Cosa dice il caso William Wragg delle dinamiche politiche britanniche e della salute dell'esangue governo Sunak

Ha il sapore rancido e mesto di uno scandalicchio di fine impero quello che sta scuotendo Westminster in questi giorni. Non tanto per la natura invero assai pepata dei fatti – un deputato si scambia foto intime con un tipo conosciuto su Grindr e poi, ricattato, cede il numero di telefono dei suoi colleghi Tories i quali a loro volta ricevono altre foto intime e, in un paio di commoventi casi, ricambiano la cortesia – quanto per la risposta sfiatata che la vicenda di William Wragg ha suscitato da parte dei conservatori: non gli hanno tolto la whip, la frusta, ossia non l’hanno cacciato dal partito, un po’ perché siamo a fine corsa e tra poco si vota, un po’ perché lui ha già annunciato che non si ricandida e un po’ (molto) perché tra suppletive e vicende varie l’esangue governo di Rishi Sunak fatica a immaginare di procedere anche in quest’ultimo pezzo di strada con un voto in meno. Tanto più se si tratta del voto di un pezzo grosso del partito come Wragg, trentaseienne ex insegnante dichiaratamente gay che ha portato molto della sua formazione da maestrino da quando, nel 2015, è entrato giovanissimo in Parlamento strappando un seggio storico ai LibDem, Hazel Grove – boschetto delle nocciole, letteralmente – nella zona di Greater Manchester. E’ uno che non si è mai tirato indietro davanti a una mozione di sfiducia verso Liz Truss o a un attacco moraleggiante a Boris Johnson ai tempi dei festini a Downing Street, vino e formaggio consumati in compagnia mentre nel resto del paese c’erano solo isolamento e contagi, o a favore della Brexit o contro le restrizioni per la pandemia. Un uomo noto per le sue battaglie e i suoi principi, tra cui quello, più volte ribadito, secondo cui “intimidire i deputati è una faccenda grave”, ma che al momento se l’è cavata con una scusa di quelle più adatte a giustificarsi con la nanny che davanti a un paese: “Mi sono messo a chattare con un tipo su una app e ci siamo scambiati delle foto. Dovevamo incontrarci per dei drink ma poi non è successo. Poi ha iniziato a chiedermi i numeri di telefono delle persone. Ero preoccupato perché aveva roba su di me. Mi ha dato un numero WhatsApp, che ora non funziona più”. Insomma, tra spionaggio alle stelle, attacchi cibernetici e minaccia di “spearphishing (utilizzo di mail e messaggi per rubare informazioni), uno che siede da quasi dieci anni in Parlamento aveva la guardia così bassa da non pretendere neppure un incontro di persona prima di mettersi a immortalare pudenda.

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App e foto osé. La trappola al miele di cui parla tutta Westminster

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06.04.2024

Cosa dice il caso William Wragg delle dinamiche politiche britanniche e della salute dell'esangue governo Sunak

Ha il sapore rancido e mesto di uno scandalicchio di fine impero quello che sta scuotendo Westminster in questi giorni. Non tanto per la natura invero assai pepata dei fatti – un deputato si scambia foto intime con un tipo conosciuto su Grindr e poi, ricattato, cede il numero di telefono dei suoi colleghi Tories i quali a loro volta ricevono altre foto intime e, in un paio di commoventi casi, ricambiano la cortesia – quanto per la risposta sfiatata che la vicenda di William Wragg ha suscitato da parte dei conservatori: non gli hanno tolto la whip, la frusta, ossia non l’hanno........

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