Lo stato ebraico ha detto che non può non reagire all'aggressione del regime iraniano, ma vuole farlo senza rinunciare alla coalizione che può definire il futuro della sicurezza nella regione. Da Teheran fino a Gaza, come l'alleanza militare può diventare politica

La regola che si sta fissando nella storia del medio oriente è: nella difesa si sta insieme, l’attacco, però, è una questione individuale. Quando Israele viene attaccato dall’Iran con più di trecento tra droni, missili balistici e da crociera, può contare sulla protezione di una coalizione che esiste già, anche se non ha un nome. Quando Israele decide di rispondere all’aggressione di Teheran, va da solo. Lo stato ebraico ha preso la decisione di reagire, lo farà da solo, ma non da isolato. Mentre sceglie come attaccare l’Iran, assieme agli Stati Uniti parla di come consolidare una coalizione che si unisca per contenere tutti insieme la minaccia che Teheran rappresenta in medio oriente e per l’esistenza dello stato ebraico. Il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha parlato con il suo omologo americano Lloyd Austin per confermargli la decisione di rispondere all’attacco iraniano. Ha detto che Israele non ha altra scelta. La risposta di Austin, secondo il resoconto pubblicato dal Pentagono, è stata: “Mentre gli Stati Uniti non cercheranno di aumentare la tensione, continueremo a intraprendere tutte le azioni necessarie per difendere Israele e il personale americano”. L’interesse di Gallant durante la telefonata, oltre a informare l’alleato sulle decisioni dello stato ebraico, era anche sull’opportunità di stabilire un’alleanza strategica per contrastare l’Iran e su questo Austin è al lavoro. Quando i due avevano parlato, il gabinetto di guerra di Israele doveva ancora riunirsi per la seconda volta in due giorni, la lista dei possibili bersagli doveva ancora essere completata e il segretario di stato americano Antony Blinken doveva ancora dire agli israeliani una frase che probabilmente farà la storia di questa guerra e del rapporto tra Stati Uniti e Israele.

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Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.

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Contro l'Iran lo scudo è comune, ma la risposta è di Israele

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15.04.2024

Lo stato ebraico ha detto che non può non reagire all'aggressione del regime iraniano, ma vuole farlo senza rinunciare alla coalizione che può definire il futuro della sicurezza nella regione. Da Teheran fino a Gaza, come l'alleanza militare può diventare politica

La regola che si sta fissando nella storia del medio oriente è: nella difesa si sta insieme, l’attacco, però, è una questione individuale. Quando Israele viene attaccato dall’Iran con più di trecento tra droni, missili balistici e da crociera, può contare sulla protezione di una coalizione che esiste già, anche se non ha un nome. Quando Israele decide di rispondere all’aggressione di Teheran, va........

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