Oltre il 50% dei consensi nei sondaggi conferma Donald Trump il potenziale vincitore del Big Tuesday di novembre. Non sono bastati i procedimenti giudiziari per la vicenda Capitol Hill, le fake news, le interferenze nel voto in Georgia, i sexgate o ancora l’ineleggibilità del Tycoon, decretata dalla Corte Suprema del Colorado e del Maine sulla base del 14mo emendamento. Trump mantiene la leadership nonostante tutto e si sgretolano ad uno ad uno i suoi avversari politici. Vivek Ramaswamy e Tim Scott si sono ritirati dalla corsa alle presidenziali, così come Ron DeSantis, riconoscendo il fatto che la base del Gop converga su Trump. L’impacciato governatore della Florida proprio in queste ore ha fatto un passo indietro a favore di colui che dichiara di “averlo inventato”, lasciando l’ambasciatrice Nikky Haley a competere con deferenza contro il loro leader.

The Donald risulta avanti dappertutto e specie in Pennsylvania, Michigan, Georgia, Arizona e Nevada, stati in cui i dem avevano vinto, perché una parte di elettori continua a riporre fiducia nel suo programma conservatore e propagandistico. La narrazione di destra secondo cui la vittoria di Joe Biden sia stata truccata ha trovato terreno fertile in una frangia di estremisti, così come che Trump sia direttamente voluto dal Cielo a governare il Paese, a frenare il malcostume dilagante e l’immigrazione. La vittoria di Trump alle primarie in Iowa era prevedibile, essendo uno stato rurale e a lui vicino, ma la verità è che la sfida dipenderà dagli stati in bilico, gli swing states, dai latinos, dapprima in quota dem e negli ultimi anni pro Trump, e dai giovani, ritenuti anch’essi sostenitori dell’ex presidente Trump.

I suoi slogan, la sua politica dei muri da erigersi e i muscoli da mostrare sta reggendo per l’opinione pubblica. L’orgoglio repubblicano incentrato sul Make America Great Again funziona non solo sui milioni di cappellini, ma tra la gente, che vede in Joe Biden ormai un presidente anziano e incapace di rispondere alle sfide di politica interna, figuriamoci a quelle internazionali.

Il MAGA rappresenta un manifesto politico-economico e culturale, che caratterizza il pensiero trumpiano e isolazionista. Un suo eventuale secondo mandato alla Casa Bianca sarà teso ad allontanare “marxisti e delinquenti radicali di sinistra”. Il MAGA è l’esaltazione di un’America d’oro. L’animosità del dibattito su cui fa leva Trump sembra richiamare Richard Hofstadter quando scrive dello stile paranoide della politica americana, che non sta "nell’assenza di fatti verificabili, quanto piuttosto nel curioso salto dell’immaginazione che avviene in qualche punto critico della ricapitolazione degli eventi".

L’interesse nazionale, l’America First, torna a galla in ogni dichiarazione di chiusura dei confini con il Messico, nell’apertura di nuovi pozzi petroliferi, vuole un ritorno alla piena sovranità del governo e del paese al di là di impegni e istituzioni che la limitano.

La politica di un grande paese però non può ridursi in un pugno di slogan e il prossimo banco di prova sarà il New Hampshire, dove si terranno le prossime primarie.

Il New Hampshire è l’ultima chiamata per i repubblicani prima che si polarizzi il confronto Trump vs Biden, e le speranze sono poche per Nikky Haley, che rappresenta un’ala repubblicana e interventista minoritaria, che i lealisti trumpiani e la base non accoglierebbe. Donald Trump dai suoi profili social scrive che il New Hampshire esprimerà "il voto più importante e invierà direttamente a Joe Biden e a tutto l’establishment politico e distorto e alla corrotta palude di Washington un segnale forte e chiaro: stiamo arrivando, renderemo l’America di nuovo grande".

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Oltre il 50% dei consensi nei sondaggi conferma Donald Trump il potenziale vincitore del Big Tuesday di novembre. Non sono bastati i procedimenti giudiziari per la vicenda Capitol Hill, le fake news, le interferenze nel voto in Georgia, i sexgate o ancora l’ineleggibilità del Tycoon, decretata dalla Corte Suprema del Colorado e del Maine sulla base del 14mo emendamento. Trump mantiene la leadership nonostante tutto e si sgretolano ad uno ad uno i suoi avversari politici. Vivek Ramaswamy e Tim Scott si sono ritirati dalla corsa alle presidenziali, così come Ron DeSantis, riconoscendo il fatto che la base del Gop converga su Trump. L’impacciato governatore della Florida proprio in queste ore ha fatto un passo indietro a favore di colui che dichiara di “averlo inventato”, lasciando l’ambasciatrice Nikky Haley a competere con deferenza contro il loro leader.

The Donald risulta avanti dappertutto e specie in Pennsylvania, Michigan, Georgia, Arizona e Nevada, stati in cui i dem avevano vinto, perché una parte di elettori continua a riporre fiducia nel suo programma conservatore e propagandistico. La narrazione di destra secondo cui la vittoria di Joe Biden sia stata truccata ha trovato terreno fertile in una frangia di estremisti, così come che Trump sia direttamente voluto dal Cielo a governare il Paese, a frenare il malcostume dilagante e l’immigrazione. La vittoria di Trump alle primarie in Iowa era prevedibile, essendo uno stato rurale e a lui vicino, ma la verità è che la sfida dipenderà dagli stati in bilico, gli swing states, dai latinos, dapprima in quota dem e negli ultimi anni pro Trump, e dai giovani, ritenuti anch’essi sostenitori dell’ex presidente Trump.

I suoi slogan, la sua politica dei muri da erigersi e i muscoli da mostrare sta reggendo per l’opinione pubblica. L’orgoglio repubblicano incentrato sul Make America Great Again funziona non solo sui milioni di cappellini, ma tra la gente, che vede in Joe Biden ormai un presidente anziano e incapace di rispondere alle sfide di politica interna, figuriamoci a quelle internazionali.

Il MAGA rappresenta un manifesto politico-economico e culturale, che caratterizza il pensiero trumpiano e isolazionista. Un suo eventuale secondo mandato alla Casa Bianca sarà teso ad allontanare “marxisti e delinquenti radicali di sinistra”. Il MAGA è l’esaltazione di un’America d’oro. L’animosità del dibattito su cui fa leva Trump sembra richiamare Richard Hofstadter quando scrive dello stile paranoide della politica americana, che non sta "nell’assenza di fatti verificabili, quanto piuttosto nel curioso salto dell’immaginazione che avviene in qualche punto critico della ricapitolazione degli eventi".

L’interesse nazionale, l’America First, torna a galla in ogni dichiarazione di chiusura dei confini con il Messico, nell’apertura di nuovi pozzi petroliferi, vuole un ritorno alla piena sovranità del governo e del paese al di là di impegni e istituzioni che la limitano.

La politica di un grande paese però non può ridursi in un pugno di slogan e il prossimo banco di prova sarà il New Hampshire, dove si terranno le prossime primarie.

Il New Hampshire è l’ultima chiamata per i repubblicani prima che si polarizzi il confronto Trump vs Biden, e le speranze sono poche per Nikky Haley, che rappresenta un’ala repubblicana e interventista minoritaria, che i lealisti trumpiani e la base non accoglierebbe. Donald Trump dai suoi profili social scrive che il New Hampshire esprimerà "il voto più importante e invierà direttamente a Joe Biden e a tutto l’establishment politico e distorto e alla corrotta palude di Washington un segnale forte e chiaro: stiamo arrivando, renderemo l’America di nuovo grande".

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I repubblicani americani travolti dal MAGA

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23.01.2024

Oltre il 50% dei consensi nei sondaggi conferma Donald Trump il potenziale vincitore del Big Tuesday di novembre. Non sono bastati i procedimenti giudiziari per la vicenda Capitol Hill, le fake news, le interferenze nel voto in Georgia, i sexgate o ancora l’ineleggibilità del Tycoon, decretata dalla Corte Suprema del Colorado e del Maine sulla base del 14mo emendamento. Trump mantiene la leadership nonostante tutto e si sgretolano ad uno ad uno i suoi avversari politici. Vivek Ramaswamy e Tim Scott si sono ritirati dalla corsa alle presidenziali, così come Ron DeSantis, riconoscendo il fatto che la base del Gop converga su Trump. L’impacciato governatore della Florida proprio in queste ore ha fatto un passo indietro a favore di colui che dichiara di “averlo inventato”, lasciando l’ambasciatrice Nikky Haley a competere con deferenza contro il loro leader.

The Donald risulta avanti dappertutto e specie in Pennsylvania, Michigan, Georgia, Arizona e Nevada, stati in cui i dem avevano vinto, perché una parte di elettori continua a riporre fiducia nel suo programma conservatore e propagandistico. La narrazione di destra secondo cui la vittoria di Joe Biden sia stata truccata ha trovato terreno fertile in una frangia di estremisti, così come che Trump sia direttamente voluto dal Cielo a governare il Paese, a frenare il malcostume dilagante e l’immigrazione. La vittoria di Trump alle primarie in Iowa era prevedibile, essendo uno stato rurale e a lui vicino, ma la verità è che la sfida dipenderà dagli stati in bilico, gli swing states, dai latinos, dapprima in quota dem e negli ultimi anni pro Trump, e dai giovani, ritenuti anch’essi sostenitori dell’ex presidente Trump.

I suoi slogan, la sua politica dei muri da erigersi e i muscoli da mostrare sta reggendo per l’opinione pubblica. L’orgoglio repubblicano incentrato sul Make America Great Again funziona non solo sui milioni........

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