"O ci si chiede: quale pace? C’è chi ipotizza il congelamento della guerra o l’accettazione di compromessi territoriali per fermare il conflitto. Ma io rispondo come pastore di questo popolo sofferente. E' possibile sacrificare per una presunta pace milioni di ucraini che subiscono atrocità dagli occupanti russi?"

Roma. In Ucraina tra pochi giorni sarà l'ennesimo Natale di guerra. La celebrazione della speranza fra le bombe, i droni, la contraerea e il nemico alle porte o già dentro la porta di casa. Paradosso della Storia, ma fotografia della realtà. Eppure, dice in questa lunga conversazione con il Foglio Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo e padre della Chiesa greco-cattolica ucraina, nonché arcivescovo maggiore di Kyiv, “proprio l’evento del Natale è la speranza del popolo ucraino. In questo periodo 'dell’ora buia', come l’ha definito Papa Francesco, abbiamo bisogno della speranza data dal sapere che Dio è con noi. Il fatto di festeggiare l’ennesimo Natale in una Ucraina libera e indipendente è per noi un segno tangibile che Dio è con noi. Il popolo ucraino guarda oggi il presepe con gli occhi diversi e in ogni dettaglio della nascita del Signore vede la Sua presenza in mezzo a noi. Il Signore viene per nascere nel corpo sofferente del popolo ucraino, per consolarci nella nostra sofferenza. Certo – aggiunge – festeggiare il Natale in Ucraina non è lo stesso che festeggiarlo in Italia, ma le bombe russe non fermano la nostra fede e la speranza nel Signore della pace. Natale per noi oggi non rappresenta solo l’invito a stare insieme nelle proprie famiglie. E' anche un invito alla comunità internazionale, perché sia unita. Per questo, la solidarietà internazionale e il sostegno dell’Ucraina è il modo di festeggiare il Natale nei tempi bui di guerra a pezzi”.

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Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.

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Il Natale a Kyiv, dove "le bombe russe non fermano la nostra fede"

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23.12.2023

"O ci si chiede: quale pace? C’è chi ipotizza il congelamento della guerra o l’accettazione di compromessi territoriali per fermare il conflitto. Ma io rispondo come pastore di questo popolo sofferente. E' possibile sacrificare per una presunta pace milioni di ucraini che subiscono atrocità dagli occupanti russi?"

Roma. In Ucraina tra pochi giorni sarà l'ennesimo Natale di guerra. La celebrazione della speranza fra le bombe, i droni, la contraerea e il nemico alle porte o già dentro la porta di casa. Paradosso della Storia, ma fotografia della realtà. Eppure,........

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