Rileggere le lettere del poeta (raccolte da Utet) per scoprire come la capitale non sia mai tanto piaciuta agli italiani

Delle gran cose che io vedo, non provo il menomo piacere, perché conosco che sono meravigliose, ma non lo sento, e t’accerto che la moltitudine e la grandezza loro m’è venuta a noia dopo il primo giorno”. Novembre 1822. Giacomo Leopardi è appena giunto a Roma, e la città gli appare confusionaria, caotica, sciatta, spettrale, densa di una malinconia abissale che lo mette profondamente a disagio. Da qui muovono le premesse per un intimo e sofferto carteggio con i familiari, i cui toni saranno sovente puntuti, aspri, persino disperati. Il poeta si è allontanato da Recanati, per reclamare la propria centralità e la propria autodeterminazione ma a Roma piomba a capofitto in una fornace nera di disperazione e di solitudine.

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QOSHE - Una città che non finisce mai: Giacomo Leopardi a Roma - Andrea Venanzoni
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Una città che non finisce mai: Giacomo Leopardi a Roma

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10.03.2024

Rileggere le lettere del poeta (raccolte da Utet) per scoprire come la capitale non sia mai tanto piaciuta agli italiani

Delle gran cose che io vedo, non provo il menomo piacere, perché conosco che sono meravigliose, ma non lo sento, e t’accerto che........

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