Laureato in finanza, sarto e designer, rappresenta l’anello di congiunzione fra l’avanguardia che molti uomini temono di scegliere e il basico made in Usa. Produce in Italia, è arrivato a Firenze per farsi festeggiare, venera (ancora qualcuno lo fa) lo stile di Cary Grant

C’è un modo americano di intendere la moda che noi europei, un po’ ”decadenti” come dicono Oltreoceano accorpando nell’aggettivo una semantica valoriale, ma soprattutto dis-valoriale, che va dalla sontuosità senza scopo all’intellettualismo esangue, non capiremo mai e che pure ci attrae molto. La moda americana affascina quel lato della nostra personalità che a un certo punto ritiene di possedere un numero sufficiente di abiti di taglio sciancrato e giacche con le piume, di lurex e paillettes o, all’opposto, di volumi che ben figurerebbero in un trattato di architettura e che non a caso spesso vi hanno originato, prefigurando nuove “etiche” e “politiche” del vestire rimaste sempre su carta o quasi (think Costruttivismo russo).

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La moda americana, in solido. Intervista a Todd Snyder

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11.01.2024

Laureato in finanza, sarto e designer, rappresenta l’anello di congiunzione fra l’avanguardia che molti uomini temono di scegliere e il basico made in Usa. Produce in Italia, è arrivato a Firenze per farsi festeggiare, venera (ancora qualcuno lo fa) lo stile di Cary Grant

C’è un modo........

© Il Foglio


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