A Teheran, arresti e “test della verginità” per una vignetta. A Venezia, tutti contro Israele

“Stranieri ovunque”, recita il titolo della Biennale della diversity voluta dal “curatore queer”, il brasiliano Adriano Pedrosa. E straniera in patria è sicuramente l’artista iraniana Atena Farghadani, arrestata il 13 aprile con l’accusa di “blasfemia”, “disturbo dell’ordine pubblico” e “propaganda contro la Repubblica islamica”. Non è la prima volta che viene portata nel carcere di Evin. Farghadani è stata accusata di “relazioni sessuali illegittime” per aver stretto la mano al suo avvocato. Gli ayatollah fecero seguire anche la visita ginecologica per verificare la verginità di Atena, le cui vignette hanno irriso la Guida suprema in persona Khamenei.

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Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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Altro che “viva Palestina”. Alla Biennale si dovrebbe gridare “viva Atena”

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19.04.2024

A Teheran, arresti e “test della verginità” per una vignetta. A Venezia, tutti contro Israele

“Stranieri ovunque”, recita il titolo della Biennale della diversity voluta dal “curatore queer”, il brasiliano Adriano Pedrosa. E straniera in patria è sicuramente l’artista iraniana Atena Farghadani, arrestata il 13 aprile........

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