La coesione del gruppo, il fattore umano, il senso di appartenenza. I segreti dietro il raggiungimento della seconda stella per i nerazzurri. Intervista

E venne il giorno della Marotta Parade. No, non della Marotta League, quella è una scemenza per i rosiconi. No, non la Victory Parade della squadra nerazzurra attesa domenica con il pullman in città. Solo e semplicemente il giorno della Marotta Parade, una bella chiacchierata senza necessità di passerella: pacata, amichevole, sincera. Come ormai tradizione all’evento del Foglio a San Siro, la giornata dedicata a parlare e raccontare lo sport, ieri al Meazza. Aria di festa, “il fresco campione d’Italia” del resto qui è di casa, e di applausi ne ha sentiti, in questi giorni. “Quanti messaggi ha ricevuto?”. “Diciamo che ne ho ancora milleduecento cui devo rispondere, e ci tengo a farlo personalmente”. Il Meazza è casa di Inter e Milan, ieri c’era anche il nipote del mitico Peppino, che del resto giocò in entrambe le squadre di Milano, Federico Jaselli Meazza, a spruzzare profumo di storia e speranze per lo stadio del futuro. Al mattino c’era stato anche Paolo Scaroni, presidente di The Other Place, un po’ meno raggiante del Beppe Marotta (“Ci piacerebbe ogni tanto vincere con l’Inter, abbiamo perso troppe partite di fila”), ma ieri non era giorno per parlare di stadi. E il calcio è un’attitudine sincera. “Quando vi siete resi conto che poteva essere l’anno vincente?”, gli chiede Umberto Zapelloni, anchorman e padrone di casa per il Foglio Sportivo.

“A inizio stagione”, la risposta di Beppe Marotta senza nascondersi: “Quando abbiamo capito che i nuovi arrivati – ben dodici giocatori – dal punto di vista umano avevano le caratteristiche giuste, potevano diventare non solo parte di una squadra ma un vero gruppo”. L’elemento umano, che vale tanto quanto la tecnica, nel calcio come anche in tutti gli altri sport: lo hanno sottolineato in tanti ieri, da Julio Velasco ad Aziz Abbes Mouhiidine, il pugile che rappresenterà l’Italia alle Olimpiadi di Parigi. E poi la pazienza e la competenza, ovvero il metodo Inzaghi: “Lo abbiamo scelto tre anni fa senza esitazioni, ha dimostrato il suo valore, ha dimostrato di sapere gestire le tensioni e le critiche”. C’è quello scudetto perso… “Si può sempre perdere, nello sport, il vero errore è quello di non sapere attendere: per giudicare un percorso ci vogliono quattro, cinque anni”. La finale di Champions persa lo scorso anno? Una lezione di vita: “Bisogna imparare a essere più ambiziosi, ma non arroganti”.

Le inchieste, gli editoriali, le newsletter. I grandi temi di attualità sui dispositivi che preferisci, approfondimenti quotidiani dall’Italia e dal Mondo

"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"

QOSHE - Marotta Parade. L’ad dell’Inter ci spiega come si fa a vincere. Non è solo calcio | - Maurizio Crippa
menu_open
Columnists Actual . Favourites . Archive
We use cookies to provide some features and experiences in QOSHE

More information  .  Close
Aa Aa Aa
- A +

Marotta Parade. L’ad dell’Inter ci spiega come si fa a vincere. Non è solo calcio |

18 3
25.04.2024

La coesione del gruppo, il fattore umano, il senso di appartenenza. I segreti dietro il raggiungimento della seconda stella per i nerazzurri. Intervista

E venne il giorno della Marotta Parade. No, non della Marotta League, quella è una scemenza per i rosiconi. No, non la Victory Parade della squadra nerazzurra attesa domenica con il pullman in città. Solo e semplicemente il giorno della Marotta Parade, una bella chiacchierata senza necessità di passerella: pacata, amichevole, sincera. Come ormai tradizione all’evento del Foglio a San Siro, la giornata dedicata a parlare e raccontare lo sport, ieri al Meazza. Aria di festa, “il fresco campione d’Italia” del resto qui è di casa, e di applausi ne ha sentiti, in questi giorni. “Quanti messaggi ha ricevuto?”. “Diciamo che ne ho ancora milleduecento cui devo rispondere, e ci tengo a farlo personalmente”. Il Meazza è casa di Inter e Milan, ieri c’era........

© Il Foglio


Get it on Google Play