Sarebbe bello considerare la risoluzione Onu un punto di svolta positivo del conflitto in medio oriente, ma ha ragione il premier Netanyahu: il cessate il fuoco si trasformerà in un'arma negoziale. Così cedere al terrore non è più considerato un tabù
Sarebbe bello, incoraggiante e consolatorio osservare la risoluzione votata ieri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a favore del cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza come un punto di svolta positivo del conflitto in medio oriente, come un elemento nuovo capace di spingere le parti a trovare finalmente un’intesa utile ad avvicinare la fine del conflitto. Sarebbe bello, incoraggiante e consolatorio leggere nella scelta fatta dagli Stati Uniti, che per la prima volta dal 7 ottobre a oggi non hanno posto il veto su una risoluzione che chiede un cessate il fuoco non condizionato al rilascio degli ostaggi, un segnale di “pace”. Sarebbe bello, incoraggiante e consolatorio essere ottimisti rispetto alle conseguenze del voto alle Nazioni Unite.
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Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.