La metropoli sta attraversando un momento di giudizio iper critico e una chiacchiera sociale contraria, ma non si ferma: il suo futuro sarà un mix di mercato e welfare. Studentati e housing. Parla Mario Abbadessa di Hines

Milano ha due grandi vantaggi per il suo futuro. Il primo, è uscita dalla crisi molto più tardi rispetto ad altre grandi città. Quindi può imparare dagli errori di programmazione e sviluppo che si sono manifestati in quelle metropoli”. E il secondo vantaggio? “E’ una città di mercato. L’unica in Italia che ha mercato ed è determinata dal mercato”. Ma secondo molti, al contrario, la parola “mercato” è proprio l’origine dei mali di Milano. “Non è così. Innanzitutto il mercato è veloce nell’intercettare il cambiamento sociale. In inglese esiste un’espressione, ‘market timing’, quando metti qualcosa sul mercato devi capire il cambiamento in arrivo e rispecchiare la domanda di quel preciso momento. Milano non ha paura di cambiare e ha la possibilità di farlo”. Non è l’ottimismo che manca a Mario Abbadessa, responsabile per l’Italia del gruppo americano di investimento, sviluppo e gestione immobiliare Hines, presente in trenta paesi. Del resto ha appena firmato la prefazione a un interessante libro del fisico tedesco, nonché stand-up comedian, Vince Erbert, “Non è ancora la fine del mondo” (Liberilibri, anticipato dal Foglio il 25 marzo). Abbadessa sottolinea “un sano realismo e un ragionevole ottimismo basato sui dati di cui disponiamo” e, applicandolo al suo personale campo d’azione, annota: “Per noi il nuovo orizzonte della sostenibilità è un’incisività concreta, urbana, sociale… l’idea di una città policentrica”. E’ un po’ la sintesi del modo di pensare di questo manager quarantenne, Business Administration alla Bocconi e specializzazione in Real Estate Finance prima di approdare a Hines Italy, di cui dal 2019 è Senior Managing Director.

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"Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"

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Una città con i sogni giusti: il nuovo ciclo di Milano

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14.04.2024

La metropoli sta attraversando un momento di giudizio iper critico e una chiacchiera sociale contraria, ma non si ferma: il suo futuro sarà un mix di mercato e welfare. Studentati e housing. Parla Mario Abbadessa di Hines

Milano ha due grandi vantaggi per il suo futuro. Il primo, è uscita dalla crisi molto più tardi rispetto ad altre grandi città. Quindi può imparare dagli errori di programmazione e sviluppo che si sono manifestati in quelle metropoli”. E il secondo vantaggio? “E’ una città di mercato. L’unica in Italia che ha mercato ed è determinata dal mercato”. Ma secondo molti, al contrario, la parola “mercato” è proprio l’origine dei mali di Milano. “Non è così. Innanzitutto il mercato è veloce nell’intercettare il cambiamento........

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