Al Teatro Regio di Torino l'opera che più di tutte esprime il bisogno fisiologico del compositore di emergere nell'ambiente musicale e togliersi di dosso la provincialità, diventando protagonista della scena italiana del suo tempo

È un ventenne appena diplomato in Composizione al Conservatorio di Milano quel Giacomo Puccini che si affaccia al mondo operistico. Ha talento e “fame” ed è desideroso di togliersi di dosso il paludoso ambiente musicale di provincia, diventando protagonista della scena italiana. “Il Dio santo mi toccò col dito mignolo e mi disse: ‘Scrivi per il teatro, bada bene, solo per il teatro’. E ho seguito il Supremo consiglio”, racconta in una lettera. Un bisogno fisiologico che ritroviamo chiaramente ne Le villi, prima partitura scritta per partecipare al concorso indetto dalla casa editrice Sonzogno. Per brevità e per non cadere nel campo delle supposizioni, sorvoliamo sui motivi per cui Puccini non vince. Poco dopo, Giulio Ricordi mette sotto contratto il giovane compositore, definendolo una persona con delle “idee, e queste si hanno o non si hanno, né si acquistano studiando e ristudiando punti, contrappunti, armonie, disarmonie”. Una consacrazione fatta da uno dei più importanti e influenti editori che invita Puccini ad ampliare la partitura, riproponendola al pubblico del Teatro Regio di Torino nel 1884.

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Un'estetica subito riconoscibile. "Le villi" di Giacomo Puccini diretta da Riccardo Frizza

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23.04.2024

Al Teatro Regio di Torino l'opera che più di tutte esprime il bisogno fisiologico del compositore di emergere nell'ambiente musicale e togliersi di dosso la provincialità, diventando protagonista della scena italiana del suo tempo

È un ventenne appena diplomato in Composizione al Conservatorio di Milano quel Giacomo Puccini che si affaccia al mondo operistico.........

© Il Foglio


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