Se si votasse davvero, a vincere sarebbe ancora una volta il Pti di Imran Khan, ex premier ora in carcere. Nawaz Sharif è dato per sicuro vincitore di queste elezioni

Islamabad è in pieno fermento, dicono. Regine dei salotti e re delle istituzioni fanno lucidare l’argenteria a specchio per accogliere, come sempre, i più di duecento osservatori internazionali piombati in città per monitorare lo svolgimento dell’ennesimo “processo democratico” in salsa pachistana. Party elettorali e cene con fini analisti appartenenti all’intellighenzia locale sono in pieno svolgimento, le scuole sono state chiuse per una settimana e l’esercito dislocato a ogni angolo di strada per “garantire la sicurezza” dei cittadini che si recheranno alle urne. E, come potranno testimoniare i duecento osservatori, sono state prese le misure abituali per garantire elezioni libere e democratiche: giornalisti e media minacciati, picchiati e silenziati. Oppositori messi a tacere con le minacce, chiusi in galera con pretesti peregrini o neutralizzati in altri modi. Il divieto di assembramento emanato a singhiozzo in varie provincie per evitare comizi e manifestazioni, dimostranti picchiati e messi in galera.

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QOSHE - Fra party, galere e nessun comizio, a decidere le elezioni in Pakistan sarà come sempre l'esercito - Francesca Marino
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Fra party, galere e nessun comizio, a decidere le elezioni in Pakistan sarà come sempre l'esercito

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07.02.2024

Se si votasse davvero, a vincere sarebbe ancora una volta il Pti di Imran Khan, ex premier ora in carcere. Nawaz Sharif è dato per sicuro vincitore di queste elezioni

Islamabad è in pieno fermento, dicono. Regine dei salotti e re delle istituzioni fanno lucidare l’argenteria a specchio per accogliere, come sempre, i più di duecento........

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