In realtà non si sta assistendo a nulla di nuovo: in questo pontificato i coup de théâtre sul fronte bioetico e della morale sono stati quasi all’ordine del giorno. Un po’ s’allenta l’antica presa, un po’ la si rafforza
Perfino Emma Bonino, che Papa Francesco qualche anno fa annoverò “tra i grandi dell’Italia di oggi”, si è sentita in dovere di commentare Dignitas infinita, la Dichiarazione del dicastero per la Dottrina della fede che chiude – e in maniera netta – a gender, maternità surrogata, cambio di sesso, aborto, eutanasia e suicidio assistito. Bonino dice di rispettare la Chiesa ma che non condivide la linea, perché il peccato non può essere reato. E come lei tanti, dal “gay e cattolico” padre di tre bambini avuti grazie all’utero in affitto che si dice “offeso”, al vasto universo folgorato dalla massima “chi sono io per giudicare” che parla di preti e papi e morale cattolica ma che orgogliosamente in chiesa non ci mette neanche mezzo piede. Marco Cappato, che anni fa fraintese le sagge parole di Francesco che elogiava “il bravo medico che accompagna il malato fino alla fine” – l’esponente pro suicidio assistito pensò che Bergoglio stesse “accompagnando la Chiesa su una strada più ragionevole” – parla di errori contenuti nella Dichiarazione.
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Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.