Ha aspettato di fare quello per cui era nato per settant’anni e 214 giorni. E oggi, dopo nemmeno due anni di regno, è piombata la sentenza: Carlo III è malato. Un qualcosa che cambia radicalmente la prospettiva e rende il monarca simile all’ultimo dei sudditi, trasformando la speranza di fare la storia in quella di vivere
Il destino è in una successione di date. Charles Philip Arthur George Mountbatten-Windsor, duca di Cornovaglia, duca di Rothesay, conte di Carrick, signore delle Isole eccetera, nacque il 15 dicembre 1948: sul Regno Unito e su parecchi altri territori regnava suo nonno, Giorgio VI, mentre sua madre Elisabetta ne era l’erede. Carlo diventò a sua volta erede al trono quando ci salì Elisabetta, il 6 febbraio 1952, anche se fu nominato principe del Galles nonché conte di Chester solo nel 1958 e investito undici anni dopo, per la precisione il 1° luglio 1969, il giorno in cui Diana Spencer compì otto anni, con una bizzarra cerimonia pseudo medievale che ricordava un (brutto) film fantasy, orchestrata da suo zio Tony Armstrong-Jones nel castello di Carnarvon. Particolarmente micidiali furono considerati il baldacchino in plexiglas trasparente sotto il quale era posizionata la Regina e la terrificante corona che quest’ultima conficcò quasi a forza sulla testa di Carlo (per forza, con quelle orecchie a bloccarla), che peraltro riuscì nell’impresa di giurarle fedeltà in inglese, d’accordo, e anche in gallese, una lingua praticamente composta soltanto di consonanti.
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