Ci sono più esiti possibili in un processo penale con giuria nello Stato di New York come quello che sta affrontando l’ex presidente Donald Trump. Colpevole o innocente, certo, ma anche l'impossibilita di raggiungere un verdetto, che può portare a una ripetizione del processo o alla sua cancellazione. Per condannare qualcuno, tutti e 12 i giurati devono concordare sulla colpevolezza dell’accusato: nel caso di dubbio, saranno chiamati ad assolvere. Se qualcuno fra i membri della giuria non è d’accordo con la decisione degli altri, ci si troverà davanti a una “giuria sospesa”, ovvero impossibilitata a raggiungere una decisione unanime. In questo caso il procedimento non sara considerato valido. Dunque perché nel primo processo penale contro un ex presidente degli Stati Uniti, Trump sia riconosciuto colpevole di aver infranto le leggi di New York falsificando documenti “con l’intento di commettere un altro crimine” - in questo caso interferendo con le elezioni del 2016 - tutti i membri della giuria devono essere d’accordo.

Molti pensano che un verdetto unanime sia improbabile. In un editoriale sul New York Times, il professore di diritto dell’Università di Boston, Jed Handeslman Shugerman, scrive che “portando a processo un crimine federale in un tribunale statale, il procuratore distrettuale di Manhattan si muove in un terreno non ancora sperimentato. Otto anni dopo il presunto crimine, è ragionevole chiedersi se in discussione ci sia più la politica che la legge”. Shugerman in definitiva considera il processo un monito sugli "abusi giudiziari in America".

Su argomenti simili puntano gli avvocati di Trump: cercheranno di creare dubbi sulle prove, sulle testimonianze o sulle accuse per convincere almeno uno dei giurati che il loro cliente non è colpevole. Nelle prossime settimane con tutta probabilita i giurati risiederanno in un luogo protetto, in modo da essere tenuti lontani dai riflettori pubblici e forse anche dalle minacce di sostenitori e detrattori dell’ex presidente. Potranno richiedere documenti giudiziari e chiedere consiglio al giudice, ma poi a un certo punto dovranno cominciare a discutere fra loro e a votare: fino a quando non raggiungeranno un verdetto.

Trump e i suoi vogliono un’assoluzione o una giuria sospesa, in cui anche un solo giurato sia pronto a dire di credere fermamente alla non colpevolezza: se così accadrà, l'ex presidente sarà libero. Se il verdetto sarà invece di colpevolezza, spetterà al giudice stabilire la pena.

L’effetto di un verdetto di colpevolezza è difficile da prevedere, ma è probabile che Trump e i suoi sostenitori lo presentino come un tentativo di truccare (di nuovo, sosterranno, citando il precedente del 2020) le elezioni. Una mossa del Deep State, ovvero comunisti e democratici estremisti che si anniderebbero nell’Amministrazione Biden: lo scopo sarebbe a loro avviso quello di impedire agli americani di votare per Trump.

Una posizione che è la ricetta perfetta per una nuova esplosione di violenza, dopo quella del 6 gennaio 2021: molti dei sostenitori dell’ex presidente sono davvero convinti che dietro le quinte ci sia chi lavora per impedire loro di votare e sono pronti a scendere in strada per questo.

Se invece ci fosse un verdetto di assoluzione, ciò permetterebbe all’ex leader di presentarsi come un guerriero che non si piega alle ingiustizie dello Stato centrale, un argomento che su un certo tipo di America, da sempre restia a sottoporsi alla autorita federale, avrebbe presa, alimentando il clima di “caccia alle streghe” su cui da mesi gli strateghi dell'ex presidente cercano di far leva.

Per questo è importante sfatare una notizia falsa che Trump e i suoi continuano a diffondere: ovvero che Joe Biden e i suoi uomini abbiano programmato questo processo e gli altri tre che Trump dovrà affrontare nei prossimi mesi, in modo da farli coincidere con la campagna elettorale. Affermazione falsa perché il procedimento di New York è frutto di un’indagine avviata nel 2018, molto prima che Biden diventasse presidente, mentre alla Casa Bianca c'era Trump, e il fatto che quest'ultimo si trovasse, quattro anni dopo, in una nuova campagna elettorale era impossibile da prevedere. Dopo colpi di scena e ritardi legali, interruzioni dovute al Covid e cambiamenti nella procura di New York, l’accusa è stata formalizzata il 30 marzo 2023. Questi sono fatti dimostrati da documenti, indagini giornalistiche, interviste degli stessi protagonisti, da un lato e dall’altro. Non sono opinioni: ma molti in America fingono di non saperlo.

Segui i temi Commenta con i lettori I commenti dei lettori

HuffPost crede nel valore del confronto tra diverse opinioni. Partecipa al dibattito con gli altri membri della community.

Suggerisci una correzione

Ci sono più esiti possibili in un processo penale con giuria nello Stato di New York come quello che sta affrontando l’ex presidente Donald Trump. Colpevole o innocente, certo, ma anche l'impossibilita di raggiungere un verdetto, che può portare a una ripetizione del processo o alla sua cancellazione. Per condannare qualcuno, tutti e 12 i giurati devono concordare sulla colpevolezza dell’accusato: nel caso di dubbio, saranno chiamati ad assolvere. Se qualcuno fra i membri della giuria non è d’accordo con la decisione degli altri, ci si troverà davanti a una “giuria sospesa”, ovvero impossibilitata a raggiungere una decisione unanime. In questo caso il procedimento non sara considerato valido. Dunque perché nel primo processo penale contro un ex presidente degli Stati Uniti, Trump sia riconosciuto colpevole di aver infranto le leggi di New York falsificando documenti “con l’intento di commettere un altro crimine” - in questo caso interferendo con le elezioni del 2016 - tutti i membri della giuria devono essere d’accordo.

Molti pensano che un verdetto unanime sia improbabile. In un editoriale sul New York Times, il professore di diritto dell’Università di Boston, Jed Handeslman Shugerman, scrive che “portando a processo un crimine federale in un tribunale statale, il procuratore distrettuale di Manhattan si muove in un terreno non ancora sperimentato. Otto anni dopo il presunto crimine, è ragionevole chiedersi se in discussione ci sia più la politica che la legge”. Shugerman in definitiva considera il processo un monito sugli "abusi giudiziari in America".

Su argomenti simili puntano gli avvocati di Trump: cercheranno di creare dubbi sulle prove, sulle testimonianze o sulle accuse per convincere almeno uno dei giurati che il loro cliente non è colpevole. Nelle prossime settimane con tutta probabilita i giurati risiederanno in un luogo protetto, in modo da essere tenuti lontani dai riflettori pubblici e forse anche dalle minacce di sostenitori e detrattori dell’ex presidente. Potranno richiedere documenti giudiziari e chiedere consiglio al giudice, ma poi a un certo punto dovranno cominciare a discutere fra loro e a votare: fino a quando non raggiungeranno un verdetto.

Trump e i suoi vogliono un’assoluzione o una giuria sospesa, in cui anche un solo giurato sia pronto a dire di credere fermamente alla non colpevolezza: se così accadrà, l'ex presidente sarà libero. Se il verdetto sarà invece di colpevolezza, spetterà al giudice stabilire la pena.

L’effetto di un verdetto di colpevolezza è difficile da prevedere, ma è probabile che Trump e i suoi sostenitori lo presentino come un tentativo di truccare (di nuovo, sosterranno, citando il precedente del 2020) le elezioni. Una mossa del Deep State, ovvero comunisti e democratici estremisti che si anniderebbero nell’Amministrazione Biden: lo scopo sarebbe a loro avviso quello di impedire agli americani di votare per Trump.

Una posizione che è la ricetta perfetta per una nuova esplosione di violenza, dopo quella del 6 gennaio 2021: molti dei sostenitori dell’ex presidente sono davvero convinti che dietro le quinte ci sia chi lavora per impedire loro di votare e sono pronti a scendere in strada per questo.

Se invece ci fosse un verdetto di assoluzione, ciò permetterebbe all’ex leader di presentarsi come un guerriero che non si piega alle ingiustizie dello Stato centrale, un argomento che su un certo tipo di America, da sempre restia a sottoporsi alla autorita federale, avrebbe presa, alimentando il clima di “caccia alle streghe” su cui da mesi gli strateghi dell'ex presidente cercano di far leva.

Per questo è importante sfatare una notizia falsa che Trump e i suoi continuano a diffondere: ovvero che Joe Biden e i suoi uomini abbiano programmato questo processo e gli altri tre che Trump dovrà affrontare nei prossimi mesi, in modo da farli coincidere con la campagna elettorale. Affermazione falsa perché il procedimento di New York è frutto di un’indagine avviata nel 2018, molto prima che Biden diventasse presidente, mentre alla Casa Bianca c'era Trump, e il fatto che quest'ultimo si trovasse, quattro anni dopo, in una nuova campagna elettorale era impossibile da prevedere. Dopo colpi di scena e ritardi legali, interruzioni dovute al Covid e cambiamenti nella procura di New York, l’accusa è stata formalizzata il 30 marzo 2023. Questi sono fatti dimostrati da documenti, indagini giornalistiche, interviste degli stessi protagonisti, da un lato e dall’altro. Non sono opinioni: ma molti in America fingono di non saperlo.

HuffPost crede nel valore del confronto tra diverse opinioni. Partecipa al dibattito con gli altri membri della community.

QOSHE - Sfatare la narrazione tossica sul processo contro Donald Trump - John Fiegener
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Sfatare la narrazione tossica sul processo contro Donald Trump

9 2
24.04.2024

Ci sono più esiti possibili in un processo penale con giuria nello Stato di New York come quello che sta affrontando l’ex presidente Donald Trump. Colpevole o innocente, certo, ma anche l'impossibilita di raggiungere un verdetto, che può portare a una ripetizione del processo o alla sua cancellazione. Per condannare qualcuno, tutti e 12 i giurati devono concordare sulla colpevolezza dell’accusato: nel caso di dubbio, saranno chiamati ad assolvere. Se qualcuno fra i membri della giuria non è d’accordo con la decisione degli altri, ci si troverà davanti a una “giuria sospesa”, ovvero impossibilitata a raggiungere una decisione unanime. In questo caso il procedimento non sara considerato valido. Dunque perché nel primo processo penale contro un ex presidente degli Stati Uniti, Trump sia riconosciuto colpevole di aver infranto le leggi di New York falsificando documenti “con l’intento di commettere un altro crimine” - in questo caso interferendo con le elezioni del 2016 - tutti i membri della giuria devono essere d’accordo.

Molti pensano che un verdetto unanime sia improbabile. In un editoriale sul New York Times, il professore di diritto dell’Università di Boston, Jed Handeslman Shugerman, scrive che “portando a processo un crimine federale in un tribunale statale, il procuratore distrettuale di Manhattan si muove in un terreno non ancora sperimentato. Otto anni dopo il presunto crimine, è ragionevole chiedersi se in discussione ci sia più la politica che la legge”. Shugerman in definitiva considera il processo un monito sugli "abusi giudiziari in America".

Su argomenti simili puntano gli avvocati di Trump: cercheranno di creare dubbi sulle prove, sulle testimonianze o sulle accuse per convincere almeno uno dei giurati che il loro cliente non è colpevole. Nelle prossime settimane con tutta probabilita i giurati risiederanno in un luogo protetto, in modo da essere tenuti lontani dai riflettori pubblici e forse anche dalle minacce di sostenitori e detrattori dell’ex presidente. Potranno richiedere documenti giudiziari e chiedere consiglio al giudice, ma poi a un certo punto dovranno cominciare a discutere fra loro e a votare: fino a quando non raggiungeranno un verdetto.

Trump e i suoi vogliono un’assoluzione o una giuria sospesa, in cui anche un solo giurato sia pronto a dire di credere fermamente alla non colpevolezza: se così accadrà, l'ex presidente sarà........

© HuffPost


Get it on Google Play