Come previsto dal mio precedente post, il cosiddetto conclave di Gubbio è stato una smunta stazione della via crucis del Pd. Niente di male. Convegno più, convegno meno. È salvo l’intervento di Elly Schlein con alcuni suoi punti fermi, diritti e dintorni. Certo quello che ha detto andrebbe rimpolpato, nutrito e soprattutto ci aspettavamo l’annuncio della sua corsa alle elezioni europee. Invece cincischia. Resta immobile. Balbetta. Perché non si è lanciata? Cosa la trattiene?

Un riassunto veloce. Ha vinto le primarie di popolo. Da quel momento è leader vera. Di pieni poteri. Di ampia facoltà. Vuolsi così colà dove si puote. Nel corso di questi mesi è riuscita scrollarsi le ‘carampane’ di servizio del partito, molti suoi grandi elettori. Bene brava bis. E allora perché non parla? Non getta cuore e anima contro Meloni nelle prossime elezioni europee? Io, Schlein, sono il capo dell’opposizione, sfido te Meloni che, dati alla mano, fai solo danni da quando governi. Gliel’ha suggerito pure Matteo Renzi dalle colonne del Riformista. Altri, invece, l’hanno sconsigliata a sfidare la premier. Corre voce che la maggioranza del partito è contraria. Fatico comprendere i motivi, se non d’interesse di qualcuno che ha già belle che impacchettato il fine corsa di Schlein. Vai a casa che arriva Gentiloni. Immaginate, per un attimo, la remuntada di entusiasmo e fuochi artificiali che dovremo aspettarci in futuro!

Tant’è, qui siamo al gossip elettorale. Il presente ci dice che Schlein, qualsiasi decisione prenderà, mi presento-o-non-mi-presento, è fuori tempo massimo. È perso l’effetto. Il momento magico. Il ghigno delle sfide. L’asprezza. La maggior puntata, cash or trash chi offre di più? Peggio se farà una mezza scelta. Schlein capolista in alcune circoscrizioni e altre no. Una minestra riscaldata col dado del Nazareno. Una via di uscita è possibile. A scoppio ritardato. Senza aver prima ricordato quello che abbiamo scritto a più riprese su HuffPost: se Schlein non se la sente, se capisce che il mestiere non è il suo, e può darsi sia così, allora, pacco, contropacco, contropaccotto, lasci e buonanotte al Pd. Non c’è alcun obbligo cogente.

Iniziamo, allora, con una veloce lista di consigli non richiesti. La segretaria del Pd leva dal tavolo della sua scrivania quello che non serve. Mediazioni con i capi correnti, stagionati della vecchia guardia che spingono per entrare in lista, l’opera monumentale di rinnovare il partito (la classe dirigente) rimandandola a dopo elezioni e via di mestizia elencando. Si presenti capolista in tutte le circoscrizioni. Con il solo spirito di portare a casa il miglior risultato. Ce la può fare. A condizione che gli entri nella testa che non si parli solo di Bruxelles. Perché, oggi, a condizioni date, di un’Europa così messa, la maggioranza degli elettori ne farebbe a meno. Come impigliarsi in discussioni su voti a maggioranza e riforma dei Trattati, meglio lasciar correre. Quindi, Schlein, si presenti per sfidare Meloni, lasciando al suo destino, per un po’, quel Conte e i 5 Stelle che rimangono più un impiccio che un valore aggiunto, ci basta il pressapochismo esercitato nei tanti, inconcludenti, cantieri aperti per il rinnovo delle amministrazioni comunali e regionali che porteranno dritti a una sconfitta del centrosinistra. Agiti d’impeto la durlindana rimanendo pancia a terra su alcuni temi italiani e internazionali, tra cui la guerra.

Ho letto su la Stampa che la segretaria del Pd si sta concentrando su abolizione della Fini-Bossi, ius soli e fine vita. Ci può stare. Ma è poco poco. Aggiunga quello che di recente ha ricordato Romano Prodi, “una ricetta per affrontare insieme le paure per l’economia e l’immigrazione”. Portafoglio. E sicurezza, subita e percepita, con annesso i flussi dell’immigrazione, l’integrazione e quindi l’invecchiamento della popolazione. È il sentiment più diffuso nei borghi, paesi e città. Scorrevo il titolo di Italia Oggi che è una fotografia esatta dei sospesi in dote anche del governo Meloni. "Riforme senza capo né coda", dalle pensioni alla giustizia, dal fisco alla concorrenza, e poi crisi d’impresa, professioni, equo compenso, no profit. Troppi iter di cui non si vede la fine. E avanti e indietro. Mi ha scritto un lettore a proposito di Isee 2024 e la decisione del governo di non considerare gli investimenti nei titoli di Stato. Questo, giusto, provvedimento non è in vigore, come da circolare Inps, perché il governo non ha fatto il regolamento attuativo. Assurda Italia.

Nell’elenco dei temi prioritari aggiungiamo la guerra perché il caos odierno discende da lì. Qui, Schlein, accantoni le paure come ha ben fatto in queste ore mostrando la sua contrarietà a inviare armi a Israele. Dica chiaramente che il governo ha sbagliato a inviare altre armi all’Ucraina e che in precedenza l’Europa e l’Italia non si sono adoperate abbastanza alla ricerca della pace. Qui sta la chiave di volta. Qui sta lo strappo necessario richiesto. Che surclassa quel malmostoso realismo di tenue lignaggio analitico, ad armi si risponde con le armi, che ha distrutto una nazione e steso centinaia di migliaia di morti. Schlein se ne faccia una ragione se Guerini e i cosiddetti riformisti storceranno il naso. O se parleranno di pacifismo stracotto. Rimarranno, a conti fatti, piccoli equivoci senza importanza.

La certezza è che serve una ponderosa quanto audace identità programmatica del Pd, non ritocchi o restauri. Quale miglior occasione le elezioni europee per lanciarla. Collaudarla. Se il 9 giugno è la prova d’esame per la segretaria del Pd, consumi i mesi rimasti a dire quello che potremmo perdere se non ci fosse lei al governo.

Segui i temi Commenta con i lettori I commenti dei lettori

Suggerisci una correzione

QOSHE - Schlein si candidi, non tentenni, provochi, rompa e affascini - Maurizio Guandalini
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Schlein si candidi, non tentenni, provochi, rompa e affascini

5 26
22.01.2024

Come previsto dal mio precedente post, il cosiddetto conclave di Gubbio è stato una smunta stazione della via crucis del Pd. Niente di male. Convegno più, convegno meno. È salvo l’intervento di Elly Schlein con alcuni suoi punti fermi, diritti e dintorni. Certo quello che ha detto andrebbe rimpolpato, nutrito e soprattutto ci aspettavamo l’annuncio della sua corsa alle elezioni europee. Invece cincischia. Resta immobile. Balbetta. Perché non si è lanciata? Cosa la trattiene?

Un riassunto veloce. Ha vinto le primarie di popolo. Da quel momento è leader vera. Di pieni poteri. Di ampia facoltà. Vuolsi così colà dove si puote. Nel corso di questi mesi è riuscita scrollarsi le ‘carampane’ di servizio del partito, molti suoi grandi elettori. Bene brava bis. E allora perché non parla? Non getta cuore e anima contro Meloni nelle prossime elezioni europee? Io, Schlein, sono il capo dell’opposizione, sfido te Meloni che, dati alla mano, fai solo danni da quando governi. Gliel’ha suggerito pure Matteo Renzi dalle colonne del Riformista. Altri, invece, l’hanno sconsigliata a sfidare la premier. Corre voce che la maggioranza del partito è contraria. Fatico comprendere i motivi, se non d’interesse di qualcuno che ha già belle che impacchettato il fine corsa di Schlein. Vai a casa che arriva Gentiloni. Immaginate, per un attimo, la remuntada di entusiasmo e fuochi artificiali che dovremo aspettarci in futuro!

Tant’è, qui siamo al gossip........

© HuffPost


Get it on Google Play