Se non si parla di intelligenza artificiale, si è fuori moda. Oggi ne vorrei scrivere da lobbista in cerca di tirocinanti, preparati, per imparare questo mestiere. E se il miglior tirocinante sul mercato fosse un robot? Riflettiamoci un po’. Da lobbista veterana, dopo quasi tre decenni di lavoro, mi sono impigrita. Mi sono stancata di analizzare le risposte alle consultazioni pubbliche, di studiare a fondo le memorie depositate alle audizioni parlamentari, di preparare analisi dei decisori e degli influenti, quelli che i colti chiamano stakeholder, per trovare potenziali alleati, o individuare possibili controparti, per preparare un progetto di lobbying. Mi sono stufata di analizzare le migliaia gli emendamenti presentati, respinti, approvati che modificano disegni di legge o decreti. Quasi quasi assumo un bel robot, pronipote evoluto di C3-PO protagonista di tutta la saga di Star Wars, che faccia tutto questo lavoro al posto mio.

La prima domanda che mi pongo è: l’intelligenza artificiale è una benedizione o una maledizione?

I lobbisti-robot potranno modificare il corso della democrazia come leggiamo in un editoriale del New York Times, pubblicato nel gennaio 2023? Anzi dirottare, se usiamo la stessa parola del titolo dell’articolo. Secondo gli autori, per quanto ci si preoccupi della possibilità che gli esseri umani vengano sostituiti dalle macchine nella musica, nella poesia o nelle sceneggiature, “si profila una minaccia ben più grave: l'intelligenza artificiale che sostituisce gli esseri umani nei processi democratici - non attraverso il voto, ma attraverso il lobbying”. La descrizione dell’IA nell’attività di lobbying come un pericolo per l’umanità è molto dettagliata, ma ve la risparmio, anche perché le considerazioni finali che fanno gli autori sono legate a un sistema politico istituzionale diverso dal nostro, quello statunitense.

Tutti abbiamo paura di essere sostituiti dalle macchine, e affermazioni come quelle che ha fatto Elon Musk, lo scorso novembre, al vertice sull'intelligenza artificiale, in Gran Bretagna, “L'IA è una grande minaccia per l'umanità”, non aiutano a preparare il terreno ad un dibattito pacato.

Sono molto più ottimista. Quello che immagino invece è un robot che faccia per me il lavoro routinario o che possa aiutarmi ad individuare velocemente le tendenze politiche nascoste in centinaia di emendamenti, che potrebbero semplicemente non essere immediatamente visibili a noi semplici esseri umani senza un aiuto. La pigrizia ti costringe ad aguzzare l’ingegno, perché vuoi ottenere le cose nel modo più veloce ed efficiente. Senza lavorare troppo! Per tornare all’esempio dell’analisi degli stakeholder, che con carta e penna, evidenziatori e post-it, può richiedere anche una settimana di lavoro, l’IA potrebbe invece fare la prima bozza, già molto approfondita, in poche ore. Insomma uno strumento che mi permetta di fare meglio il mio lavoro.

Una veloce analisi degli emendamenti potrebbe permetterci di fare molto velocemente un’analisi, e creare un modello politico, che ci permetta di comprendere quale direzione può prendere quel dossier legislativo. In che senso: individuare gli emendamenti più importanti, quali potranno essere i più votati, o diventare emendamenti di compromesso.

Mi rifiuto di temere l’IA, di temere per il mio lavoro, ma voglio avvicinarmi a questa tecnologia con un approccio diverso, quello di uno strumento che renderà la mia vita più semplice. Un lavoro che diventa ibrido, e dove il ruolo della mente umana è ancora più importante: quello di affinare e correggere il lavoro prodotto dalla macchina.

In realtà la sfida è ancora più grande. Come dichiarò un lobbista di Bruxelles, nel corso di un webinar dal titolo ‘Digital Transformation in Public Affairs What’s next?’, ben due anni addietro: “In futuro... all'altro capo del filo non ci sarà necessariamente un essere umano a leggere il vostro documento di posizione. Saranno letti anche dalle macchine. Quindi anche noi, in qualità lobbisti, dobbiamo pensare, da parte nostra, a come rendere i contenuti che produciamo il più leggibili possibile dalle macchine".

Quindi la seconda domanda da porsi è "Come farò a essere ascoltato in futuro quando non ci sarà un essere umano a leggere quello che ho scritto?"

Allora sarò sicuramente in pensione a godermi un po’ di meritato riposo, ma i giovani che aspirano a fare questo mestiere dovranno avere le nozioni di base su come funziona la scienza dei dati, l'apprendimento automatico, il cd. machine learning. Perché non saranno le macchine a togliere loro il lavoro, ma l’ignoranza su come funziona il sistema.

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Se non si parla di intelligenza artificiale, si è fuori moda. Oggi ne vorrei scrivere da lobbista in cerca di tirocinanti, preparati, per imparare questo mestiere. E se il miglior tirocinante sul mercato fosse un robot? Riflettiamoci un po’. Da lobbista veterana, dopo quasi tre decenni di lavoro, mi sono impigrita. Mi sono stancata di analizzare le risposte alle consultazioni pubbliche, di studiare a fondo le memorie depositate alle audizioni parlamentari, di preparare analisi dei decisori e degli influenti, quelli che i colti chiamano stakeholder, per trovare potenziali alleati, o individuare possibili controparti, per preparare un progetto di lobbying. Mi sono stufata di analizzare le migliaia gli emendamenti presentati, respinti, approvati che modificano disegni di legge o decreti. Quasi quasi assumo un bel robot, pronipote evoluto di C3-PO protagonista di tutta la saga di Star Wars, che faccia tutto questo lavoro al posto mio.

La prima domanda che mi pongo è: l’intelligenza artificiale è una benedizione o una maledizione?

I lobbisti-robot potranno modificare il corso della democrazia come leggiamo in un editoriale del New York Times, pubblicato nel gennaio 2023? Anzi dirottare, se usiamo la stessa parola del titolo dell’articolo. Secondo gli autori, per quanto ci si preoccupi della possibilità che gli esseri umani vengano sostituiti dalle macchine nella musica, nella poesia o nelle sceneggiature, “si profila una minaccia ben più grave: l'intelligenza artificiale che sostituisce gli esseri umani nei processi democratici - non attraverso il voto, ma attraverso il lobbying”. La descrizione dell’IA nell’attività di lobbying come un pericolo per l’umanità è molto dettagliata, ma ve la risparmio, anche perché le considerazioni finali che fanno gli autori sono legate a un sistema politico istituzionale diverso dal nostro, quello statunitense.

Tutti abbiamo paura di essere sostituiti dalle macchine, e affermazioni come quelle che ha fatto Elon Musk, lo scorso novembre, al vertice sull'intelligenza artificiale, in Gran Bretagna, “L'IA è una grande minaccia per l'umanità”, non aiutano a preparare il terreno ad un dibattito pacato.

Sono molto più ottimista. Quello che immagino invece è un robot che faccia per me il lavoro routinario o che possa aiutarmi ad individuare velocemente le tendenze politiche nascoste in centinaia di emendamenti, che potrebbero semplicemente non essere immediatamente visibili a noi semplici esseri umani senza un aiuto. La pigrizia ti costringe ad aguzzare l’ingegno, perché vuoi ottenere le cose nel modo più veloce ed efficiente. Senza lavorare troppo! Per tornare all’esempio dell’analisi degli stakeholder, che con carta e penna, evidenziatori e post-it, può richiedere anche una settimana di lavoro, l’IA potrebbe invece fare la prima bozza, già molto approfondita, in poche ore. Insomma uno strumento che mi permetta di fare meglio il mio lavoro.

Una veloce analisi degli emendamenti potrebbe permetterci di fare molto velocemente un’analisi, e creare un modello politico, che ci permetta di comprendere quale direzione può prendere quel dossier legislativo. In che senso: individuare gli emendamenti più importanti, quali potranno essere i più votati, o diventare emendamenti di compromesso.

Mi rifiuto di temere l’IA, di temere per il mio lavoro, ma voglio avvicinarmi a questa tecnologia con un approccio diverso, quello di uno strumento che renderà la mia vita più semplice. Un lavoro che diventa ibrido, e dove il ruolo della mente umana è ancora più importante: quello di affinare e correggere il lavoro prodotto dalla macchina.

In realtà la sfida è ancora più grande. Come dichiarò un lobbista di Bruxelles, nel corso di un webinar dal titolo ‘Digital Transformation in Public Affairs What’s next?’, ben due anni addietro: “In futuro... all'altro capo del filo non ci sarà necessariamente un essere umano a leggere il vostro documento di posizione. Saranno letti anche dalle macchine. Quindi anche noi, in qualità lobbisti, dobbiamo pensare, da parte nostra, a come rendere i contenuti che produciamo il più leggibili possibile dalle macchine".

Quindi la seconda domanda da porsi è "Come farò a essere ascoltato in futuro quando non ci sarà un essere umano a leggere quello che ho scritto?"

Allora sarò sicuramente in pensione a godermi un po’ di meritato riposo, ma i giovani che aspirano a fare questo mestiere dovranno avere le nozioni di base su come funziona la scienza dei dati, l'apprendimento automatico, il cd. machine learning. Perché non saranno le macchine a togliere loro il lavoro, ma l’ignoranza su come funziona il sistema.

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Un robot lobbista per tirocinante

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06.02.2024

Se non si parla di intelligenza artificiale, si è fuori moda. Oggi ne vorrei scrivere da lobbista in cerca di tirocinanti, preparati, per imparare questo mestiere. E se il miglior tirocinante sul mercato fosse un robot? Riflettiamoci un po’. Da lobbista veterana, dopo quasi tre decenni di lavoro, mi sono impigrita. Mi sono stancata di analizzare le risposte alle consultazioni pubbliche, di studiare a fondo le memorie depositate alle audizioni parlamentari, di preparare analisi dei decisori e degli influenti, quelli che i colti chiamano stakeholder, per trovare potenziali alleati, o individuare possibili controparti, per preparare un progetto di lobbying. Mi sono stufata di analizzare le migliaia gli emendamenti presentati, respinti, approvati che modificano disegni di legge o decreti. Quasi quasi assumo un bel robot, pronipote evoluto di C3-PO protagonista di tutta la saga di Star Wars, che faccia tutto questo lavoro al posto mio.

La prima domanda che mi pongo è: l’intelligenza artificiale è una benedizione o una maledizione?

I lobbisti-robot potranno modificare il corso della democrazia come leggiamo in un editoriale del New York Times, pubblicato nel gennaio 2023? Anzi dirottare, se usiamo la stessa parola del titolo dell’articolo. Secondo gli autori, per quanto ci si preoccupi della possibilità che gli esseri umani vengano sostituiti dalle macchine nella musica, nella poesia o nelle sceneggiature, “si profila una minaccia ben più grave: l'intelligenza artificiale che sostituisce gli esseri umani nei processi democratici - non attraverso il voto, ma attraverso il lobbying”. La descrizione dell’IA nell’attività di lobbying come un pericolo per l’umanità è molto dettagliata, ma ve la risparmio, anche perché le considerazioni finali che fanno gli autori sono legate a un sistema politico istituzionale diverso dal nostro, quello statunitense.

Tutti abbiamo paura di essere sostituiti dalle macchine, e affermazioni come quelle che ha fatto Elon Musk, lo scorso novembre, al vertice sull'intelligenza artificiale, in Gran Bretagna, “L'IA è una grande minaccia per l'umanità”, non aiutano a preparare il terreno ad un dibattito pacato.

Sono molto più ottimista. Quello che immagino invece è un robot che faccia per me il lavoro routinario o che possa aiutarmi ad individuare velocemente le tendenze politiche nascoste in........

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