L’ho spiegato qualche giorno fa durante Coffee Break. Su la7. Commentando la premier dopo Atreju. Me la immagino tra un anno. O giù di lì. Con il vento che monta burrasca, in una sala piena, di fronte al solito comizio ‘io so io e voi nun siete un ca..’. Dal fondo della platea un grido si leva, tuonante: “a Giorgia, dacce li sordi!”. Sarà il momento topico del suo inesorabile declino. Non si scappa. Rebus sic stantibus.

Il discorsetto ingrugnato contro il mondo della premier piangina farà i conti con i borsellini vuoti degli italiani. È sempre così che è andata. Macinare fumo ha una durata di scadenza estremamente ridotta. Parlare della Ferragni (quanti cattivi maestri in libertà stanno impartendo penose lezioni di morale), d’altro, è un soufflé venuto male, soporifero, quando, poi, non ci sono medici di base, i pronto soccorso non funzionano, le liste d’attesa sono oversize, i dottori sono a gettone. Per stare alla sanità. Mi viene, così, il sospetto che molto non ingrani al meglio nel governo. Una partita Iva (flat tax), reddito medio basso (tante, quelle dei lavoretti e dei precari) mi ha scritto sconsolato ricordandomi che lui dalla Meloni non ha ricevuto nulla. Anzi la sua condizione è peggiorata e sta pensando di chiudere baracca prima dell’inizio del prossimo anno. Ha pagato il capestro previdenziale Inps Gestione Separata (aliquote esorbitanti rispetto al reddito che rimane per vivere) chiedendo un prestito alla banca. Quando sento alcuni sgolarsi, ‘qualunquistemente’ e indistintamente, contro le partite Iva per la loro presunta evasione mi viene il sospetto che suonano il solito disco rotto. Sono proprio l’eccessiva spremitura fiscale e previdenziale in combinata con la mancanza di tutele che agevolano o il presunto nero, questione di pagnotta, o spingono a tirare giù la claire. Trattasi di categorie, le partite Iva, spesso riferimento elettorale del centrodestra, un ricambiato sentiment dovuto nei confronti di quei partiti che non hanno mai colpevolizzato a babbo morto ma che oggi, però, sono incapaci da trovare soluzioni che permettano all’esercito di tanti ‘piccoli’ di sopravvivere.

Sull’altro fronte Elly Schlein è sopra un bastimento. Vintage. Più Prodi. Più Letta. Più Bindi. La seconda rimpatriata dopo aver rivisto Bersani, Speranza e D’Alema. Sempre accompagnata da quel neorealismo zavattiniano, per andare dove dobbiamo andare, dove dobbiamo andare?, la Schlein sta raccogliendo i pezzi del Pd. Riavvicinando. Federando. Va bene ascoltarli. Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare il cattivo esempio. Ma allora perché non sentire anche Renzi? D’altronde la parabola di Schlein è quasi simile a quella del fiorentino (primatista storico del 41% alle europee del 2014). La segretaria del Pd deve fare quello scatto in più tanto atteso. Accelerare. Essere leader fino in fondo. Esercitare l’arte del comando. È in fase render. Appartamento vuoto. Vogliamo vedere come lo arreda. Al meglio. Se ce la fa. L’alternativa è la convinzione del famoso fotografo Oliviero Toscani: “La Schlein non è stata ancora capita perché è troppo intelligente per la media degli italiani. Troppo fine, troppo civile, non dice parolacce, è difficile da gestire”.

Entrambe, Elly e Giorgia, stanno pensando come impostare la campagna elettorale europea. Su quali temi. C’è poca ciccia in circolo. Dalla recente indagine Ipsos emerge che per il 51% degli italiani la democrazia è malata. Una totale disillusione sulla possibilità di incidere sui processi decisionali attraverso il voto. Scenario paradigmatico europeo (probabile che Schlein, già ora insieme a Tajani troverà come supporter di questa, e prossima, commissione europea, socialisti-popolari, pure la Meloni, forse da ‘esterna’, per non dare nell’occhio). I cittadini non scelgono nulla. Né presidente, né i commissari. Non selezionano neppure i candidati nelle singole liste. Lo score è azzerato. Il raggio di azione è magro. Impoverito. Dopo la pessima figura priva di ruolo durante il conflitto russo-ucraino che ha generato, a valanga, caos economico e politico mondiale. Solidarietà azzerata (si pensi al mendicare italico alla ricerca del gas). Spingendo paradossalmente i paesi a un fai da te autarchico. È un’involuzione verso quel sovranismo che molti vedevano come fumo negli occhi ma che è frutto dell’incapacità di movimento dell’Unione. Un elefante nella cristalleria. Non è mai cosa buona e giusta spadellare con i ‘se’, ma lasciateci abusare un attimo con il rewind, tornare indietro negli anni, forse sarebbe stato bene fermarsi a un’area economica commerciale, con moneta unica, senza andare oltre. Immaginiamo nel 2030 quando l’Unione europea sarà composta di 35 stati e buona parte delle risorse saranno drenate verso la ricostruzione dell’Ucraina, come ne usciremo?

Comprendo la premier che sta puntando su quello che più di prezioso ha in dote, la sua persona. La leadership. Quella farà da traino tra gli elettori fiacchi e sonnolenti. Un consolidato esercizio day by day. Pietra filosofale del ‘domani è un altro giorno’. La Schlein di contro vorrebbe puntare sulla sua leadership che rimane un valore aggiunto per il Pd, perché avvicina consensi e gradimento, ma preferisce non farsi illusioni. La carta di credito ha una soglia d’uso limitata. Ha sul groppone quelle posizioni assurde della sinistra italiana ed europea verso il conflitto ucraino in corso che ne avrebbe fatto a meno. Imposta la campagna per un’Europa vicina ai cittadini. A partire dal verde.

Auguri, sarà un cammino che andrà d’interpretazione. Un ‘vedremo’ e ‘faremo’ che già disilludono sul futuro che verrà. Quasi quanto le parole di Renzi, con la visione degli Stati Uniti d’Europa. In sostanza un sogno fantascientifico che rimarrà tale perché al punto che siamo arrivati ogni nazione vorrà contare sempre di più e dire l’ultima parola. In casa propria. Chi paga? Quanto mi dai?

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Giorgia la piangina, Elly la vintage nel presepe delle elezioni europee

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21.12.2023

L’ho spiegato qualche giorno fa durante Coffee Break. Su la7. Commentando la premier dopo Atreju. Me la immagino tra un anno. O giù di lì. Con il vento che monta burrasca, in una sala piena, di fronte al solito comizio ‘io so io e voi nun siete un ca..’. Dal fondo della platea un grido si leva, tuonante: “a Giorgia, dacce li sordi!”. Sarà il momento topico del suo inesorabile declino. Non si scappa. Rebus sic stantibus.

Il discorsetto ingrugnato contro il mondo della premier piangina farà i conti con i borsellini vuoti degli italiani. È sempre così che è andata. Macinare fumo ha una durata di scadenza estremamente ridotta. Parlare della Ferragni (quanti cattivi maestri in libertà stanno impartendo penose lezioni di morale), d’altro, è un soufflé venuto male, soporifero, quando, poi, non ci sono medici di base, i pronto soccorso non funzionano, le liste d’attesa sono oversize, i dottori sono a gettone. Per stare alla sanità. Mi viene, così, il sospetto che molto non ingrani al meglio nel governo. Una partita Iva (flat tax), reddito medio basso (tante, quelle dei lavoretti e dei precari) mi ha scritto sconsolato ricordandomi che lui dalla Meloni non ha ricevuto nulla. Anzi la sua condizione è peggiorata e sta pensando di chiudere baracca prima dell’inizio del prossimo anno. Ha pagato il capestro previdenziale Inps Gestione Separata (aliquote esorbitanti rispetto al reddito che rimane per vivere) chiedendo un prestito alla banca. Quando sento alcuni sgolarsi, ‘qualunquistemente’ e........

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