Parla il prof. Berti (docente di Storia delle dottrine politiche a Padova): "Oggi l'aspetto antisemita viene coperto da antimperialismo, anticolonialismo e anticapitalismo. Il boicottaggio di Israele? Sono contrario. Gli accordi riguardano le università, non gli stati"

"Non credo che l’antisemitismo sia mai morto”. Lo dice al Foglio Francesco Berti, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Padova. Lo abbiamo raggiunto per cercare di capire se con il clima che si respira nelle università italiane (e non solo), dopo i nuovi scontri di ieri a Torino tra manifestanti pro-Palestina e Polizia, ci sia il rischio concreto che si rinfocoli, soprattutto tra i più giovani, un certo antisemitismo, che credevamo essere una pagina oramai chiusa della nostra storia. “Molti forse si erano illusi che la Shoah avesse immunizzato la società da questo veleno”, analizza Berti. “Eppure da anni c’è chi mette in guardia sul fatto che se, certo, l’antisemitismo come parola è screditato, è un termine politicamente scorretto, se la forma razzista nella quale si era proposto con grande successo nel Novecento è da tempo confinata ai proclami farneticanti di gruppi estremisti per lo più marginali, il contenuto dell’antisemitismo ha continuato a vivere in un’altra forma, ha assunto abiti nuovi, in alcune correnti dell’antisionismo. Cioè non la critica – di per sé legittima, ovviamente – verso determinate politiche dello Stato israeliano, o verso specifici governi, ma la condanna senza appello dello Stato di Israele in quanto tale. È nella forma dell’antisionismo che l’antisemitismo dapprima ha assunto in certi ambienti intellettuali, anche delle università, in tutto il mondo, una forma di nuova rispettabilità, per diventare in tempi più recenti una vera e propria moda culturale”. Secondo il docente dell’ateneo padovano, infatti, “l’elemento specificamente antisemita, impresentabile, viene coperto, mascherato, da altri aspetti, considerati invece positivi: l’antimperialismo, l’anticolonialismo, l’anticapitalismo, in generale l’antioccidentalismo”. E cioè esattamente gli ingredienti che si possono osservare nelle rivolte dei campus americani di questi giorni.

Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo

Pugliese, ha iniziato facendo vari stage in radio (prima a Controradio Firenze, poi a Radio Rai). Dopo aver studiato alla scuola di giornalismo della Luiss è arrivato al Foglio nel 2019. Si occupa di politica. Scrive anche di tennis, quando capita.

QOSHE - "Nelle università l'antisemitismo rivive sotto a un antisionismo che ora va di moda” - Luca Roberto
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

"Nelle università l'antisemitismo rivive sotto a un antisionismo che ora va di moda”

22 17
24.04.2024

Parla il prof. Berti (docente di Storia delle dottrine politiche a Padova): "Oggi l'aspetto antisemita viene coperto da antimperialismo, anticolonialismo e anticapitalismo. Il boicottaggio di Israele? Sono contrario. Gli accordi riguardano le università, non gli stati"

"Non credo che l’antisemitismo sia mai morto”. Lo dice al Foglio Francesco Berti, docente di Storia delle dottrine politiche all’Università di Padova. Lo abbiamo raggiunto per cercare di capire se con il clima che si respira nelle università italiane (e non solo), dopo i nuovi scontri di ieri a Torino tra manifestanti pro-Palestina e Polizia, ci sia il rischio........

© Il Foglio


Get it on Google Play