Fiorello lo chiama "Ciannameaculpa", i giornali invece "il salviniano Ciannamea". In effetti è tutto un Salvini: ha l’aria di sapere molte più cose di quante non ne capisca. Ha tagliato il nastro rosso e stretto le mani al posto dell'ad Roberto Sergio, a casa con la febbre
Cos’è Sanremo? “Un racconto a tutto tondo che racconta a tutto il mondo”. Non è una filastrocca, non è nemmeno una canzone di Alessandra Amoroso, ma sono le parole pronunciate da Marcello Ciannamea, il manager Rai responsabile di Sanremo, durante la conferenza stampa di apertura del Festival. Fiorello lo chiama “Ciannameaculpa” (egli è quello di Pino Insegno, insomma non precisamente uno che le azzecca tutte). I giornali invece lo chiamano “il salviniano Ciannamea”, senza nome proprio. Come uno si chiamerebbe Oreste o Camillo o Annibaliano. E lui, in effetti, è tutto un Salvini. Lo abbiamo ascoltato per 45 minuti mentre accumulava parole su parole alle quali tutto arrideva, tranne un senso, fino al capolavoro della filastrocca involontaria che sarebbe piaciuta forse a Gianni Rodari. O a Ionesco.
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Milano 1982, vicedirettore del Foglio. Cresciuto a Catania, liceo classico “Galileo” a Firenze, tre lauree a Siena e una parentesi erasmiana a Nottingham. Un tirocinio in epoca universitaria al Corriere del Mezzogiorno (redazione di Bari), ho collaborato con Radiotre, Panorama e Raiuno. Lavoro al Foglio dal 2007. Ho scritto per Mondadori "Fummo giovani soltanto allora", la vita spericolata del giovane Indro Montanelli.