Il voto all’unanimità (o quasi) del Parlamento contro gli houthi mette in un angolo il partito della resa, offre qualche buona notizia sull’Italia e ci ricorda perché i nemici di Israele sono anche i nemici dell’occidente
Doveroso sì, scontato no. Le buone notizie ci piacciono, lo sapete, e quando la cronaca permette di osservare il bicchiere valorizzando la porzione mezza piena piuttosto che quella mezza vuota difficilmente resistiamo alla tentazione irresponsabile di raccontarvi che mentre tutto sembra andare a rotoli qualcosa di positivo invece c’è. Ieri, in Italia, in Parlamento, è stata una di quelle giornate mezze piene, per così dire, durante le quali il bicchiere mezzo vuoto è finito clamorosamente dietro i tendoni del gran baraccone della politica italiana.
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Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.