Questa è la storia della fine di un mercato tutelato che tutelato non era e del mercato libero che libero non è. La classica rappresentazione panna montata del mercato e delle liberalizzazioni, ferme alle lenzuolate di Bersani, con il suffisso del marketing più becero “..vedrete che le bollette saranno meno care”. Ricorda tanto gli slogan di quando i comuni passarono alle aziende municipalizzate con il privato dentro. Sarà la gran festa del risparmio, dissero a quel tempo. Quando mai. Aumenti di ogni ordine e grado. Usarono anche l’espediente eco. La raccolta differenziata, praticamente un mestiere quotidiano, porterà vantaggi economici per le famiglie. Stiamo ancora aspettando. L’elenco è lungo.

Sono vari settori dove regna confusione e i cittadini lasciati soli nella corsa a pagare. Muti e rassegnati.

Partiamo dall’entrata nell’euro. I prezzi di ogni genere raddoppiati. Sono rimasti tali ab illo tempore. Mentre i salari dimezzati. Fermi. Immobili. Si parlava di controllo durante. Nella transizione dalla lira alla nuova moneta. Non pervenuto. Post it le tariffe telefoniche (c’è una sorta di cartello della concorrenza che determina soglie e prezzi), così quelle delle assicurazioni e via via, a proposito di solitudine degli italiani, il passaggio della tv dall’analogico al digitale. Spese per decoder, apparecchi nuovi e all’attivo abbiamo milioni d’italiani che non vedono addirittura i canali della Rai che pagano in bolletta. E nessuno che da una mano a risolvere i problemi. La grande bellezza del mercato. Fai da te. In un paese che nel Ventennio aveva la camera dei fasci e delle corporazioni. Spunto alle motivazioni del perché è assurdo star qui a dissertare di libero mercato della luce e del gas quando stiamo ancora strologando come non urtare la suscettibilità ereditaria dei balneari. Suvvia. Contenetevi. Una nazione che poggia sulle Autorità, c’è un’autorità che controlla ogni cosa, salvo poi non capire di concreto quello che fanno, visto che quella dell’Energia non è stata in grado di dare ai consumatori delle bollette leggibili. In bella vista c’è il prezzo contornato che spunta a piè pagina. Che dall’inizio della guerra russo-ucraina fino a oggi così tanto tutelato, il prezzo, non ci è parso di rilevare.

Il can can odierno, Salvini che s’indigna e insieme al Pd chiede una proroga sui tempi, ha uno ‘storico’ recente. Recentissimo. Governo del premier Draghi, con Giorgetti, Lega, Ministro dello Sviluppo Economico, e l’appoggio della grande maggioranza che lo sosteneva, in piena crisi energetica dell’Italia, confermò che dal 2024 finiva il mercato tutelato. Perché lo chiedeva l’Europa. Perché era una fissa senza condizioni per portare a casa le rate del Pnrr. Nel ‘prezzo’ c’è pure la rimodulazione del Piano fatta con l’Europa del duo Meloni-Fitto. E qui, però, sta la beffa. Oltre il danno. Senza andare a scomodare i governi Renzi, Gentiloni e Conte, paladini della liberalizzazione del mercato dell’energia.

Rewind rapido. L’Italia la più malmessa tra gli europei nel settore energetico ci ha rimesso (e gli italiani hanno saldato) una cifra monstre nell’interruzione delle commesse del gas dalla Russia. Ha trovato dei fornitori un po’ in giro- per il mondo non proprio a buon mercato e l’Europa non si è prodigata a dare una facoltosa mano (riunioni su riunioni terminate sempre nel tunnel dell’inconcludenza). Con questo enorme, pesante, fardello, mai stabilizzato, di un ‘mercato’ che nel frattempo si è cannibalizzato, vicino prossimo alla speculazione come mantra mercatorum, l’Italia entra nel mare aperto del tutto è possibile meno l’inevitabile. Privati di un piano nazionale dell’energia. Si d’accordo la transizione ecologica, ma che vuol dire? Bollette meno care? Auto elettrica per tutti a prezzi popolari? E se poi scopriamo (in La Transizione Ecologica raccontata da chi la fa) che i veri inquinanti nell’aria delle città sono i fumi delle vecchie caldaie per riscaldamento? Reset. Invece di cincischiare a perdigiorno un anno fa il governo doveva varare un piano di prezzi amministrati dell’energia. Le proroghe di qualche mese sono robetta. Un rifugio peccatorum che monta ulteriore caos.

Luce e gas sono settori non sono comparabili ai vantaggi competitivi risultanti dalla concorrenza tra le tariffe telefoniche delle diverse compagnie, si tratta di settori sottoposti a sostenuta variabilità di costi previsionali e con un monte di denaro circolante consistente che rischia di uscire dalle tasche a babbo morto chissà fino a quando se non ci sono regole, punti fermi. Nel rolino di marcia verso il mercato libero le famiglie sono state lasciate a bagnomaria. La conferma della decisione all’ultimo minuto. Non si danno strumenti per orientarsi. La sola informazione che passa è quella del vedo e non vedo, forse chissà. Ho dato un’occhiata veloce alle varie ipotesi di chi non sceglie un nuovo gestore sul mercato. Le spiegazioni arzigogolate, barocche, prettamente tecniche per addetti ai lavori sono quasi urticanti. Mi sono poi informato come avverrà la determinazione del prezzo, la ciccia della questione. Leggiamo insieme: "...un prezzo fisso stabilito dal fornitore, una componente che dipende dai consumi domestici. Questa è composta dall’indice PSV, che è variabile, e da un contributo definito da Arera, che è pari a 0,05254 euro/Smc; altre componenti di prezzo, come la spesa per il trasporto del gas naturale, la gestione del contatore e la spesa per oneri di sistema, tutti definiti da Arera". Buio pesto.

Partendo dal supposto che dietro l’angolo c’è chi ci fa, come è possibile, materialmente, nelle varie soluzioni di tempo a disposizione, per una famiglia, monitorare, ritrovare il capo e la coda del prezzo della luce, del gas, dell’acqua, della nettezza urbana, dell’assicurazione della casa, del motorino, dell’auto, del telefonino, e via via esplorando nel daffare quotidiano? Nelle cristiana rassegnazione mi ritorna uno slogan della Lega, caro al Ministro Salvini: "Paga somaro. E taci".

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La solitudine del cittadino dentro il mercato delle libertà di gas e luce

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01.12.2023

Questa è la storia della fine di un mercato tutelato che tutelato non era e del mercato libero che libero non è. La classica rappresentazione panna montata del mercato e delle liberalizzazioni, ferme alle lenzuolate di Bersani, con il suffisso del marketing più becero “..vedrete che le bollette saranno meno care”. Ricorda tanto gli slogan di quando i comuni passarono alle aziende municipalizzate con il privato dentro. Sarà la gran festa del risparmio, dissero a quel tempo. Quando mai. Aumenti di ogni ordine e grado. Usarono anche l’espediente eco. La raccolta differenziata, praticamente un mestiere quotidiano, porterà vantaggi economici per le famiglie. Stiamo ancora aspettando. L’elenco è lungo.

Sono vari settori dove regna confusione e i cittadini lasciati soli nella corsa a pagare. Muti e rassegnati.

Partiamo dall’entrata nell’euro. I prezzi di ogni genere raddoppiati. Sono rimasti tali ab illo tempore. Mentre i salari dimezzati. Fermi. Immobili. Si parlava di controllo durante. Nella transizione dalla lira alla nuova moneta. Non pervenuto. Post it le tariffe telefoniche (c’è una sorta di cartello della concorrenza che determina soglie e prezzi), così quelle delle assicurazioni e via via, a proposito di solitudine degli italiani, il passaggio della tv dall’analogico al digitale. Spese per decoder, apparecchi nuovi e all’attivo abbiamo milioni d’italiani che non vedono addirittura i canali della Rai che pagano in bolletta. E nessuno che da una mano a risolvere i problemi. La grande bellezza del mercato. Fai da te. In un paese........

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