Quando scrivi un cv non mettere il sesso. Quando utilizzi termini professionali non utilizzarli esclusivamente al maschile. Quando, nel tuo linguaggio quotidiano, utilizzi qualche elemento caratterizzante, ricordati di utilizzare sempre la persona davanti all'aggettivo "persona con disabilità, persona nera, persona con autismo, persona cieca, persona trans" e non, come spesso si sente, il “disabile, il nero, l' autistico, etc”.

Evita le “micro aggressioni” della serie "siamo maschi, che ci vuoi fare" o "guidi molto bene" (detto ad una donna) o "da dove vieni?" (detto ad una persona nera). Sono solo pochi suggerimenti dell'elenco che avremmo bisogno di tener presente ogni giorno, per abituarsi ad essere inclusivi, per iniziare a parlare e quindi a pensare in modo inclusivo.

Con dati alla mano si può tranquillamente affermare che le organizzazioni che hanno davvero vinto, oggi, sono quelle volte a creare e mantenere un modello di lavoro che punti con decisione sull’inclusività, che applichi l'uguaglianza sostanziale adeguando la disciplina giuridica a situazioni differenti. Occorre puntare alla centralità della persona, non solo sulla carta. Occorre ascoltarla, andando a riempire l'eguaglianza di contenuti perchè, come diceva Bobbio " l'uguaglianza resta un concetto generico e vuoto e non significa nulla se non la riempi di contenuti".

Il contenuto della propria libertà lo si trova sul posto di lavoro, quale proprio diritto di affermazione in quanto persona. Chi sta bene nell'ambiente di lavoro, in cui trascorre parte della sua vita, è sicuramente più produttivo. A dirlo è stato Olivetti con la sua celebre citazione: "La fabbrica non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica".

Una filosofia imprenditoriale che non può dirsi superata se si guarda alla produttività delle aziende che adottano politiche inclusive al loro interno. Benefici economici, di immagine e di reputazione collettiva. Non a caso la Gender Equality è uno dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile fissati dall’ONU (Goal 5). Un discorso che trova tante voci nel coro eppure, non abbastanza si parla della PdR UNI 125:2022 che definisce le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere. L'abbattimento del patriarcato non passa, forse, proprio da un approccio collettivo più radicato all'interno della società partendo dal posto di lavoro? Forse perché non la si ritiene sufficientemente importante?

Eppure la certificazione per la Parità di Genere è applicabile a qualsiasi tipo di organizzazione, sia del settore privato, pubblico o senza scopo di lucro, indipendentemente dalle dimensioni e dalla natura dell’attività. Perché la possibilità di essere inclusivi e dimostrare che non esiste un ruolo esclusivamente per uomo e uno esclusivamente per donna, deve essere aperta a tutti. E se anche il cinema riesce a dimostrarci che Giulietta può ben essere interpretata da un uomo allora forse è il tempo di urlare al nostro datore di lavoro che il vero talento non ha un vestito di un colore di genere. Perché il vero talento sta proprio nella capacità di spostare l’ottica da una parte all’altra con assoluta naturalezza indipendentemente che ci si trovi in un corpo o in un altro.

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Quando scrivi un cv non mettere il sesso. Quando utilizzi termini professionali non utilizzarli esclusivamente al maschile. Quando, nel tuo linguaggio quotidiano, utilizzi qualche elemento caratterizzante, ricordati di utilizzare sempre la persona davanti all'aggettivo "persona con disabilità, persona nera, persona con autismo, persona cieca, persona trans" e non, come spesso si sente, il “disabile, il nero, l' autistico, etc”.

Evita le “micro aggressioni” della serie "siamo maschi, che ci vuoi fare" o "guidi molto bene" (detto ad una donna) o "da dove vieni?" (detto ad una persona nera). Sono solo pochi suggerimenti dell'elenco che avremmo bisogno di tener presente ogni giorno, per abituarsi ad essere inclusivi, per iniziare a parlare e quindi a pensare in modo inclusivo.

Con dati alla mano si può tranquillamente affermare che le organizzazioni che hanno davvero vinto, oggi, sono quelle volte a creare e mantenere un modello di lavoro che punti con decisione sull’inclusività, che applichi l'uguaglianza sostanziale adeguando la disciplina giuridica a situazioni differenti. Occorre puntare alla centralità della persona, non solo sulla carta. Occorre ascoltarla, andando a riempire l'eguaglianza di contenuti perchè, come diceva Bobbio " l'uguaglianza resta un concetto generico e vuoto e non significa nulla se non la riempi di contenuti".

Il contenuto della propria libertà lo si trova sul posto di lavoro, quale proprio diritto di affermazione in quanto persona. Chi sta bene nell'ambiente di lavoro, in cui trascorre parte della sua vita, è sicuramente più produttivo. A dirlo è stato Olivetti con la sua celebre citazione: "La fabbrica non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve distribuire ricchezza, cultura, servizi, democrazia. Io penso la fabbrica per l'uomo, non l'uomo per la fabbrica".

Una filosofia imprenditoriale che non può dirsi superata se si guarda alla produttività delle aziende che adottano politiche inclusive al loro interno. Benefici economici, di immagine e di reputazione collettiva. Non a caso la Gender Equality è uno dei 17 obiettivi per lo sviluppo sostenibile fissati dall’ONU (Goal 5). Un discorso che trova tante voci nel coro eppure, non abbastanza si parla della PdR UNI 125:2022 che definisce le linee guida sul sistema di gestione per la parità di genere. L'abbattimento del patriarcato non passa, forse, proprio da un approccio collettivo più radicato all'interno della società partendo dal posto di lavoro? Forse perché non la si ritiene sufficientemente importante?

Eppure la certificazione per la Parità di Genere è applicabile a qualsiasi tipo di organizzazione, sia del settore privato, pubblico o senza scopo di lucro, indipendentemente dalle dimensioni e dalla natura dell’attività. Perché la possibilità di essere inclusivi e dimostrare che non esiste un ruolo esclusivamente per uomo e uno esclusivamente per donna, deve essere aperta a tutti. E se anche il cinema riesce a dimostrarci che Giulietta può ben essere interpretata da un uomo allora forse è il tempo di urlare al nostro datore di lavoro che il vero talento non ha un vestito di un colore di genere. Perché il vero talento sta proprio nella capacità di spostare l’ottica da una parte all’altra con assoluta naturalezza indipendentemente che ci si trovi in un corpo o in un altro.

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Quando scrivi un cv non mettere il sesso

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04.03.2024

Quando scrivi un cv non mettere il sesso. Quando utilizzi termini professionali non utilizzarli esclusivamente al maschile. Quando, nel tuo linguaggio quotidiano, utilizzi qualche elemento caratterizzante, ricordati di utilizzare sempre la persona davanti all'aggettivo "persona con disabilità, persona nera, persona con autismo, persona cieca, persona trans" e non, come spesso si sente, il “disabile, il nero, l' autistico, etc”.

Evita le “micro aggressioni” della serie "siamo maschi, che ci vuoi fare" o "guidi molto bene" (detto ad una donna) o "da dove vieni?" (detto ad una persona nera). Sono solo pochi suggerimenti dell'elenco che avremmo bisogno di tener presente ogni giorno, per abituarsi ad essere inclusivi, per iniziare a parlare e quindi a pensare in modo inclusivo.

Con dati alla mano si può tranquillamente affermare che le organizzazioni che hanno davvero vinto, oggi, sono quelle volte a creare e mantenere un modello di lavoro che punti con decisione sull’inclusività, che applichi l'uguaglianza sostanziale adeguando la disciplina giuridica a situazioni differenti. Occorre puntare alla centralità della persona, non solo sulla carta. Occorre ascoltarla, andando a riempire l'eguaglianza di contenuti perchè, come diceva Bobbio " l'uguaglianza resta un concetto generico e vuoto e non significa nulla se non la riempi di contenuti".

Il contenuto della propria libertà lo si trova sul posto di lavoro, quale proprio diritto di affermazione in quanto persona. Chi sta bene nell'ambiente di lavoro, in cui trascorre parte della sua vita, è sicuramente più produttivo. A dirlo è stato Olivetti con la sua celebre citazione: "La fabbrica non può guardare solo all'indice dei profitti. Deve........

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