzi a situazioni sociali di palese discriminazione. Non faccio che ripetermelo continuamente dopo le notizie di cronaca di questi giorni. Come se già non fossi consapevole di questa necessità, come se non lo facessi già abbastanza a prescindere da quanto accaduto. Sì è vero, non posso ignorare cosa sia successo a Giulia, ma non posso neanche non ammettere che la mia educazione non cambierà per Giulia. Prima di Giulia altre (oltre) 100 donne sono morte per mano di un uomo possessivo, geloso o malato.

E nessuno ha fatto rumore per loro e neanche troppo silenzio nel loro rispetto. Mi chiedo cosa importi, in questo momento, concentrarsi sull’assassino, che sia un “figlio sano” o “malato” della società. Mi chiedo che senso abbia, in questo momento, nutrire la tv del macabro con i dettagli più scabrosi della vicenda che riempiono i bar di chiacchiere e danno spazio ad opinioni destinate e perdersi in un bicchier di vino. Gli effetti negativi (sia a breve che a lungo termine) sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva delle vittime di violenza di genere è un dato che conosciamo da tempo e sul quale poco ci si è concentrati o forse non abbastanza.

Non è un caso che il Rapporto dell’OMS del 2018 (ben 5 anni fa) aveva condotto una "Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne" definendo la violenza sulle donne un “problema di proporzioni globali che colpiscono la società nel suo complesso” e che, pertanto, già da tempo, doveva essere riconosciuto dai singoli Stati come una questione globale di diritti umani. Troppi sono ancora gli uomini che pensano di poter picchiare, perseguitare, stuprare, sfruttare e abusare mentalmente e fisicamente le donne.

E gli uomini non li cambi se son stati educati sin da piccoli a farsi forza sui loro privilegi e a concepirsi come esseri “superiori” rispetto alle donne.

Lo so, lo sappiamo. Sono solo ovvietà le mie. Frasi dette, ripetute. Eppure non è vero che nulla è stato fatto a tal proposito. Gli Stati Europei facenti parte del Consiglio d’Europa hanno cominciato a intraprendere, almeno a livello sovranazionale, da circa 10 anni un percorso volto a prevenire la violenza contro le donne. Si pensi alla risoluzione n.18 novembre del 2014, n 2027 nella quale l’Assemblea chiedeva di concentrarsi sugli autori per prevenire la violenza contro le donne oppure alla risoluzione 18 aprile 2019, n. 2274, che mirava a promuovere "Parlamenti liberi dal sessismo e dalle molestie sessuali"; più recentemente, si pensi ancora, alla risoluzione 6 dicembre 2021, n. 2405, volta a revisionare il Codice di condotta per i membri dell’Assemblea parlamentare con l’introduzione del divieto esplicito di sessismo, di molestie sessuali, di violenza sessuale ed in genere di qualsiasi comportamento sessualmente inappropriato.

Ecco perché io, come tanti altri (donne o uomini che siano) ci impegniamo ad educare i nostri figli, ma l’educazione a nulla vale se l’esempio non arriva da voi, cari politici, parlamentari e rappresentanti vari che, forse, anziché dare fiato alla bocca piena di opinioni su “uomo sano o uomo malato” dovreste fare azioni concrete a livello sociale, per dare un esempio.

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In qualità di giornalista e avvocato ho una grande responsabilità, quella di educare alla parità dei sessi, all’uguaglianza e al rispetto. In qualità di mamma di tre maschi la mia responsabilità si triplica nella speranza di farli crescere nel rispetto del genere femminile. In qualità di donna la mia responsabilità accresce ancora un po’ , nella speranza di riuscire sempre ad avere la forza di denunciare dinnanzi a situazioni sociali di palese discriminazione. Non faccio che ripetermelo continuamente dopo le notizie di cronaca di questi giorni. Come se già non fossi consapevole di questa necessità, come se non lo facessi già abbastanza a prescindere da quanto accaduto. Sì è vero, non posso ignorare cosa sia successo a Giulia, ma non posso neanche non ammettere che la mia educazione non cambierà per Giulia. Prima di Giulia altre (oltre) 100 donne sono morte per mano di un uomo possessivo, geloso o malato.

E nessuno ha fatto rumore per loro e neanche troppo silenzio nel loro rispetto. Mi chiedo cosa importi, in questo momento, concentrarsi sull’assassino, che sia un “figlio sano” o “malato” della società. Mi chiedo che senso abbia, in questo momento, nutrire la tv del macabro con i dettagli più scabrosi della vicenda che riempiono i bar di chiacchiere e danno spazio ad opinioni destinate e perdersi in un bicchier di vino. Gli effetti negativi (sia a breve che a lungo termine) sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva delle vittime di violenza di genere è un dato che conosciamo da tempo e sul quale poco ci si è concentrati o forse non abbastanza.

Non è un caso che il Rapporto dell’OMS del 2018 (ben 5 anni fa) aveva condotto una "Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne" definendo la violenza sulle donne un “problema di proporzioni globali che colpiscono la società nel suo complesso” e che, pertanto, già da tempo, doveva essere riconosciuto dai singoli Stati come una questione globale di diritti umani. Troppi sono ancora gli uomini che pensano di poter picchiare, perseguitare, stuprare, sfruttare e abusare mentalmente e fisicamente le donne.

E gli uomini non li cambi se son stati educati sin da piccoli a farsi forza sui loro privilegi e a concepirsi come esseri “superiori” rispetto alle donne.

Lo so, lo sappiamo. Sono solo ovvietà le mie. Frasi dette, ripetute. Eppure non è vero che nulla è stato fatto a tal proposito. Gli Stati Europei facenti parte del Consiglio d’Europa hanno cominciato a intraprendere, almeno a livello sovranazionale, da circa 10 anni un percorso volto a prevenire la violenza contro le donne. Si pensi alla risoluzione n.18 novembre del 2014, n 2027 nella quale l’Assemblea chiedeva di concentrarsi sugli autori per prevenire la violenza contro le donne oppure alla risoluzione 18 aprile 2019, n. 2274, che mirava a promuovere "Parlamenti liberi dal sessismo e dalle molestie sessuali"; più recentemente, si pensi ancora, alla risoluzione 6 dicembre 2021, n. 2405, volta a revisionare il Codice di condotta per i membri dell’Assemblea parlamentare con l’introduzione del divieto esplicito di sessismo, di molestie sessuali, di violenza sessuale ed in genere di qualsiasi comportamento sessualmente inappropriato.

Ecco perché io, come tanti altri (donne o uomini che siano) ci impegniamo ad educare i nostri figli, ma l’educazione a nulla vale se l’esempio non arriva da voi, cari politici, parlamentari e rappresentanti vari che, forse, anziché dare fiato alla bocca piena di opinioni su “uomo sano o uomo malato” dovreste fare azioni concrete a livello sociale, per dare un esempio.

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Non è vero che nulla è stato fatto ma l'esempio, ora, dovete darlo voi, cari parlamentari!

4 0
24.11.2023

In qualità di giornalista e avvocato ho una grande responsabilità, quella di educare alla parità dei sessi, all’uguaglianza e al rispetto. In qualità di mamma di tre maschi la mia responsabilità si triplica nella speranza di farli crescere nel rispetto del genere femminile. In qualità di donna la mia responsabilità accresce ancora un po’ , nella speranza di riuscire sempre ad avere la forza di denunciare dinnanzi a situazioni sociali di palese discriminazione. Non faccio che ripetermelo continuamente dopo le notizie di cronaca di questi giorni. Come se già non fossi consapevole di questa necessità, come se non lo facessi già abbastanza a prescindere da quanto accaduto. Sì è vero, non posso ignorare cosa sia successo a Giulia, ma non posso neanche non ammettere che la mia educazione non cambierà per Giulia. Prima di Giulia altre (oltre) 100 donne sono morte per mano di un uomo possessivo, geloso o malato.

E nessuno ha fatto rumore per loro e neanche troppo silenzio nel loro rispetto. Mi chiedo cosa importi, in questo momento, concentrarsi sull’assassino, che sia un “figlio sano” o “malato” della società. Mi chiedo che senso abbia, in questo momento, nutrire la tv del macabro con i dettagli più scabrosi della vicenda che riempiono i bar di chiacchiere e danno spazio ad opinioni destinate e perdersi in un bicchier di vino. Gli effetti negativi (sia a breve che a lungo termine) sulla salute fisica, mentale, sessuale e riproduttiva delle vittime di violenza di genere è un dato che conosciamo da tempo e sul quale poco ci si è concentrati o forse non abbastanza.

Non è un caso che il Rapporto dell’OMS del 2018 (ben 5 anni fa) aveva condotto una "Valutazione globale e regionale della violenza contro le donne" definendo la violenza sulle donne un “problema di proporzioni globali che colpiscono la società........

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