Sotto la pioggia battente, Torino dà l'addio al quasi-re. Un racconto
Torino. Insomma il giorno tanto atteso (si fa per dire) è arrivato. Dopo la camera ardente di venerdì alla Venaria Reale, nel duomo sotto una pioggia battente Vittorio Emanuele sabato è stato celebrato nel suo trapasso terreno. Nello stesso giorno in cui finiva Sanremo, qui ecco i superospiti. Vince donna Sofia di Spagna, regina madre o emerita che dir si voglia, in formissima (dopo aver tumulato il marito cacciatore in utroque in quel degli emirati sta da Dio, come tutte le donne che si liberano dei mariti pestilenziali. Super ospite da funerale, accoglie tutti i curtsy dellle gentildonne, è una delle pochissime come ama ricordare ad essere figlia, moglie e madre - oltre che cristiana come Meloni - di Re). Arriva tra le prime con un piccolo seguito tra cui una soldatessa in basco con valigetta con stemma reale, forse codici nucleari ma non risulta che la Spagna abbia l’atomica. Poi in ordine di importanza Alberto di Monaco reduce proprio dal festival di Sanremo. Poi un’infilata di reali o semireali, di regni ormai perduti o piccoli e fiscalmente paradisiaci, i Lussemburgo, gli Albania, Martino d’Asburgo arciduca e nipote dell’imperatrice Zita, e dell’età della sicurezza e di un mondo che qui tutti rimpiangeranno, di professione fa il riso nella Lomellina di cui per intricate vicende araldiche e agricole è principe (chissà come si pone sulla questione trattori). Sull’altare, a sinistra la famiglia, a destra le teste coronate o semicoronate. Tra le navate della chiesa, settori contraddistinti da lettere (“D”, “amici”, “F”, stampa).
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Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).