Questa è un articolo che non avrai mai voluto scrivere: il ricordo di una persona che, senza saperlo all’epoca, ma poi crescendo, anche professionalmente, sono riuscita a dirglielo, ha mutato i miei studi e dunque orientato le mie scelte professionali. Antonio Paolucci (morto oggi) ha dedicato una vita alla cultura, alla sua diffusione e alla sua cura. Era un grande comunicatore e riusciva a trasmettere il suo sapere con passione facendo comprendere cose estremamente complicate raccontandole in maniera semplice. Aveva iniziato la sua carriera nel Ministero della Pubblica Istruzione alla fine degli anni ‘60. Per approdare poi nel neonato ministero dei Beni Culturali, negli anni ‘80, rivestendo ruoli di Soprintendente in diverse città italiane e soprattutto a Firenze dove diresse, dal 1986 al 1988 l’Opificio delle Pietre Dure. Per poco più di un anno, dal gennaio 1995 al maggio 1996 ricoprì la carica di Ministro per i Beni Culturali nel governo tecnico di Lamberto Dini.

Come Commissario straordinario del Governo per il terremoto che colpì l’Umbria e le Marche nel 1997 si diede da fare per il restauro della Basilica di San Francesco d’Assisi. La chiesa aveva registrato notevoli danni agli affreschi di Giotto e Cimabue. Durante la scossa più forte una delle volte della Basilica superiore era crollata uccidendo quattro persone. Lo ricordo perfettamente perché nel 1998 ero una neo-allieva dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma dove cominciarono ad arrivare alcune casse contenenti gli oltre 300.000 frammenti della volta crollata raccolti. È in questo frangente che conobbi Antonio Paolucci e da quel momento seguii sempre con grande interesse la sua carriera professionale, prendendola come esempio. Aveva competenze tecniche e molto specifiche sulla gestione dei musei, sulla tutela del patrimonio storico artistico e sul restauro e ascoltarlo nei diversi incontri pubblici mi ha sempre gli occhi su punti di vista e approcci diversi. Lo sono andata a trovare più volte ai Musei Vaticani, quando ne era stato direttore dal 2007 al 2016. E fui particolarmente onorata quando accettò il mio invito ad essere parte del Comitato Scientifico dell’associazione che nel 2012 decisi di fondare per costruire ponti tra mecenati e patrimonio culturale, premiando così il mio coraggio in tempi in cui il rapporto pubblico/privato non era contemplato, se non addirittura mal visto, nelle dinamiche gestionali delle pubbliche amministrazioni.

La sua passione per l'arte rinascimentale e il suo impegno nella conservazione e promozione del nostro ricco patrimonio culturale hanno contribuito in modo significativo alla diffusione della conoscenza artistica nel mondo. Per questo motivo divenne Accademico dei Lincei, ed insignito del titolo di Cavaliere della Gran Croce e della Legione d’Onore. A noi oggi restano i numerosi saggi ed articoli delle riviste di cui fu redattore come il Paragone e il Bollettino d’arte, nonché le numerose pubblicazioni e monografie su artisti del Rinascimento come quelle dedicate a Piero della Francesca, ad Antoniazzi Romano e soprattutto a Michelangelo, una delle sue più grandi passioni. Delle diverse mostre che curò quella sulle Corti italiane del Rinascimento fu tra le più straordinarie tanto che oltre a Roma fu esposta nella città di Tokyo.
Lo voglio immaginare ora nella Cappella Sistina dell’aldilà o come la definiva lui “nella scatola dipinta coperta da 2500 m² di grande pittura che, tutta insieme, rappresenta il manuale base della storia dell’arte italiana”, finalmente a dialogare direttamente con Michelangelo.

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Questa è un articolo che non avrai mai voluto scrivere: il ricordo di una persona che, senza saperlo all’epoca, ma poi crescendo, anche professionalmente, sono riuscita a dirglielo, ha mutato i miei studi e dunque orientato le mie scelte professionali. Antonio Paolucci (morto oggi) ha dedicato una vita alla cultura, alla sua diffusione e alla sua cura. Era un grande comunicatore e riusciva a trasmettere il suo sapere con passione facendo comprendere cose estremamente complicate raccontandole in maniera semplice. Aveva iniziato la sua carriera nel Ministero della Pubblica Istruzione alla fine degli anni ‘60. Per approdare poi nel neonato ministero dei Beni Culturali, negli anni ‘80, rivestendo ruoli di Soprintendente in diverse città italiane e soprattutto a Firenze dove diresse, dal 1986 al 1988 l’Opificio delle Pietre Dure. Per poco più di un anno, dal gennaio 1995 al maggio 1996 ricoprì la carica di Ministro per i Beni Culturali nel governo tecnico di Lamberto Dini.

Come Commissario straordinario del Governo per il terremoto che colpì l’Umbria e le Marche nel 1997 si diede da fare per il restauro della Basilica di San Francesco d’Assisi. La chiesa aveva registrato notevoli danni agli affreschi di Giotto e Cimabue. Durante la scossa più forte una delle volte della Basilica superiore era crollata uccidendo quattro persone. Lo ricordo perfettamente perché nel 1998 ero una neo-allieva dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma dove cominciarono ad arrivare alcune casse contenenti gli oltre 300.000 frammenti della volta crollata raccolti. È in questo frangente che conobbi Antonio Paolucci e da quel momento seguii sempre con grande interesse la sua carriera professionale, prendendola come esempio. Aveva competenze tecniche e molto specifiche sulla gestione dei musei, sulla tutela del patrimonio storico artistico e sul restauro e ascoltarlo nei diversi incontri pubblici mi ha sempre gli occhi su punti di vista e approcci diversi. Lo sono andata a trovare più volte ai Musei Vaticani, quando ne era stato direttore dal 2007 al 2016. E fui particolarmente onorata quando accettò il mio invito ad essere parte del Comitato Scientifico dell’associazione che nel 2012 decisi di fondare per costruire ponti tra mecenati e patrimonio culturale, premiando così il mio coraggio in tempi in cui il rapporto pubblico/privato non era contemplato, se non addirittura mal visto, nelle dinamiche gestionali delle pubbliche amministrazioni.

La sua passione per l'arte rinascimentale e il suo impegno nella conservazione e promozione del nostro ricco patrimonio culturale hanno contribuito in modo significativo alla diffusione della conoscenza artistica nel mondo. Per questo motivo divenne Accademico dei Lincei, ed insignito del titolo di Cavaliere della Gran Croce e della Legione d’Onore. A noi oggi restano i numerosi saggi ed articoli delle riviste di cui fu redattore come il Paragone e il Bollettino d’arte, nonché le numerose pubblicazioni e monografie su artisti del Rinascimento come quelle dedicate a Piero della Francesca, ad Antoniazzi Romano e soprattutto a Michelangelo, una delle sue più grandi passioni. Delle diverse mostre che curò quella sulle Corti italiane del Rinascimento fu tra le più straordinarie tanto che oltre a Roma fu esposta nella città di Tokyo.
Lo voglio immaginare ora nella Cappella Sistina dell’aldilà o come la definiva lui “nella scatola dipinta coperta da 2500 m² di grande pittura che, tutta insieme, rappresenta il manuale base della storia dell’arte italiana”, finalmente a dialogare direttamente con Michelangelo.

QOSHE - Antonio Paolucci, un maestro per l'arte e la cultura - Giulia Silvia Ghia
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Antonio Paolucci, un maestro per l'arte e la cultura

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05.02.2024

Questa è un articolo che non avrai mai voluto scrivere: il ricordo di una persona che, senza saperlo all’epoca, ma poi crescendo, anche professionalmente, sono riuscita a dirglielo, ha mutato i miei studi e dunque orientato le mie scelte professionali. Antonio Paolucci (morto oggi) ha dedicato una vita alla cultura, alla sua diffusione e alla sua cura. Era un grande comunicatore e riusciva a trasmettere il suo sapere con passione facendo comprendere cose estremamente complicate raccontandole in maniera semplice. Aveva iniziato la sua carriera nel Ministero della Pubblica Istruzione alla fine degli anni ‘60. Per approdare poi nel neonato ministero dei Beni Culturali, negli anni ‘80, rivestendo ruoli di Soprintendente in diverse città italiane e soprattutto a Firenze dove diresse, dal 1986 al 1988 l’Opificio delle Pietre Dure. Per poco più di un anno, dal gennaio 1995 al maggio 1996 ricoprì la carica di Ministro per i Beni Culturali nel governo tecnico di Lamberto Dini.

Come Commissario straordinario del Governo per il terremoto che colpì l’Umbria e le Marche nel 1997 si diede da fare per il restauro della Basilica di San Francesco d’Assisi. La chiesa aveva registrato notevoli danni agli affreschi di Giotto e Cimabue. Durante la scossa più forte una delle volte della Basilica superiore era crollata uccidendo quattro persone. Lo ricordo perfettamente perché nel 1998 ero una neo-allieva dell’Istituto Centrale del Restauro di Roma dove cominciarono ad arrivare alcune casse contenenti gli oltre 300.000 frammenti della volta crollata raccolti. È in questo frangente che conobbi Antonio Paolucci e da quel momento seguii sempre con grande interesse la sua carriera professionale, prendendola come esempio. Aveva competenze tecniche e molto specifiche sulla gestione dei musei, sulla tutela del patrimonio storico........

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