Immaginate un medico che, prima di iniziare una consultazione, decide di spostare una sedia vicino al letto del paziente. Posizionare una sedia vicino al letto o spostarla è una ‘spinta gentile, intelligente per modellare la comunicazione e migliorare l'esperienza complessiva del paziente. È un gesto che comunica: mi prendo il tempo per comunicare con lei e lo faccio in maniera rilassata. In secondo luogo la comunicazione non è verticale, con il medico che in piedi ha una posizione dominante e una postura eretta rispetto al paziente che è sdraiato e quindi vulnerabile se non fragile. Guardare le persone negli occhi alla stessa altezza, inoltre, cambia la comunicazione non verbale.

Uno studio condotto da Iyer e colleghi ha gettato nuova luce su questa pratica, dimostrando che il posizionamento strategico di una sedia può innescare un aumento significativo nella frequenza di seduta dei medici durante gli incontri con i pazienti. Un colpo di scena notevole: quando c’era una sedia libera, il 63% dei professionista si é seduto, rispetto al 7% del gruppo di medici abituato a parlare al paziente in piedi e di fretta. La ricerca ha esaminato il comportamento di 51 medici ospedalieri che forniscono servizi di assistenza diretta e osservato 125 incontri con i pazienti. Ogni incontro con il paziente è stato catalogato secondo il posizionamento della sedia (≤3 piedi (0,9 m) dal letto del paziente e di fronte al letto) o alla posizione abituale della sedia (controllo).

Ma c'è di più dietro questa seduta strategica. Non si tratta solo di fisicità, ma di percezioni e di come i pazienti interpretano la comunicazione dei medici. Gli interventi basati sul ‘nudge’ guidano sottilmente i comportamenti, sembrano essere la chiave. In questo caso, il posizionamento della sedia ha inciso positivamente sulla percezione dei pazienti sulla comunicazione dei medici e sulla loro soddisfazione generale riguardo alle cure ricevute, in parte perché una persona seduta anche per pochi minuti è più rilassata e ha la possibilità di alleviare la fatica sia pure per pochi minuti.

Certo, dobbiamo anche fare i conti con la complessità della realtà ospedaliera. Spostare una sedia prima di ogni incontro potrebbe sembrare un gesto semplice, ma la sostenibilità in ambienti reali è una questione critica.

Gli studi sull'architettura di scelta, dei quali il ‘nudge’ fa parte, hanno dimostrato che il mettere opzioni alimentari più sane all’altezza degli occhi nelle mense e le verdure all’inizio della fila, migliora scelte positive per la salute. Studi in ambito ospedaliero hanno dimostrato che le ‘spinte’ come spunti visivi e profumi freschi possono aumentare i comportamenti di igiene delle mani da parte di utenti e visitatori.

È stato dimostrato inoltre che la spinta del nudge è più gradita e soprattutto efficace dei divieti e dei comportamenti coercitivi, quello che viene chiamato ‘nanny’ ossia istituzione o stato bambinaia che assume come le persone non siano in grado di avere comportamenti consapevoli e debbano essere guidate con la forza, quindi con i divieti. Le persone tendono a reagire alle spinte negative con la violazione della norma e amano invece sapere che hanno un ruolo nella scelta (ragione per cui i movimenti proibizionistici non hanno mai funzionato).

Eppure, nonostante queste sfide, il lavoro di Iyer e del suo team che hanno pubblicato i propri risultati sul British Medical Journal offre una panoramica
affascinante sul potenziale delle piccole azioni nel plasmare la percezione e l'esperienza dei pazienti. È intrigante pensare a come variazioni ambientali,
la presenza di altri attori e dinamiche relazionali possano contribuire a modellare ulteriormente la comunicazione medico-paziente. Numerosi studi, per esempio, avevano rivelato come i medici che passavano più tempo a parlare con i pazienti erano quelli con un contenzioso medico legale inferiore e che, al contrario i sanitari irreperibili dopo le cure o dopo un intervento chirurgico sono quelli che ricevono un maggior numero di denunce. Sono ben 34mila le cause intentate ogni anno in Italia, che nel 98% si concludono con una assoluzione o una archiviazione ma che evidenziano una criticità dei rapporti tra sanitari e cittadini.

Segui i temi Commenta con i lettori I commenti dei lettori

Suggerisci una correzione

Immaginate un medico che, prima di iniziare una consultazione, decide di spostare una sedia vicino al letto del paziente. Posizionare una sedia vicino al letto o spostarla è una ‘spinta gentile, intelligente per modellare la comunicazione e migliorare l'esperienza complessiva del paziente. È un gesto che comunica: mi prendo il tempo per comunicare con lei e lo faccio in maniera rilassata. In secondo luogo la comunicazione non è verticale, con il medico che in piedi ha una posizione dominante e una postura eretta rispetto al paziente che è sdraiato e quindi vulnerabile se non fragile. Guardare le persone negli occhi alla stessa altezza, inoltre, cambia la comunicazione non verbale.

Uno studio condotto da Iyer e colleghi ha gettato nuova luce su questa pratica, dimostrando che il posizionamento strategico di una sedia può innescare un aumento significativo nella frequenza di seduta dei medici durante gli incontri con i pazienti. Un colpo di scena notevole: quando c’era una sedia libera, il 63% dei professionista si é seduto, rispetto al 7% del gruppo di medici abituato a parlare al paziente in piedi e di fretta. La ricerca ha esaminato il comportamento di 51 medici ospedalieri che forniscono servizi di assistenza diretta e osservato 125 incontri con i pazienti. Ogni incontro con il paziente è stato catalogato secondo il posizionamento della sedia (≤3 piedi (0,9 m) dal letto del paziente e di fronte al letto) o alla posizione abituale della sedia (controllo).

Ma c'è di più dietro questa seduta strategica. Non si tratta solo di fisicità, ma di percezioni e di come i pazienti interpretano la comunicazione dei medici. Gli interventi basati sul ‘nudge’ guidano sottilmente i comportamenti, sembrano essere la chiave. In questo caso, il posizionamento della sedia ha inciso positivamente sulla percezione dei pazienti sulla comunicazione dei medici e sulla loro soddisfazione generale riguardo alle cure ricevute, in parte perché una persona seduta anche per pochi minuti è più rilassata e ha la possibilità di alleviare la fatica sia pure per pochi minuti.

Certo, dobbiamo anche fare i conti con la complessità della realtà ospedaliera. Spostare una sedia prima di ogni incontro potrebbe sembrare un gesto semplice, ma la sostenibilità in ambienti reali è una questione critica.

Gli studi sull'architettura di scelta, dei quali il ‘nudge’ fa parte, hanno dimostrato che il mettere opzioni alimentari più sane all’altezza degli occhi nelle mense e le verdure all’inizio della fila, migliora scelte positive per la salute. Studi in ambito ospedaliero hanno dimostrato che le ‘spinte’ come spunti visivi e profumi freschi possono aumentare i comportamenti di igiene delle mani da parte di utenti e visitatori.

È stato dimostrato inoltre che la spinta del nudge è più gradita e soprattutto efficace dei divieti e dei comportamenti coercitivi, quello che viene chiamato ‘nanny’ ossia istituzione o stato bambinaia che assume come le persone non siano in grado di avere comportamenti consapevoli e debbano essere guidate con la forza, quindi con i divieti. Le persone tendono a reagire alle spinte negative con la violazione della norma e amano invece sapere che hanno un ruolo nella scelta (ragione per cui i movimenti proibizionistici non hanno mai funzionato).

Eppure, nonostante queste sfide, il lavoro di Iyer e del suo team che hanno pubblicato i propri risultati sul British Medical Journal offre una panoramica
affascinante sul potenziale delle piccole azioni nel plasmare la percezione e l'esperienza dei pazienti. È intrigante pensare a come variazioni ambientali,
la presenza di altri attori e dinamiche relazionali possano contribuire a modellare ulteriormente la comunicazione medico-paziente. Numerosi studi, per esempio, avevano rivelato come i medici che passavano più tempo a parlare con i pazienti erano quelli con un contenzioso medico legale inferiore e che, al contrario i sanitari irreperibili dopo le cure o dopo un intervento chirurgico sono quelli che ricevono un maggior numero di denunce. Sono ben 34mila le cause intentate ogni anno in Italia, che nel 98% si concludono con una assoluzione o una archiviazione ma che evidenziano una criticità dei rapporti tra sanitari e cittadini.

QOSHE - Come migliorare la comunicazione con la sedia vicino al letto del paziente - Johann Rossi Mason
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Come migliorare la comunicazione con la sedia vicino al letto del paziente

10 1
27.12.2023

Immaginate un medico che, prima di iniziare una consultazione, decide di spostare una sedia vicino al letto del paziente. Posizionare una sedia vicino al letto o spostarla è una ‘spinta gentile, intelligente per modellare la comunicazione e migliorare l'esperienza complessiva del paziente. È un gesto che comunica: mi prendo il tempo per comunicare con lei e lo faccio in maniera rilassata. In secondo luogo la comunicazione non è verticale, con il medico che in piedi ha una posizione dominante e una postura eretta rispetto al paziente che è sdraiato e quindi vulnerabile se non fragile. Guardare le persone negli occhi alla stessa altezza, inoltre, cambia la comunicazione non verbale.

Uno studio condotto da Iyer e colleghi ha gettato nuova luce su questa pratica, dimostrando che il posizionamento strategico di una sedia può innescare un aumento significativo nella frequenza di seduta dei medici durante gli incontri con i pazienti. Un colpo di scena notevole: quando c’era una sedia libera, il 63% dei professionista si é seduto, rispetto al 7% del gruppo di medici abituato a parlare al paziente in piedi e di fretta. La ricerca ha esaminato il comportamento di 51 medici ospedalieri che forniscono servizi di assistenza diretta e osservato 125 incontri con i pazienti. Ogni incontro con il paziente è stato catalogato secondo il posizionamento della sedia (≤3 piedi (0,9 m) dal letto del paziente e di fronte al letto) o alla posizione abituale della sedia (controllo).

Ma c'è di più dietro questa seduta strategica. Non si tratta solo di fisicità, ma di percezioni e di come i pazienti interpretano la comunicazione dei medici. Gli interventi basati sul ‘nudge’ guidano sottilmente i comportamenti, sembrano essere la chiave. In questo caso, il posizionamento della sedia ha inciso positivamente sulla percezione dei pazienti sulla comunicazione dei medici e sulla loro soddisfazione generale riguardo alle cure ricevute, in parte perché una persona seduta anche per pochi minuti è più rilassata e ha la possibilità di alleviare la fatica sia pure per pochi minuti.

Certo, dobbiamo anche fare i conti con la complessità della realtà ospedaliera.........

© HuffPost


Get it on Google Play