Parte dallo scorso gennaio la sorprendente tendenza a non scrivere male del nostro paese, anzi. Un messaggio implicito per la premier: meno status quo, più coraggio. E per la sinistra: meno cliché (l’antifascismo), più attenzione ai problemi reali

E’ la stampa internazionale, bellezza. C’è stato un tempo più o meno glorioso durante il quale gli avversari della destra potevano utilizzare un’arma piuttosto affilata per colpire i propri nemici al governo. C’è stato un tempo, più o meno fortunato, durante il quale il tema della reputazione all’estero del governo veniva utilizzato costantemente per provare a delegittimare gli esecutivi della destra. C’è stato un tempo, più o meno allegro, durante il quale i nemici della destra non facevano altro che trasformare i giudizi della stampa estera, sull’Italia, in una certificazione plastica della presunta scarsa affidabilità del nostro paese. C’è stato un tempo in cui per il centrosinistra compulsare la stampa internazionale era motivo di orgoglio – vedete, dicono quello che diciamo noi, dicono che il paese è allo sfascio, che la destra è fascista, che l’Italia è allo sbando. E’ arrivato un tempo, quello di oggi, in cui per l’opposizione compulsare la stampa estera significa provare sulla propria pelle sensazioni non troppo diverse da quelle sperimentate negli ultimi mesi dai tifosi dell’Inter un attimo prima dell’ingresso in campo dell’attaccante di scorta Marco Arnautovic.

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Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e "Ho visto l'uomo nero", con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

QOSHE - Perché la stampa estera capisce la nuova Meloni meglio di quella italiana - Claudio Cerasa
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Perché la stampa estera capisce la nuova Meloni meglio di quella italiana

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18.03.2024

Parte dallo scorso gennaio la sorprendente tendenza a non scrivere male del nostro paese, anzi. Un messaggio implicito per la premier: meno status quo, più coraggio. E per la sinistra: meno cliché (l’antifascismo), più attenzione ai problemi reali

E’ la stampa internazionale, bellezza. C’è stato un tempo più o meno glorioso durante il quale gli avversari della destra potevano utilizzare un’arma piuttosto affilata per colpire i propri nemici al governo. C’è stato un tempo, più o meno fortunato, durante il quale il tema della........

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